Sull'estorsione che scuote Skopje e il super pm voluto da lady Pesc, la delegata tedesca Doris Pack chiede l'intervento dell'Ue.La pubblicazione effettuata nei scorsi giorni dalla Verità del materiale audio e video comprovante le attività di estorsione svoltesi negli anni passati in Macedonia all'ombra dell'ufficio del procuratore speciale diretto dal giudice Katica Janeva si è trasformata in un vero e proprio terremoto politico e sociale. La nostra redazione, esattamente come il sottoscritto, è stata sommersa, giornalmente, da migliaia di messaggi di sostegno e ringraziamento. Quasi nulle sono state le critiche o minacce che in casi simili difficilmente mancano. Sul sito, su un tema di politica estera, abbiamo superato abbondantemente il milione di contatti. Possiamo dire che la Verità abbia svolto per la popolazione macedone un servizio di pubblica utilità smuovendo alcune situazioni stagnanti e ridando fiducia ad un popolo spossato dal continuo isolamento a cui l'Unione europea sembra averlo condannato per poter portare a termine il piano di limitazione della sua sovranità. I macedoni sono un popolo fiero completamente sfiduciato dalla corruzione e soffre ancora di più quando tale situazione viene, anche solo indirettamente, sostenuta da un Unione europea. Va infatti ricordato che a volere fortememente il procuratore speciale sono stati Jean-Claude Juncker e Federica Mogherini. Ebbene, proprio per tale motivo le sensazionali rivelazioni del nostro giornale hanno provocato sia tensioni interne, che esterne. Internamente l'opposizione, guidata dal presidente del partito Vmro-Dpmne Hristian Micikoski ha sostenuto che la Verità abbia mostarto pubblicamente all'opinione pubblica le prove di una gigantesca piovra politica e giudiziaria di cui il premier Zoran Zaev dovrebbe prendere atto dimettendosi. Quest'ultimo per ora si è affidato a commentare il tutto solamente attraverso un messaggio postato su Facebook nel quale afferma che i protagonisti delle estorsioni hanno abusato del suo nome. Dal carcere nel quale si trova proprio per il caso da «Rackerteering» da noi analizzato, Boki 13 gli ha risposto, attraverso un giornale serbo, che qualora dovessero attentare alla sua vita tutte le prove del coinvolgimento di Zoran Zaev si trovano presso la madre. Dal punto di vista internazionale invece - oltre al fatto che le nostre notizie sono state riprese da numerosi sistemi mediatici tra cui quelli della Germania, dell'Albania, della Serbia e della Slovenia - la prima a reagire è stata la Francia. Il suo ambasciatore a Skopje ha dichiarato che le autorità macedoni devono dare risposte chiare allo scandalo da noi provocato prima che a Bruxelles si proceda nuovamente ad analizzare l'avvicinamento della Macedonia all'Ue. E proprio dall'Unione, da noi tirata in causa fin dagli anni passati per essere stata attraverso Federica Mogherini il grande sponsor della procura speciale e male di tante sofferenze internazionali inferte alla Macedonia, è arrivata la più assordante delle risposte: totale silenzio. Nonostante il periodo vacanziero, migliaia di impiegati del servizio esterno dell'Ue, di cui ben 220 di stanza a Skopje, non hanno potuto rilasciare nemmeno un comunicato istituzionale con l'auspicio che venga presto fatta chiarezza sui fatti. L'ordine da Bruxelles di mantenere il silenzio ed evitare altri danni d'immagine deve essere stato impartito in maniera chiarissima. Tanto chiara da far comprendere che qualcosa davvero non funziona a Doris Pack, per decenni membro del parlamento europeo incaricata dell'allargamento ai Balcani e senza alcun dubbio uno dei più navigati e potenti politici tedeschi in quota Cdu e attuale rappresentante del Ppe . La Pack ha pubblicato ieri sui social un appello fortissimo, una richiesta di immediata reazione, nei confronti del servizio esterno dell'Unione chiedendosi come la struttura della Mogherini possa rimanere in silenzio di fronte alla realtà criminale palesata dal terzo video pubblicato sul sito della Verità.Nel 2015 è stata l'Unione europea a volere l'ufficio del Procuratore speciale che tanti danni ha fatto ai Macedoni. Oggi una loro risposta sarebbe doverosa anche nei confronti di coloro che, interni all'amministrazione dello Stato macedone, hanno nei mesi passati rischiato la vita aiutandoci nella pubblicazione del materiale in quanto convinti che una vera democrazia, basata su un opinione pubblica informata e il controllo dei politici, sia ancora possibile. Per quanto ci riguarda, noi stiamo continuando a valutare la concretezza e la fattibilità legale di altro materiale audio ai fini della possibile pubblicazione. Fino ad allora ci auguriamo che il popolo macedone possa ricevere finalmente un sostegno vero dalle capitali estere che fino a oggi hanno fatto politica nell'ombra.
