2020-08-15
Il fascino della caramella semplice goccia di zucchero che può dare dipendenza
Gianni Morandi, Al Bano e Massimo Boldi non ne potevano fare a meno per sopravvivere. Giacomo Leopardi, che era diabetico, forse ci morì. In Italia il vero e proprio boom avvenne con i caroselli.Gianni Morandi le vendeva nei cinema, Al Bano le riceveva in cambio di esibizioni canore alle sagre di paese, Massimo Boldi ci sbarcava il lunario e ci si sfamava. Questi piccoli concentrati di pura dolcezza devono la loro fortuna ai caroselli e alle pubblicità che, con i loro slogan e i loro testimonial, hanno stregato grandi e piccini. Per Antonio Ricci e Anna Mazzamauro non sono un bel ricordo. Il diabetico Giacomo Leopardi forse ne morì.In principio ci furono le canna mellis, ovvero i bastoncini di zucchero di canna, che i crociati, nell'XI secolo dopo Cristo, scovarono in Oriente. Tuttavia, già nel sesto secolo avanti Cristo, gli indiani bollivano lo zucchero di canna, lo facevano solidificare e dopo averlo tagliato a pezzetti si gustavano le khanda, da cui deriva il termine inglese candy. Nell'anno mille poi i romani andavano ghiotti di confettini al miele. La svolta però arrivò nel 1600 quando si iniziò a estrarre lo zucchero dalle barbabietole. Anche la più antica confetteria d'Italia, quella di Sulmona, iniziò a ricoprire mandorle, pistacchi e nocciole con lo sciroppo di questo zucchero raffinato. Ai confetti di Sulmona non sapeva rinunciare Giacomo Leopardi. Ne mangiava così tanti da farsi venire il mal di stomaco. Nella collezione di 8.000 cimeli leopardiani di Nicola Ruggiero, oggi custodita all'Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa di Napoli, c'è anche un cartoccio di confetti Cannellini, forse responsabile del coma diabetico di cui il grande poeta morì il 14 giugno 1837. Ruggiero raccontava la storia così: «Leopardi e Antonio Ranieri avevano deciso di recarsi a Torre il 13 giugno. Per Giacomo, soggiornarvi era un toccasana: l'aria era ottima, e lui soffriva d'asma. Ma quella volta fu lui a rinviare la trasferta, perché il 13 era l'onomastico di Ranieri e c'era una festa […]. Allora si usava donare dei cartocci che contenevano una libbra e mezzo, cioè 850 grammi, di confetti di Sulmona. Leopardi era ghiottissimo di dolci. E insomma, finita la festa, se ne tornò a casa al vico Pero a Santa Teresa degli Scalzi, ma fino alle 2 di notte […] indugiò alla finestra per godersi lo spettacolo delle devozioni per Sant'Antonio. Si svegliò solo alle 10 e, sentendo il profumo dei confetti, incominciò a mangiarne. Fece fuori un cartoccio, poi un altro. Aveva appena aperto il terzo che ebbe un mancamento. Aveva già divorato un chilo e mezzo di confetti, una quantità micidiale per un diabetico. Ranieri si precipitò a largo di Palazzo, prelevò il medico Niccola Mannella, ma questi poté solo constatare il decesso».Con l'avvento dello zucchero raffinato le confetterie artigianali, con l'ausilio di un cucchiaino di rame dal beccuccio lungo iniziarono a produrre caramelle facendo raffreddare gocce di sciroppo su tavoli di marmo. Piccoli concentrati di dolcezza ad appannaggio della nobiltà diventati d'uso quotidiano solo con la produzione industriale. Lo scrittore e biochimico Isaac Asimov, cresciuto a Brooklyn negli anni Venti, era figlio di un commerciante di generi alimentari. Nei suoi negozi si vendevano anche caramelle e fumetti: «Erano le uniche due cose che mi appassionavano, e in qualche modo hanno formato l'uomo che sono diventato». Gianni Morandi, nel dopoguerra, le vendeva all'Aurora, unico cinema di Monghidoro. Oltre a guadagnare 20, 30.000 lire al mese e a sgranocchiarne alcune aveva anche la possibilità di assistere alle proiezioni. Al Bano, a undici anni, cantava alle feste paesane, ai banchetti nuziali e alle sagre dei patroni in cambio di una manciata di caramelle. Anche Massimo Boldi, orfano di padre a 18 anni, per sbarcare il lunario girava col camioncino della Motta e vendeva brioche e caramelle col buco. E, «a casa mangiavamo brioche e caramelle col buco». Le Polo nacquero nel 1948 in Inghilterra. Inizialmente erano normalissime mentine dalla freschezza polare. Fu nel 1955 che qualche genio senza nome ebbe l'idea di dargli la forma di una ciambella con il famoso slogan: «Il buco con la menta intorno». Si stima che ne vengano consumate mille ogni minuto solo in quel di Londra. Di Polo andava ghiotta anche Lady D che pur di averne una fece pace