2021-02-01
Il Colle stronca le voci su Draghi premier
Fonti vicine a Sergio Mattarella smentiscono le ipotesi, gradite ai renziani, di contatti con l'ex capo della Bce, mentre Palazzo Chigi nega i retroscena su un ultimatum di Giuseppe Conte. Oggi vertice fra Roberto Fico e i partiti di maggioranza. Giuseppi chiede una quota nel nuovo governo.«È destituita di ogni fondamento la notizia, apparsa oggi su alcuni giornali, che il presidente Mattarella abbia contattato, da quando si è aperta la crisi di governo, il presidente Mario Draghi»: alle 10.50 di ieri mattina fonti vicine al Quirinale mettono la parola fine all'ultimo disperato tentativo di Matteo Renzi di sventolare la carta Draghi per tenere a bada i suoi parlamentari, ormai stremati dal continuo rilancio del Rottamatore al tavolo della coalizione giallorossa. I giornaloni, ieri mattina, erano pieni zeppi di indiscrezioni messe in giro ad arte dalla macchina della comunicazione renziana, che parlavano di un Draghi addirittura contattato dal Colle. Tocca poi a Palazzo Chigi smentire altre ricostruzioni, secondo le quali Conte avrebbe detto: «O me o Draghi», sostanzialmente suicidandosi dal punto di vista politico: «L'ufficio stampa di Palazzo Chigi», ha fatto sapere la presidenza del Consiglio, «precisa che le ricostruzioni riportate dai quotidiani in questi giorni sul presidente del Consiglio sono destituite di ogni fondamento e veridicità. Spiace in particolare continuare a leggere virgolettati mai pronunciati e fantasiosi retroscena». Dunque, salvo imprevedibili colpi di scena, consistenti in una improvvisa disponibilità di Mario Draghi, quello che resta di questi giorni di crisi è la costante, testarda, quasi eroica volontà di Renzi di prendere in giro tutti, a partire dai suoi parlamentari, ventilando soluzioni a questa crisi diverse da quel Conte ter che sembra l'approdo più probabile, e che rappresenterebbe una sconfitta per entrambi i duellanti. Il primo, Giuseppi, si ritroverebbe a governare avendo sempre la tagliola di Italia viva che incombe sul suo ciuffo, con un M5s spaccato, la sua immagine offuscata irrimediabilmente dagli errori commessi in questa fase, a iniziare dalla tragicomica corsa ai responsabili, e con un esecutivo imbottito di tecnici di fede quirinalizia (Marta Cartabia o Paola Severino alla Giustizia, Enrico Giovannini all'Economia o in alternativa alla guida della cabina di regia del Recovery plan). A blindare l'attuale ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, uno degli obiettivi della propaganda renziana, arriva il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, non certo sospettabile di simpatie contiane o giallorosse: «Per il bene del Paese», dice Bonomi a Mezz'ora in più, su RaiTre, «credo che alcune persone del governo debbano essere mantenute: faccio riferimento al ministro dell'Economia e delle finanze. Roberto Gualtieri è stato capace di ascoltare e di comprendere i temi. Quel che portiamo a casa con il Recovery fund è merito suo». Renzi, da parte sua, continua a bluffare: «Nel corso della riunione della scorsa notte», rivela alla Verità un parlamentare di Italia viva, «Matteo ci ha detto che occorre sventolare lo spauracchio di un governo tecnico o istituzionale per contrastare la paura del voto se non ci fosse un Conte ter, ma ha aggiunto che secondo lui martedì prossimo si chiude tutto ed entro la fine della settimana si va in Aula per la fiducia. Matteo», aggiunge la fonte, «vuole che i vertici del M5s dicano chiaro e tondo che senza di noi non c'è una maggioranza, mettendo a tacere i grillini come Alessandro Di Battista che ancora sperano di farci fuori» . In realtà, a essere contrari al ritorno di Renzi in maggioranza sono, al di là di Di Battista o Barbara Lezzi, anche migliaia e migliaia di militanti, che commentano sui social i post ufficiali di Vito Crimi insistendo sul «mai più con Renzi» e ricoprendo di insulti il Rottamatore. Ieri, però, dopo una fuga di notizie è saltata la riunione su una piattaforma online della fronda grillina anti Renzi: dovevano partecipare circa 20 parlamentari.Renzi tenterà di giocare le ultime carte per scongiurare un Conte ter questa mattina, quando a Montecitorio saliranno le delegazioni di Pd, Iv, M5s, Leu e partiti minori per discutere di programmi. Ieri, il presidente della Camera, Roberto Fico, ha incontrato le ultime delegazioni: Europeisti, Autonomie, Centro democratico-Maie, Gruppo misto guidato dalla senatrice di Leu Loredana De Petris. «Dagli incontri che si sono svolti», ha detto Fico al termine delle consultazioni, «è emersa da parte delle forze politiche la disponibilità comune a procedere con un confronto su temi e punti programmatici per raggiungere una sintesi. Per questo motivo ho promosso l'avvio di questo confronto per la mattinata di domani (oggi, ndr) qui a Montecitorio». Un confronto, fissato alle 9.30 che sarà collegiale: Fico è riuscito con la pazienza e l'arte diplomatica che tutti gli stanno riconoscendo in queste ore a far passare la sua proposta di una riunione con i rappresentanti di tutti i gruppi che dovrebbero costituire la base parlamentare del Conte ter (o, se Renzi si metterà ancora di traverso, di un governo tecnico o istituzionale). A proposito di Giuseppi: manco il tempo di assaporare l'aria del tris, ed ecco che il premier quasi uscente rialza il ciuffo e chiede le «quote Conte» nell'eventuale nuovo governo. I nomi? Domenico Arcuri (proprio così) e Alessandro Goracci, capo di gabinetto di Palazzo Chigi.