2018-11-15
Il dg Rivolta via da Confcommercio. Vince Sangalli
Il sex gate che avrebbe dovuto disarcionare il presidente si è rivelato un boomerang. Il numero uno esce dal direttivo rafforzato. Il Consiglio generale ha approvato con il 90% dei «sì» la nuova governance, che prevede la cancellazione della figura del dg.Il giorno della resa dei conti in Confcommercio si è trasformato in una disfatta per chi ha tentato di disarcionare Carlo Sangalli tramite un presunto sex gate. Infatti il consiglio direttivo ha ratificato il licenziamento del direttore generale Francesco Rivolta e i poteri dell'ex dg sono passati nelle mani del presidente. Rivolta e la sua presunta amante, Giovanna Venturini, ex segretaria del presidente poi passata alla direzione generale con Rivolta, i grandi sconfitti di questa storia. Il primo aveva chiesto e ottenuto un foglio con le dimissioni in bianco di Sangalli dopo che la seconda aveva denunciato di essere stata molestata. Ma un investigatore privato, ingaggiato da Sangalli, ha svelato che chi voleva far cadere il presidente, intratteneva una liaison. Il presidente alla fine non si è dimesso. E il Consiglio generale ha approvato con il 90% dei «sì» la nuova governance, che prevede la cancellazione della figura del dg. Le dimissioni di Sangalli, in realtà, non erano all'ordine del giorno del consiglio ma, dopo quello che è stato fatto passare da alcuni giornali come uno scandalo sessuale, qualcuno ci sperava. Malumori, poi, erano stati espressi dalle delegazioni del Piemonte, di una parte della Confcommercio siciliana e dalla Sardegna. Dall'altro lato, invece, c'erano a sostegno di Sangalli Emilia Romagna, Veneto e Lombardia.La riunione di ieri era molto attesa, visto che Confcommercio aveva fatto sapere nei giorni scorsi tramite una nota che il presidente avrebbe fornito spiegazioni sul caso.E il numero uno della confederazione dei commercianti, infatti, ha spiegato «che erano state richieste a più riprese le dimissioni con toni minacciosi, allusivi e nei contesti più inopportuni». E che «solo di recente, dopo una lunga e complessa attività di ricerca, si è scoperta la reale natura delle richieste estorsive e si è avuta prova degli accordi e delle responsabilità dei singoli». Il riferimento è alla relazione tra il dg e la ex segretaria, provata da foto e filmati raccolti durante l'attività investigativa del detective, ma anche alle dichiarazioni di altri collaboratori dell'ufficio di presidenza, che hanno smontato quella che era considerata la prova delle molestie: un video registrato di nascosto dalla donna nella stanza di Sangalli. E che, però, era una clamorosa patacca. Nonostante la donna pare che l'avesse definito in più occasioni come la sua «assicurazione sulla vita». Un'assicurazione che si è trasformata in un boomerang. Sangalli, infatti, ha querelato. E ora attende il lavoro della magistratura, «per individuare», ha sostenuto ieri, «i responsabili di queste azioni gravissime». Insomma, stando alla ricostruzione di Sangalli, c'è stato un complotto ordito ai suoi danni per portarlo alle dimissioni. Ma anche (ed è sempre il contenuto della sua denuncia) per scucirgli 216.000 euro. Fu il dg Rivolta a proporsi come mediatore tra il presidente e la donna, paventandogli la possibilità di evitare lo scandalo: Sangalli ha quindi pagato dopo aver firmato un atto notarile alla presenza di Rivolta. Per i tre vicepresidenti che a giugno avevano già chiesto le dimissioni di Sangalli (Maria Luisa Coppa, Renato Borghi e Paolo Uggé) quei soldi sarebbero stati un risarcimento per le molestie sessuali subite dalla Venturini. Sangalli, invece, sostiene di aver pagato per debolezza, sperando di potersi liberare da un ignobile ricatto basato su fatti inesistenti.Durante il direttivo, infatti, Sangalli ha escluso «categoricamente» di aver «mai molestato chicchessia, né nel 2011 né mai». E ha spiegato: «Non ho mai mancato di rispetto a nessuno dei miei collaboratori, anzi tutt'altro».Il consiglio direttivo è stato quindi dedicato quasi esclusivamente al dibattito sulla questione. E, sostanzialmente, è passata la linea Sangalli. All'ordine del giorno c'erano proprio il licenziamento del direttore e le modifiche allo statuto per redistribuire le sue deleghe.Si tratta di un «modello di coinvolgimento più orizzontale della struttura tecnica», spiegano da Confcommercio, «una struttura autenticamente a rete, più snella e meno gerarchica, in grado di mettere in comune conoscenze, responsabilità e visione e dare un margine di manovra più ampio per la componente politica». Sangalli, insomma, è uscito dal direttivo di Confcommercio più forte che mai, sventando il disarcionamento e incassando l'ok a maggioranza bulgara.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)