con Elton John. I due, che si rincontrarono al funerale di Gianni Versace, avevano litigato perché la principessa non aveva preso parte a un evento di beneficenza organizzato dal cantante. Durante la funzione però lei si avvicinò all'orecchio di lui e per sussurrargli: «God, I'd love a Polo». Negli anni Cinquanta la Sperlari di Cremona ebbe l'idea di far diventare queste chicche di zucchero un vero e proprio oggetto regalo. Suo è il celebre cofanetto, un'assoluta novità, che dieci anni dopo veniva venduto in 8 milioni di pezzi l'anno. In Italia il vero e proprio boom delle caramelle avvenne con i caroselli. C'erano le Golia del pagliaccio Scaramacai: «Per la voce, per la gola, di Golia ce n'è una sola!», le Charms della Alemagna: «Dammi un ciao / con un Charms». Per la Dufour il geniale scrittore Luigi Malerba coniò lo slogan «Voglio la caramella che mi piace tanto e che fa Du-du-du-du-du-du- du-Dufur» con Marisa Del Frate e parodiò Eri piccola, piccola così con Fred Buscaglione che fra le dita teneva una pasticca del Re Sole.È di Salvador Dalì il logo del Chupa chups, la caramella dotata di bastoncino ideata nel 1958 da Enrique Bernat. L'imprenditore catalano pensò bene di inserire uno stick di plastica per liberare i bambini da dita appiccicose e germi: «Niente è meno sicuro di una caramella nella bocca dei più piccoli. I bambini se la mettono in bocca, se la tolgono, se la infilano in tasca, la riempiono di germi e poi, con le mani sporche, se la rimettono in bocca». Bernat però sapeva bene che la bontà della caramella e la praticità del bastoncino non erano sufficienti a fargli conquistare il mondo così un giorno del 1969 chiamò l'artista, suo amico, per aiutarlo. Dalì si sedette in un bar all'aperto e prese a scarabocchiare furiosamente sulle pagine di un giornale. Un'ora dopo aveva creato la famosa margherita con all'interno la scritta Chupa chups. Pretese poi che il fiore fosse posizionato sopra al lecca-lecca affinché potesse sempre essere visto per intero. Oggi se ne producono 70 milioni in 130 Paesi. Per consumarne uno, dicono alcuni esperti, ci vogliono mille leccate.Anche se il lecca-lecca deve il suo successo alla Spagna non fu Bernat ad inventarlo. Prima di lui ci pensarono i soliti cinesi. Tra i succhiatori celebri ci sono Terry Savalas meglio noto come l'ispettore Kojak, i calciatori Ronaldo, Zinedine Zidane, David Beckham. Succhiava caramelle anche Adelmo Fornaciari che venne soprannominato Zucchero da un maestro delle elementari che lo vedeva sempre sgranocchiare zuccherini. Una caramella è protagonista del primo brutto ricordo di Antonio Ricci: «Ho quattro anni e sto morendo. Soffocato da una caramella andata di traverso. Mia mamma mi prende per i piedi, mi mette a testa in giù e mi salva». Anche Anna Mazzamauro non ha bei ricordi. A causa della sua bellezza atipica - come ama definirla lei - non poté mai gustarsi una caramella come si deve: «Già dall'asilo, quando ne chiedevo una, le suore me la davano già scartata, a volte persino già leccata, mentre alle mie compagne, bionde e belle e con gli occhi cerulei, davano la caramella intera e incartata».Negli anni Ottanta alle caramelle dure o ripiene, come le classiche Rossana, si preferiscono le morbide gelatine alla frutta e le gommose. Le tasche si riempiono di Haribo, «una bontà che si gusta a ogni età», di Fruit Joy alle quali «tu resistere non puoi, devi devi devi devi devi, masticaaar!» e di Morositas che, con le generose curve di Carmen Russo prima e della modella francese Cannelle poi, hanno stregato gli italiani: «È morbida, è fresca, è profumata, la vera mora, la più desiderata, tra le gommose è una specialità!». Negli anni Novanta inizia la guerra agli zuccheri. Spuntano Alpenliebe, Leonsnella, Dietorelle, tutte caramelle con poche calorie, senza zuccheri, che venivano degustate senza sensi di colpa. Negli anni Duemila il comparto soffre. I dolciumi sono le vittime di un consumo più attento alla salute del corpo e dei denti. Tant'è che in America, cinque anni fa, Alina Morse, una ragazzina di 9 anni, stufa di sentirsi dire di no dai genitori ogni volta che chiedeva il permesso di mangiare una caramella, s'inventò con l'aiuto del suo dentista le Zollipop, un lecca-lecca allo xilitolo ed eritriolo, dolcificanti naturale che oltre a non rovinare le bocche, rinforzano lo smalto dei denti. Oggi quella bambina ha 14 anni, tanti lecca-lecca e 6 milioni di dollari l'anno di fatturato.