2022-12-30
Il decreto contro i rave arriva lungo. Le Ong: «Non rispetteremo le regole»
L’ostruzionismo fa slittare il voto: oggi è l’ultimo giorno per convertire il dl in legge. Le associazioni pro sbarchi sfidano il governo. A gennaio sarà pronto un altro pacchetto sicurezza: stretta sulle baby gang.Se il buongiorno si vede dal mattino, per il decreto licenziato mercoledì scorso dal Consiglio dei ministri, avente per oggetto il nuovo codice di condotta per le Ong che operano nel Mediterraneo, il percorso parlamentare sarà tribolato. È facile prevedere infatti che per questo provvedimento si riproporrà lo scenario attualmente in corso per il dl Rave, ancora incagliato a Montecitorio a poche ore dalla sua scadenza, a causa di un ostruzionismo selvaggio operato da un’opposizione che di fatto, a dispetto dei proclami identitari dei suoi leader politici, si sta comportando come un sol uomo.In questo momento, dopo il voto di fiducia ottenuto due giorni fa, il dl che contiene il giro di vite sulle occupazioni di spazi e terreni per eventi illegali, oltre che la nuova disciplina sull’ergastolo ostativo, la fine dell’obbligo vaccinale e delle residue restrizioni introdotte con la pandemia, deve avere il via libera definitivo della Camera. Il problema è che il regolamento prevede che prima del voto finale si debba procedere all’illustrazione e alla votazione degli ordini del giorno presentati, che ammontano a 157. La strada scelta dai partiti di minoranza, come è noto, ha prima costretto il governo a chiedere di contrarre i tempi della discussione generale, quindi a porre la questione di fiducia, infine a indurre il presidente dell’aula Lorenzo Fontana a considerare lo strumento della cosiddetta «ghigliottina», qualora l’ostruzionismo comportasse un concreto rischio di decadenza del provvedimento, che deve essere convertito entro oggi.Negli ultimi due giorni i parlamentari dell’opposizione hanno contestato fortemente la maggioranza e in particolare il ministro per i Rapporti col Parlamento Luca Ciriani per aver ventilato l’ipotesi «ghigliottina», e lo stesso Fontana ha preso la parola nel corso della seduta, facendo presente di voler evitare un’opzione così invasiva, ma ha anche fatto appello alla responsabilità dei partiti di minoranza. Non è superfluo ricordare che la possibilità di passare direttamente al voto finale, interrompendo il dibattito in caso di rischio di non conversione di un decreto, è stata introdotta da un presidente d’Aula di sinistra (Luciano Violante) circa 20 anni fa, mentre al Senato tale opzione è espressamente prevista dal regolamento. In ogni caso, la seduta fiume è ripresa ieri alle 19 e, se tutto dovesse procedere senza ulteriori colpi di scena, il decreto dovrebbe essere approvato nella tarda mattinata di oggi.E che si tratti di misure importanti, che vanno assolutamente stabilizzate, lo ha ricordato il presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel corso della lunghissima conferenza stampa di fine anno che si è tenuta ieri: «Le nazioni normali», ha affermato il premier, «non consentono di devastare aree protette per divertirsi. Il segnale che voglio dare è che è finita l’Italia che si accanisce contro chi rispetta le regole e che fa finta di non vedere chi le viola: cari ragazzi», ha aggiunto, «che volete ballare devastando aree protette, andatelo a fare da un’altra parte». La Meloni ha anche tenuto il punto sulle altre norme contenute nel decreto, sottolineando la necessità di andare «avanti anche con l’ergastolo ostativo» e ha criticato l’adozione dell’ostruzionismo da parte dell’opposizione, replicando alle critiche più aspre mosse dai leader di minoranza alle misure sulla fine delle restrizioni anti Covid: «Si anticipa un reintegro previsto comunque per domani», ha detto, «figuriamoci su che cosa l’opposizione sta facendo ostruzionismo...».Come si diceva, lo scenario in corso per il dl Rave potrebbe ben presto presentarsi anche per il decreto approvato dal governo sul controllo dell’operato delle imbarcazioni delle Ong, che dopo la fine del periodo festivo avvierà il proprio iter di conversione. Un provvedimento che inizialmente avrebbe dovuto essere di portata più ampia, ma che ha finito per comprendere solo il giro di vite sugli sbarchi di clandestini. Ricapitolando, il nuovo codice per le Ong prevede che le imbarcazioni operanti nel Mediterraneo possano effettuare solo un’operazione di salvataggio per missione e che non possano procedere a trasbordi. Una volta effettuato il soccorso, la nave dell’Ong dovrà comunicare la propria posizione alle autorità competenti e approdare in un porto indicato da queste ultime. Le operazioni di identificazione e di richiesta asilo, con la successiva accoglienza dei migranti che ne abbiano diritto, saranno in capo allo Stato di bandiera della nave che effettua il salvataggio. Per chi non ottempererà alle nuove regole le sanzioni saranno dure: fino a 50.000 euro di multa per il comandante delle nave, con la possibilità anche di comminare un fermo amministrativo di 20 giorni o di due mesi dell’imbarcazione.Le prime reazioni delle Ong interessate dal provvedimento sono state in linea con la loro politica aggressiva: in particolare la tedesca Sea eye, attraverso un membro del suo cda, ha sfidato il governo affermando che non rispetterà il nuovo codice di condotta appellandosi a Berlino per ottenere tutela.Saranno invece inserite in un altro provvedimento, che vedrà la luce a gennaio, le misure per il contrasto del femminicidio e delle baby gang, che inizialmente avrebbero dovuto figurare accanto a quelle sulle Ong. La decisione, stando a quanto filtra, è motivata con l’intenzione di rendere più omogenei i vari decreti, oltre che per sciogliere alcuni nodi giuridici emersi a ridosso dell’ultima riunione dell’esecutivo.
Guido Guidesi, assessore allo Sviluppo Economico della Regione Lombardia (Ansa)
Ursula von der Leyen (Getty Images)