Ansa
È la logica conseguenza del wokismo: i giudizi non si basano più su parametri oggettivi.
Se è vero che «i fascisti» sono tutti quelli che la sinistra definisce tali indipendentemente dalla loro adesione o meno agli ideali del fascismo, allora anche «i ricchi» sono tutti coloro che la sinistra indica come tali, in maniera puramente circostanziale e situazionista, in base all’opportunità politica del momento.
La surreale discussione sui «ricchi» privilegiati dalla Legge di bilancio, che altri non sarebbero se non quelli che guadagnano 2.500 euro al mese, non si limita a mostrarsi come una delle tante battaglie propagandistiche che la politica deve fare per segnalare la sua esistenza in vita ma è indice di una forma mentis estremamente interessante. Perché se è vero che definire «il fascista» in base al giudizio soggettivo che l’osservatore dà ai comportamenti dell’osservato - per arrivare ad associare un comportamento, una tendenza e financo un’espressione del volto a qualcosa di «fascista» - stabilire la categoria di «ricco» indipendentemente dal denaro che quella persona possiede significa, ancora una volta, rifiutare il principio di oggettività del dato del reale con tutto ciò che tale scelta implica.
Maurizio Landini e Elly Schlein (Ansa)
Bombardieri, come la Cisl, dice che non incrocerà le braccia e isola ancor più la Cgil Che ieri non ha firmato un rinnovo di contratto nella Pa: ennesimo dispetto al governo.
L’esecutivo nazionale della Uil, al termine di un vertice convocato ieri, ha approvato all’unanimità la convocazione di una manifestazione nazionale a Roma per sabato 29 novembre. Obiettivo? ottenere modifiche alla manovra economica varata dal governo. Insomma, sì a una manifestazione, no a uno sciopero. Questo significa anche che la Uil non aderirà allo sciopero generale del 12 dicembre convocato dalla Cgil, confermando l’allontanamento tra le due realtà sindacali.
Nelle stesse ore il segretario della Cgil Maurizio Landini si incontrava al Nazareno con Elly Schlein e altri dirigenti del Pd, che in questi giorni stanno incontrando le le parti sociali. Ma che l’azione di Landini sia ispirata politicamente lo dimostra la scelta di convocare uno sciopero in un giorno diverso da quello convocato dall’Usb. Questi ultimi, infatti, che negli ultimi mesi hanno dimostrato di riuscire a portare nelle piazze numeri importanti di manifestanti, ha scelto il 27 e il 28 novembre per l’agitazione indetta non solo da Usb, ma anche Cobas e altre sigle e riguarderà il personale di sanità, scuola, servizi e pubblica amministrazione, ma a rischio ci sono anche i treni e il trasporto aereo.
(Ansa)
Si è svolta a Roma la quarta Giornata del Veterano, durante la quale la sottosegretaria alla Difesa Isabella Rauti ha ricordato il ruolo dei militari che hanno riportato traumi nel servizio: «La Difesa non lascia indietro nessuno», ha commentato a margine dell’evento.
Il generale Florigio Lista, direttore dell’Istituto di Scienze Biomediche della Difesa, ha spiegato: «Abbiamo fondato un laboratorio di analisi del movimento e stiamo formando dei chirurghi militari che possano riportare in Italia innovazioni chirurgiche come l’osteointegrazione e la Targeted Muscle Reinnervation».
Il rettore della Scuola Superiore Sant’Anna, Nicola Vitiello, ha evidenziato l’obiettivo dell’iniziativa: «Dare ai veterani gli strumenti per un reinserimento completo all’interno della società e del mondo del lavoro».
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Giorgia Meloni (Ansa)
A beneficiarne è stato soprattutto chi guadagna fino a 15.000 euro (-7%) e fino a 35.000 euro (-4%). Corsa agli emendamenti alla manovra. Leo: «Dall’aumento dell’Irap potremmo escludere automotive e logistica».
Ormai è diventato un mantra, una litania che la sinistra, con il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, che fa da apripista, ripete da giorni. È una legge di bilancio che diminuisce le tasse ai «ricchi», che dimentica le classi meno abbienti, una manovra squilibrata a vantaggio di pochi. La risposta del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, è che è stata effettuata invece un’operazione di riequilibrio a vantaggio del ceto medio, che nelle precedenti leggi di bilancio era stato sacrificato per concentrare risorse sulle famiglie in maggiore difficoltà. C’è quindi un filo conduttore che segna gli anni del governo Meloni, ovvero la riduzione complessiva del carico fiscale, come annunciato nel programma elettorale, che si realizza per tappe dovendo sempre rispondere ai vincoli di bilancio e agli obiettivi di rientro del deficit concordati con la Ue. Obiettivi che dovrebbero essere raggiunti con il calo del deficit sotto il 3% del Pil, in anticipo sulla tabella di marcia.






