2019-10-12
Il film su Mieli prodotto dalla Rai apre la festa del cinema di Roma
La rassegna promossa da Comune e Regione presenta in anteprima la pellicola (sostenuta da denari pubblici) che celebra come un genio l'attivista Lgbt. Teorico della pedofilia, morì suicida nel 1983. Ovviamente non potevano che presentarlo con tutti gli onori. Non sia mai che un evento legato al mondo dello spettacolo non abbia la sua radiosa pennellata arcobaleno: sarebbe sgradevolmente fuori moda. E così la Festa del cinema di Roma sarà inaugurata da una proiezione in anteprima de Gli anni amari, il film di Andrea Adriatico dedicato a Mario Mieli. Forse ve ne ricorderete, perché su queste pagine ne abbiamo già parlato. A impersonare il celebre attivista Lgbt sullo schermo sarà il giovane Nicola Di Benedetto, accompagnato da attori come Antonio Catania, Sandra Ceccarelli, Lorenzo Balducci e la scrittrice Grazia Verasani, che firma anche la sceneggiatura.A prima vista sembrerebbe trattarsi di un prodotto di nicchia, dopo tutto la figura di Mieli è estrema, difficile da proporre al grande pubblico. Ma a quanto pare il lancio sarà in grandissimo stile, e il pensiero dell'intellettuale morto suicida a 30 anni nel 1983 godrà di un bel po' di pubblicità. Del resto da qualche tempo è in corso una sorta di revival di Mieli. L'editore Marsilio, qualche mese fa, ha dato alle stampe La gaia critica, una poderosa raccolta di scritti del nostro. Feltrinelli, invece, ha riproposto il più noto Elementi di critica omosessuale, ovvero la tesi di laurea in filosofia morale di Mieli, stampata la prima volta da Einaudi nel 1977. Ciò che in quegli anni suonava sconcertante, oggi sembra quasi banale. Le pagine in cui Mieli illustra le sue idee sulla transessualità, per esempio, sembrano tratte da un comunicato di un'associazione arcobaleno diffuso oggi: «L'Eros libero sarà transessuale», scriveva l'attivista. «Anche perché la liberazione dell'omosessualità e l'abolizione del repressivo primato eterosessuale-genitale avranno favorito e determinato la disinibizione completa e la natura ermafrodita profonda del desiderio, che è transessuale». E ancora: «La scoperta e la progressiva liberazione della transessualità del soggetto porteranno alla negazione della polarità tra i sessi e al conseguimento utopico del nuovo uomo-donna o assai più probabilmente donna-uomo». Fortunatamente, sono molto meno diffuse e condivise le posizioni di Mieli riguardanti quella che lui chiamava «pederastia», ovvero la pedofilia. Era sempre lui a spiegare: Per pederastia», specifica in una nota a margine, «intendo il desiderio erotico degli adulti per i bambini (di entrambi i sessi) e i rapporti sessuali tra adulti e bambini. Pederastia (in senso proprio) e pedofilia vengono comunemente usati come sinonimi». In Elementi di critica omosessuale Mieli scrive: «Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino […] l'essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l'amore con loro». E prosegue: «Per questo la pederastia è tanto duramente condannata: essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia, traumatizza, educastra, nega, calando sul suo erotismo la griglia edipica. […]. La pederastia […] “è una freccia di libido scagliata contro il feto"». In fondo, potrebbe obiettare qualcuno, sono soltanto teorie. Vero, ma il punto è che queste teorie - come dicevamo - stanno avendo una certa presa sulla realtà, se non altro quelle riguardanti la sessualità fluida. Ed è piuttosto curioso che le istituzioni siano così solerti nel celebrare una figura come quella di Mieli senza i necessari filtri critici. Già, le istituzioni. Come abbiamo scritto tempo fa, il film in questione è prodotto da Rai cinema, assieme a Cinemare. Il ministero dei Beni e delle attività culturali, nel 2017, ha deciso di finanziare la pellicola - considerata «di particolare qualità artistica» - con la bellezza di 150.000 euro. Altro denaro pubblico è giunto dalla Regione Emilia Romagna, che ha gentilmente erogato 105.374 euro di fondi. In aggiunta, va considerato il contributo della Apulia film commission, che ha attinto per l'occasione al Fondo europeo di sviluppo regionale. Dopo il nostro primo articolo dedicato al film è scoppiata una polemica rovente, ma l'Emilia Romagna ha deciso di confermare i finanziamenti. E adesso, come ciliegina, arriva anche l'incoronazione alla Festa del cinema di Roma, che ovviamente gode di sostegno pubblico e patrocini assortiti, a partire da quello della Regione Lazio. Non possiamo dire che la cosa ci stupisca. L'ideologia Lgbt gode di sostegno pressoché universale, e chiunque osi tentare una critica viene brutalmente messo a tacere con l'accusa di omofobia. Per questo, pur non avendo ancora visto il film, possiamo facilmente immaginare quale sia la prospettiva che offre. Secondo il regista Andrea Adriatico, Gli anni amari è «la rievocazione di un necessario movimento per i diritti, come quello omosessuale, che doveva inventare forme nuove per farsi riconoscere. Ed è soprattutto il ritratto di un ragazzo la cui genialità, la cui libertà interiore e la cui gioia di vivere erano troppo intense per il mondo che lo circondava». Insomma, Mieli è stato un genio, magari giusto un po' depresso. Sarà pure, ma rimaniamo convinti che il suo pensiero meriterebbe un esame un poco più critico. E non celebrazioni che, per altro, beneficiano di aiuti pubblici.