2021-10-05
Il crollo delle nascite non è un caso: è stato programmato
Per supplire alla mancanza di bimbi si spingono consumi individuali e delocalizzazioniLunedì 4 ottobre sulla Verità il presidente dell'Istat Gian Carlo Blangiardo parla ancora una volta del crollo demografico e delle sue nefaste conseguenze, auspicando aiuti economici alle famiglie. Con Blangiardo ho fatto molte conferenze e dibattiti, in assoluto accordo su diagnosi e prognosi. Ma ohimè, con una mia sconfortante considerazione: il calo della natalità è stato voluto e pianificato e temo non sarà mai combattuto.Negli ultimi giorni abbiamo letto e assistito ad altri «lamenti», da prima pagina dei giornali, meno prestigiosi di quelli di Blangiardo, ma piuttosto retorici. Anzitutto abbiamo letto l'ultimo (almeno per ora) lamento per il crollo delle natalità nel nostro Paese e le stime terrificanti per il futuro. Molti ormai sono convinti che questo crollo lasci persino immaginare la scomparsa di una identità etnica, a taluni ne gioiscono. Abbiamo poi ascoltato il lamento ambientalistico, che, nell'ansia di emozionare, dimostra di non averne capito le cause e non sembra aver ben realizzato il conflitto artificiale tra nascite e protezione dell'ambiente. Tralascio il lamento per la mancanza di lavoro giovanile, le cui cause vengono confuse: esse infatti sono di natura morale, cioè ancora una volta legate al crollo delle nascite che ha imposto la delocalizzazione produttiva e la conseguente deindustrializzazione. Questa generazione è preoccupata giustamente per il suo futuro, ma non ha inteso che è stata privata della consapevolezza di cosa ha originato la crisi economica, sociale e ambientale, a rischio di aggravamento. Magari un giorno le si racconterà che è spiegabile da un originale e naturale processo di evoluzionismo. Forse sì, ma certo innaturale, non naturale. La natura infatti recepisce cambiamenti innaturali e forzati attuando nuove forme di evoluzione, con le quali si adatta a ciò che non corrisponde a leggi naturali, modificando in tal modo il progetto del Creatore.La forzata interruzione del ciclo delle nascite ha generato e potrà ancora generare non solo maggior crisi economica e sociale ma anche nuove prospettive evolutive, finora previste solo da scrittori di fantascienza o profeti di varia natura.Nella Genesi viene spiegato il progetto del Creatore («Andate e moltiplicatevi»). La storia degli ultimi decenni (soprattutto) spiega invece il progetto della «creatura», che ha deciso che fare figli inquina la terra. Il Creatore non lo aveva previsto? Bisogna dirglielo e chiedere di correggersi... Ma che succede a smettere di fare figli in numero sufficiente da garantire almeno il tasso di sostituzione (cioè due figli a coppia, che equivale a crescita zero )? Dal punto di vista economico lo abbiamo già sperimentato: per sostenere la crescita del Pil nel mondo (ex) ricco occidentale si sostituiscono le nascite con maggiori consumi individuali. Questo neo consumismo trasforma l'uomo in sempre più materialista. Questo neo consumismo impone la delocalizzazione produttiva (a basso costo, in Asia) creando gli squilibri geopolitici cui stiamo assistendo, con le conseguenze di infiniti reset con impatto socioculturale. Questo neo consumismo è stato l'origine della crescita dell'inquinamento globale e del problema ambientale. Forse qualcuno dovrebbe cercare di spiegarlo alle varie «Grete», animate da buone intenzioni, ma scarse di buone informazioni. Pertanto lo stimolo a un effetto evoluzionistico della stessa creatura diventa a questo punto più evidente. La creatura entra in una contraddizione storica. Deve autoridursi, ma deve consumare. Deve consumare, ma deve proteggere l'ambiente dalle conseguenze dei consumi e delle produzioni (a basso costo, perciò meno attente all'ambiente). Autoriducendosi, ma dovendo sostenere i consumi, necessita popolazione che consumi e produca. Così deve accogliere i processi migratori, che si fondono con la popolazione creando un effetto sostituzione per integrazione forzata. L'effetto naturale prevedibile è anche riferito al sincretismo religioso che ne deriverà, con conseguente cambiamento di valori di riferimento, di cultura ed educazione, fino al cambiamento più naturale del comportamento, legato certamente anche alla evoluzione tecnologica e digitale. Tutto questo, mi pare proprio, produrrà evoluzionismo della specie, evoluzionismo fisiologico, antropologico, umanistico e comportamentale. Forse non lo avevamo immaginato, forse lo negheremo o sottovaluteremo. Probabilmente molti lo considereranno persino un fatto positivo. Ma importante è comprendere che è conseguente alla negazione della vita e della natalità. Non è un processo naturale come taluni sostengono con una certa arroganza...
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)