2022-02-25
Il flop Ue realizza i sogni di guerra dello zar
La mossa dell’ex funzionario del Kgb è una follia. L’Occidente però ha sbagliato a inondare di soldi Kiev per staccarla da Mosca, facendo sentire la Russia sotto minaccia. Ignorata la lezione di Henry Kissinger: «Far entrare gli ucraini nella Nato porterà solo conflitti».Vladimir Putin è un criminale. Anzi, è un pazzo che ha perso la ragione e vive isolato nella sua dacia trasformata in bunker. Di più: è un pericoloso dittatore che non ascolta nessuno e sta portando l’Europa sull’orlo dell’abisso. Non basta? Se non lo fermiamo ci trascinerà verso una nuova guerra mondiale, perché è un Mussolini redivivo, che però dispone di un arsenale nucleare. Le frasi che ho riportato, non sono farina del mio sacco, ma le ho sentite o lette in questi giorni. Ovviamente sono in gran parte condivisibili, perché l’invasione dell’Ucraina, che il capo del Cremlino avrebbe deciso in solitudine e contro il parere dei suoi più stretti collaboratori e delle gerarchie militari, è una follia che rischia di incendiare l’Europa, ma soprattutto di fare migliaia di vittime. Di fronte a ciò che sta succedendo in queste ore, non possiamo dunque chiamarci fuori, né far finta di niente. Ma con ciò non voglio dire che dobbiamo imbracciare il fucile e arruolarci in qualche forza di rapido intervento, come ho sentito dire da qualche commentatore che al risuonare delle prime esplosioni ha indossato l’elmetto, incitando il governo a mobilitare le truppe. Se dico che come europei, più che come italiani, non possiamo chiamarci fuori è perché, in quel che sta succedendo, Bruxelles ha una responsabilità precisa, che condivide con gli Stati Uniti. Infatti, se siamo arrivati a questo punto, ai blindati dell’Armata rossa che muovono contro Kiev e ai caccia russi che sganciano granate sulle città ucraine, la colpa è di Putin, ma noi occidentali un po’ ce la siamo cercata. Non voglio sminuire le responsabilità di Mosca e del suo capo. Né voglio prendere le distanze da quelli che sono stati e sono i nostri tradizionali alleati, ovvero l’America, la Nato, i Paesi europei: per quanti affari l’Italia faccia con la Russia e per quanti soldi rischi di perdere con questa guerra, noi dobbiamo stare da una parte sola, cioè da quella dei Paesi democratici. Tuttavia, questo non significa non riconoscere gli errori. E con l’Ucraina se ne sono fatti tanti: per l’esattezza, più di 20 miliardi. A tanto ammontano i soldi che la Ue e gli Stati Uniti hanno regalato al governo di Kiev con la scusa di sostenerne l’economia, la lotta alla corruzione, i progetti di innovazione, le riforme del sistema giudiziario e dello Stato di diritto. Dal 2014 a oggi, l’America ha staccato un assegno da 3,7 miliardi di dollari, l’Europa da 17, a cui ha aggiunto 1,2 miliardi di recente. In realtà, quei soldi avevano un solo obiettivo, staccare l’Ucraina dall’area d’influenza russa. Mentre già tra i due Paesi i rapporti erano al minimo, noi occidentali abbiamo provato a inserirci per guadagnare un po’ di spazio ma, soprattutto, per isolare Mosca. Anzi, per accerchiarla, trasformando quella che un tempo era la cortina di ferro comunista in una specie di cortina di ferro europea. Dopo aver fatto confluire nell’orbita occidentale Polonia, Romania, Bulgaria e altri ex Paesi satellite dell’Unione sovietica, Usa e Ue hanno provato con l’Ucraina, lasciando intravedere un ingresso del Paese nella Nato e in Europa. Alle prime avvisaglie di questo progetto che avrebbe consentito l’installazione di basi militari al confine con la Russia, la reazione di Putin non fu accomodante. Prima l’annessione della Crimea, poi l’insurrezione della popolazione russa nel Donbass, ovviamente sostenuta dalla casa madre. Una guerra a bassa intensità, ma con migliaia di morti, che però invece di indurre a maggior prudenza ha irrigidito le posizioni. A nessuno fa piacere avere i missili nel cortile di casa e forse la mossa disperata e folle di Putin si poteva mettere in conto. Forse si poteva immaginare che, continuando a cercare di attirare l’Ucraina nell’orbita della Nato, qualche cosa di poco raccomandabile poteva accadere. Forse era anche possibile evitare di illudere Kiev sull’ingresso nell’Alleanza atlantica e in Europa. E magari si poteva anche rinunciare ad annunciare al mondo che l’Occidente era pronto a rifornire di armi e di mezzi l’Ucraina nel caso fosse stata attaccata. A seconda dei punti di vista, ciò poteva essere un deterrente nei confronti di una guerra oppure l’innesco di una bomba pronta a deflagrare. A mio parere, la seconda che ho scritto. Ho letto nei giorni scorsi le cronache degli inviati al fronte e i racconti della popolazione che tirava fuori dalla soffitta i vecchi archibugi e ho trovato questi articoli un insensato invito al conflitto. Davvero si può pensare che una milizia volontaria, fatta di anziani e di mamme che da anni non sparano un colpo, si possa opporre ai blindati russi? Credete sul serio che un esercito di partigiani possa combattere e vincere la guerra per conto nostro? Purtroppo, in Afghanistan l’Occidente ha combattuto e ha perso la faccia. In Ucraina, a quanto pare, le forze democratiche non sono invece disposte a combattere, ma solo a perdere la faccia e l’ultimo brandello di credibilità, nascondendosi dietro a un codice Swift, magica formula che serve per le transazioni finanziarie. Sì, la Russia perderà i suoi soldi e noi i nostri, pagando il triplo le forniture di gas e di materie prime, ma alla fine per l’Occidente il bilancio non sarà né in utile né in pareggio. Ma sarà un esempio di quanto sia inaffidabile.Vi sembro troppo pessimista o, peggio, un fan di Putin? Beh, allora leggete qui: «Nell’attuale congiuntura, sono comunque gli ucraini a restare l’elemento decisivo. Essi appartengono a una terra dalla storia complessa, teatro di barriere di conflitti dovuti all’esistenza di barriere linguistiche e religiose. Qualsiasi tentativo dell’Ucraina cattolica e di lingua ucraina di dominare l’altra Ucraina ortodossa e russofona condurrà necessariamente alla guerra civile e alla fine dell’unità nazionale. Considerare l’Ucraina come parte del confronto Est-Ovest, spingerla a far parte della Nato, equivarrebbe ad affossare per decenni ogni prospettiva di integrare la Russia e l’Occidente - e in particolare la Russia e l’Europa - in un sistema di cooperazione internazionale. Una saggia politica statunitense verso l’Ucraina avrebbe dovuto cercare il modo di favorire l’intesa tra le due parti del Paese. L’America avrebbe dovuto favorire la riconciliazione e non, come ha fatto, il dominio e la sopraffazione di una fazione sull’altra». Chi lo ha scritto? Il capo del Cremlino o il suo ghostwriter? No. Henry Kissinger, sul Washington Post nel 2014, quando ancora si poteva lavorare per la pace.
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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