2020-04-30
Il Cavaliere si gode i disastri di Giuseppi
Il premier, una gaffe dopo l'altra, incassa critiche da tutta la sua maggioranza. Se le tensioni sul Mes la facessero saltare, servirebbe nuova linfa per tenerla in vita. E a quel punto a Silvio Berlusconi farebbe molto più comodo trattare con un Re Travicello che con Mario Draghi.Tra Giuseppe Conte e gli italiani l'affetto è tutt'altro che stabile, e a Palazzo Chigi si attendono i sondaggi sulla disastrosa performance di domenica scorsa del premier col ciuffo con lo stesso stato d'animo con il quale il tacchino aspetta il Natale: la confusione totale che ha seminato tra i cittadini che si aspettavano indicazioni sulla fase 2 e si sono trovati a cercare su Internet il significato di «affetti stabili», costerà probabilmente molti punti di popolarità all'ex avvocato del popolo. Il quale, per il momento, non rischia la poltrona: i nomi in circolazione, infatti, da Marta Cartabia a Enrico Letta, non sono altro che specchietti per le allodole, ipotesi che circolano in fantasiosi retroscena, fantasiosi come quelli che vorrebbero la Lega sul punto di spaccarsi: nel Carroccio è in corso solo e soltanto un robusto scambio di opinioni, con Giancarlo Giorgetti che preme su Matteo Salvini affinchè l'ex ministro dell'Interno si renda conto che il calo nei sondaggi è dovuto al fatto che gli italiani, in un momento così tragico, pensano poco ai tweet e molto di più al loro futuro, prossimo e remoto. Giorgetti vorrebbe che la Lega si comportasse da partito di governo, visto che in fondo governa eccome, governa le regioni più colpite dall'epidemia, ma il Carroccio non corre alcun rischio di scissione. Potrebbe spaccarsi definitivamente, invece, il centrodestra: se dopo l'estate si porrà il tema di un allargamento della maggioranza, infatti, o comunque della necessità di sostituire quei parlamentari del M5s che resteranno fermi su posizioni oltranziste, ad esempio sul Mes, Forza Italia è pronta a garantire il suo sostegno a un esecutivo diverso. Guidato da chi? A quanto risulta alla Verità, per Silvio Berlusconi, al contrario di ciò che si legge in giro, Giuseppe Conte sarebbe di gran lunga preferibile al campione dei campioni, cioè a Mario Draghi. Berlusconi, che con la strategia della opposizione responsabile sta risalendo nei sondaggi, sa bene che trattare con Draghi significa obbedire, mentre trattare con Conte significa comandare. Un premier debole è il sogno di ogni azionista di una maggioranza parlamentare: meno il premier conta, più contano i partiti, e che Conte conti poco è un dato di fatto scientifico, e non è un caso che Forza Italia ha già annunciato il «no» alla sfiducia al ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri. Che sia Conte, o che sia Draghi, nulla cambia per Giorgia Meloni, che non è disposta a sostenere alcun governo che non sia frutto di nuove elezioni. «Coerenza, coerenza!», è il grido di battaglia che sta consentendo a Fdi di rosicchiare punti percentuali alla Lega provocando l'inevitabile irritazione di Salvini. L'altro ieri, il segretario leghista ha criticato Giorgia per il suo flash mob di protesta contro il governo, ha esortato alla assidua presenza in Parlamento, e dal quartier generale melonista è stata immediatamente fatta filtrare una lettera indirizzata al presidente della Camera, Roberto Fico, dal capogruppo di Fdi a Montecitorio, Francesco Lollobrigida, che già lo scorso 18 aprile comunicava l'intenzione del partito di partecipare a ranghi compatti ai lavori del Parlamento, mentre la Lega si accordava col Pd sull'autoriduzione delle presenze. Con Fratelli d'Italia certamente all'opposizione di un governo di responsabilità nazionale, e Forza Italia verosimilmente in maggioranza, resta un mistero cosa farebbe Salvini di fronte al nome di Draghi. Resterebbe all'opposizione per non lasciare mano libera alla Meloni? Entrerebbe al governo per accontentare l'ala moderata del carroccio? Non si sa. Quello che si sa è che, almeno per ora, di sostituire Conte non se ne parla: «Non si manda a casa un presidente del Consiglio», confida alla Verità una fonte di primissimo piano del Pd, «per uno scivolone come quello dell'ultimo discorso. Certo, avremmo preferito che Conte concedesse qualcosa in più alle regioni che hanno un livello di diffusione dell'epidemia più basso, ma c'è modo e tempo per rimediare. Perché ha tenuto tutto chiuso? Un po' per non scontentare le regioni del nord, un po' perché il comitato tecnico scientifico è estremamente prudente. L'unico che vuole veramente mandare a casa Conte è Matteo Renzi», aggiunge la fonte Dem, «ma si tratta di pura e semplice disperazione, dovuta al crollo nei sondaggi di Italia viva». E il M5s? Difficile pensare a una manovra politica pentastellata per sostituire Conte, per due ragioni. La prima: il M5s non è in grado di articolare manovre politiche, per definizione. La seconda: qualunque ipotesi metta a rischio la poltrona dei parlamentari viene scartata a prescindere. Voteranno anche il Mes, i grillini, eccome se lo voteranno, magari con qualche «dissidente». Conte resta in sella, quindi, e l'unico rischio che corre davvero è legato a una eventuale esplosione di rabbia popolare se gli aiuti economici promessi non arriveranno in fretta. Nel caso, sarà il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a intervenire per scongiurare scenari apocalittici.
Francesca Albanese (Ansa)
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)