2020-04-10
Il centrodestra boccia il decreto di Giuseppi
Ok del Senato al testo blindato del Cura Italia, con l'opposizione in rivolta. Matteo Salvini: «È una presa in giro». Anna Maria Bernini (Fi): «L'unica certezza per i cittadini è che a giugno pagheranno le tasse». E Claudio Borghi contesta Roberto Fico, che ha archiviato la proposta leghista anti Mes.Il capolavoro antidemocratico è compiuto. Uno dei periodi più difficili della storia repubblicana, tra libertà personali pesantemente ridimensionate e un'emergenza economica senza precedenti, finora gestito con decreti di Palazzo Chigi, è approdato in Parlamento. Finalmente, verrebbe da dire. In realtà la scelta accentratrice di Giuseppe Conte ha avuto ieri pomeriggio la sua apoteosi: il via libera del Senato è arrivato non attraverso un voto condiviso con le opposizioni, ma con una fiducia su un testo blindato. Il provvedimento dai 127 articoli originari è lievitato come la pizza in un «milleproroghe» nel quale finisce di tutto, compresi i due decreti varati ai primi di marzo, quello economico di lunedì 2 e l'altro sugli aspetti sanitari del lunedì successivo.Le Camere non si erano potute pronunciare nemmeno sul lockdown nazionale deciso la sera del 12 marzo: quando erano stati varati i primi due decreti, si parlava ancora di zone rosse in Lombardia, Veneto e poche altre province in Piemonte ed Emilia. Ieri dunque tutto è finito nel calderone del Cura Italia, decreti vecchi e nuovi, misure già prese e altre da introdurre. Una legge complicatissima, destinata a disciplinare un'enormità di aspetti della nostra vita quotidiana. Regole per il lavoro (cassa integrazione per i dipendenti e bonus di 600 euro per gli autonomi), agevolazioni fiscali (sospensione di tasse e rate dei mutui), validità di documenti anagrafici da prolungare, sanificazione di scuole e uffici pubblici, lavoro da casa per i dipendenti pubblici, concorsi da rinviare, interventi per i settori produttivi, misure per la giustizia e le carceri, possibilità che vari organismi possano riunirsi online (dai Consigli comunali e regionali a quelli scolastici), sfratti e pignoramenti immobiliari sospesi. L'elenco è sterminato.La complessità del Cura Italia avrebbe dovuto indurre la maggioranza a un confronto reale con l'opposizione, e non di facciata, anche davanti alla necessità di procedere all'approvazione con urgenza. Ma la fretta è stata usata come pretesto per evitare il confronto. Così al centrodestra non è rimasto che esprimersi contro il provvedimento, il primo votato dal Parlamento sulla pandemia. E c'è pure stato un giallo perché il testo è arrivato in Aula con un forte ritardo, cosa che ha creato tensione. La votazione prevista per le 12,30 è slittata alle 15,30. La situazione era paradossale: in mattinata la discussione si è svolta su un testo non ancora definitivo. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D'Incà ha posto la questione di fiducia alle 12.40 ma il decreto con la bollinatura della Ragioneria dello Stato è arrivato in commissione Bilancio soltanto alle 14.20. Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia hanno chiesto garanzie che non fosse stato ritoccato il testo votato dalla commissione. «Nessuna modifica», ha risposto D'Incà. Ma il leghista Roberto Calderoli ha attaccato il ministro grillino accusandolo di avere mentito e invitandolo a dimettersi. Anche l'azzurra Anna Maria Bernini ha sollevato pesanti dubbi. A quel punto la presidente del Senato, Elisabetta Casellati, ha sospeso la seduta convocando i capigruppo e scusandosi: «Avremmo dovuto seguire le regole normali», ha detto. «Mi dispiace. Chiedo scusa. Non succederà più, neanche in emergenze gravi come quella in cui siamo, che non si seguano le regole». Dopo che la commissione Bilancio ha verificato la conformità del testo, si è votato con il voto palese: i senatori sono entrati a gruppi di 50, hanno dichiarato il voto dal posto per poi uscire e fare entrare altri. I sì sono stati 142, i no 99, gli astenuti 4.«Non votiamo questo decreto», ha dichiarato Matteo Salvini, segretario della Lega. «In questi giorni abbiamo avanzato proposte in commissione con il rammarico di non vederne accolta neanche una. Non votiamo il decreto perché è una presa in giro per milioni di italiani che non vedranno una lira. Speriamo che farete meglio il prossimo e lo voteremo». Contrari anche i Fratelli d'Italia: «Il decreto non ci convince assolutamente», ha detto il senatore Nicola Calandrini, «il Cura Italia non cura proprio nulla. Continua a porre interrogativi e moduli di richieste da compilare invece di risposte, come fanno i governi assistenzialisti. Nel momento dell'unità nazionale abbiamo mostrato dialogo con il governo, ma siamo rimasti delusi». Un secco no anche da Forza Italia: «Abbiamo chiesto a Conte di passarci la palla e avremmo collaborato», ha detto la Bernini. «Ma abbiamo assistito a un gioco solitario del governo che ci ha fatti sedere in panchina rifiutando buona parte delle nostre proposte. Gli italiani hanno un'unica certezza: che tra due mesi pagheranno le tasse. Essere responsabili non è essere complici di soluzioni in cui non crediamo».Un altro fronte di scontro tra maggioranza e opposizione si è creato alla Camera. I leghisti Emanuele Cestari e Riccardo Molinari avevano presentato una proposta di legge costituzionale per abrogare la ratifica del trattato sul nuovo Meccanismo europeo di stabilità (Mes). Ma la proposta non è stata pubblicata per «valutazioni». Durissimo il commento del leghista Claudio Borghi: «Un atto inaudito», ha scritto su Twitter. «Siamo arrivati al punto che quando si tocca il Mes un parlamentare non può nemmeno fare proposte di legge?».
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