2019-06-07
«Il faccendiere del caso Palamara si offrì per risolvere i guai di Renzi»
Andrea Bacci, imprenditore vicino al Giglio magico: «Amara e Lotti si incontrarono a Firenze. Un giorno l'avvocato mi diede un biglietto : “Quello che indaga alla Corte dei conti sul caso dei voli di Stato è a disposizione"».Il faccendiere Piero Amara, già arrestato per corruzione in atti giudiziari, è finito al centro dell'inchiesta che sta travolgendo il Consiglio superiore della magistratura. Secondo gli inquirenti di Perugia avrebbe corrotto il pm Luca Palamara, l'uomo che gestiva il traffico delle nomine delle toghe.Ma se i rapporti di Amara con i giudici stanno mandando in crisi l'intero sistema giudiziario, ci sono aspetti poco lumeggiati della sua attività di lobbista. Che puntava dritto all'allora premier Matteo Renzi. I rapporti tra il faccendiere e il Giglio magico sono rimasti sotto traccia sino a quando i magistrati di Perugia hanno evidenziato gli incontri notturni tra consiglieri del Csm, Palamara, il parlamentare imputato Luca Lotti e il collega Pd, Cosimo Ferri, magistrato pure lui.Eppure l'attivismo dei renziani in questo delicato settore, forse, poteva emergere prima. Nei mesi scorsi l'ex procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, l'aggiunto, Paolo Ielo, e il Gico della Guardia di finanza avevano iniziato a interessarsi ad Andrea Bacci, imprenditore di successo ed ex factotum di Renzi, oltre che ex socio di Amara. Ma non sappiamo come sia finita. «È una vicenda chiusa», ci hanno assicurato ieri dalla Procura. Già ristrutturatore della villa di Matteo, Bacci è stato sentito come persona informata dei fatti dagli stessi Pignatone e Ielo. «C'erano solo loro due», assicura l'imprenditore. I magistrati gli contestarono uno strano bigliettino che gli era stato sequestrato durante una perquisizione e che nessuno ha mai pubblicato sui giornali, forse perché regnava ancora il Pd. Bacci ne riassume il contenuto con La Verità: «L'ho rivisto quando mi interrogarono. C'era scritto che la persona che indagava sui viaggi a Courmayeur di Renzi era disponibile a incontrare Matteo o anche Lotti per parlarne. Amara mi disse a voce: “Guarda, la cosa si può fare anche a casa mia"».Sino a ora il nome dell'ex premier non era ancora emerso come destinatario dell'ambasciata, ma dopo tanti mesi la memoria potrebbe trarre in inganno Bacci. L'uomo che, a voler credere al foglietto, era disponibile al summit sarebbe stato il magistrato della Corte dei conti che indagava sulle vacanze in Valle d'Aosta della famiglia Renzi, che, a fine 2014, sarebbe andata a sciare in a bordo di un Falcon 900 dei servizi segreti. «Finì tutto con quel foglietto, io non incontrai nessuno, tantomeno insieme con Lotti. A Luca non gliel'ho nemmeno riferito e dissi ad Amara: “Siamo sicuri che questa non sia una delle tue solite stronzate?"». I magistrati romani devono avergli creduto. Anche se oggi, a Perugia, Lotti e Palamara sono considerati quasi dei cospiratori, con la malsana idea di voler selezionare i procuratori di mezza Italia. E sullo sfondo c'è sempre Amara. Bacci e il faccendiere hanno condiviso diversi affari, si sono prestati soldi e hanno provato a fare business con Telecom grazie ai contatti dell'avvocato. Nel 2016 Bacci stava per essere nominato amministratore delegato di Telecom sparkle, una società strategica della compagnia telefonica, con interessi in Medio Oriente e in Asia. Ma alla fine saltò tutto. Ieri Il Fatto Quotidiano ha riferito che la Procura di Milano si è informata sui rapporti tra Lotti e Amara nell'ambito del fascicolo sul depistaggio dell'inchiesta Eni.i cinesiÈ un argomento che Bacci conosce e non solo perché è stato mandato, quasi certamente a sua insaputa, a confermare un complotto che probabilmente non esisteva. «Quando si sono conosciuti Lotti e Amara? Mi ricordo che fu un incontro più che casuale perché c'erano a Firenze quelli di Huawei, i cinesi, che erano amici di Amara. Li conosceva molto bene perché aveva rapporti con Telecom». Incrocio fortuito? «Ammetto che Amara volesse conoscere il mondo, ma non ho mai partecipato o assistito a un suo incontro con Luca, tranne che in quell'occasione. Comunque Amara i contatti con i giudici li aveva di sicuro…». Pare che anche Lotti volesse far squadra con i magistrati… «Non v'è dubbio che frequentasse le toghe, ma credo che avesse un mandato preciso da parte di Matteo per seguire questa partita, per capire che cosa facessero, che cosa volessero, per selezionare chi portare dalla parte della politica». Dunque, secondo lei, non è corretto attribuire questo tipo di iniziative al solo Lotti? Dietro c'era l'ex premier? «Lo scriva: il pesce puzza dalla testa, anche se io, personalmente, non ho mai visto Renzi parlare di magistrati con Lotti».L'ex sottosegretario, a parere di Bacci, per ambizione personale, si sarebbe occupato più volentieri del mondo dei servizi segreti. «Per me il problema non è che all'epoca Luca incontrasse i magistrati, perché è normale che la politica si interessi della giustizia. La questione è che sembra che abbia cercato di pilotare delle nomine adesso che pende su di lui una richiesta di rinvio a giudizio a Roma. Dovrebbe smettere di occuparsi di queste cose». Facevano parte della combriccola di Bacci pure l'imprenditore Luigi Dagostino e Tiziano Renzi (attualmente imputati in un processo per fatture false), i quali, insieme, hanno incontrato qualche magistrato, soprattutto in Puglia, e fecero arrivare al cospetto di Lotti, a Palazzo Chigi, l'allora pm tranese Antonio Savasta, finito a inizio 2019 agli arresti per corruzione in atti giudiziari. Per quell'episodio Dagostino e Renzi senior sono anche indagati a Firenze per traffico di influenze.«Serate con magistrati? L'unica cena a cui sono andato purtroppo è stata quella a cui ho portato Savasta» ricorda Dagostino. «C'erano l'ex vicepresidente del Csm Giovanni Legnini e altri consiglieri, come Giuseppe Fanfani e Paola Balducci. Era atteso anche Lotti, ma non si presentò».Dagostino conosce molto bene l'attuale vicepresidente del Csm David Ermini: «È un fedelissimo di Renzi e Lotti. L'hanno inventato loro. Lo incontravo spesso perché ha lo studio di Figline Valdarno nello stesso palazzo del mio commercialista». Sul suo valore Dagostino sospende il giudizio. E Amara? «È l'unica persona che io non ho voluto conoscere, anche se Bacci mi ha invitato a cena con lui molte volte. Non mi è mai piaciuto perché si vedeva che era abbastanza trafficone».
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