2019-11-25
Il cardinal Sardina mette all’indice la destra alla vigilia del voto in Emilia
Matteo Maria Zuppi, vescovo di Bologna che ha appena ricevuto la porpora dal Papa, a due mesi dalle regionali pubblica «Odierai il prossimo tuo». Un manifesto su immigrazione e sovranismi che sembra un proclama politico.Negli ultimi giorni, l'offerta ittica è stata piuttosto ampia. Eppure mancava ancora il pesce grosso. A colmare il vuoto arriva ora il cardinal Sardina, al secolo Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna a cui il Papa ha concesso la porpora lo scorso ottobre. Con le elezioni in Emilia Romagna alle porte, il monsignore ha deciso di scendere in campo per dare man forte alle forze progressiste (sardine, tonni e scorfani compresi) contro Matteo Salvini. Il nuovo libro del cardinale, in uscita fra un paio di giorni per Piemme, si intitola Odierai il prossimo tuo ed è a tutti gli effetti un manifesto di antisalvinismo.I contenuti della pregevole opera li ha perfettamente riassunti La Lettura del Corriere della Sera in un gigantesco servizio di due pagine intitolato «L'antisovranista». Nel sommario si legge: «Che cosa sostiene Matteo Zuppi? Quello che sostiene da 2.000 anni il Vangelo: che non si possono alzare muri, che non si devono chiudere i porti, che è sbagliato dire “prima gli italiani!"». Certo, il testo sacro dice esattamente così: che non bisogna chiudere i porti. Viene da chiedersi dove le abbiano rimediate le citazioni, i colleghi del Corriere, forse dal vangelo secondo Carola. Al netto delle esagerazioni della stampa militante, però, il libro di Zuppi è davvero un feroce attacco a Salvini (mai nominato ma costantemente evocato) e alle destre più in generale. Il cardinale, come prevedibile, insiste con particolare decisione sull'importanza dell'immigrazione. «L'accoglienza», spiega, «non è un incubo da evitare, è il modo in cui la società cresce, ringiovanisce, matura». Sentire un cardinale schierarsi a sostegno della sostituzione etnica suscita una vaga inquietudine, ma il meglio deve ancora venire.Tra le priorità del Paese, secondo Zuppi, dovrebbe esserci l'approvazione dello ius culturae. Va fatto subito, senza esitazioni: «Se una legge come quella dello ius culturae venisse approvata, porterebbe all'integrazione completa di migliaia di bambini che vivono fianco a fianco con i nostri figli, che studiano le stesse materie, che fanno il tifo per le stesse squadre e amano gli stessi eroi, per farli partecipare da protagonisti alla nostra cultura, alle nostre tradizioni e alla nostra civiltà. Regole chiare, diritti e doveri ma anche un'opportunità che rende l'integrazione sicura, duratura, possibile».Il cardinale non ama lo slogan «prima gli italiani», per lui dovrebbe essere sostituito da «prima tutti». Con estrema raffinatezza di pensiero, egli se la prende con i nazionalismi accusandoli di ogni male. «I sovranismi», attacca, «secondo molti sarebbero una soluzione per correggere la globalizzazione. Mi sembra una semplificazione ingenua - se non fosse sostenuta da forze e persone tutt'altro che ingenue - e pericolosa». Chiaro: il sovranismo e i suoi sostenitori sono pericolosi. Dunque meglio non votare per Lega, Fratelli d'Italia e simili. Però la filippica continua: «L'enfasi sulle frontiere ha troppo in comune con le ossessioni dei nazionalismi che hanno avvelenato il secolo scorso con due guerre mondiali e il paganesimo della superiorità della razza». Sapete cosa stupisce, più di tutto? La superficialità con cui alcuni uomini di Chiesa affrontano questioni così importanti. Zuppi ripete banalità senza approfondire. Ripete la fandonia secondo cui le guerre mondiali sarebbero state causate dal nazionalismo nazista, mentre - come ha ben spiegato Yoram Hazony - è stata la tentazione espansionistica tedesca a scatenare il conflitto. Il desiderio germanico di distruggere le frontiere ha prodotto la guerra, non la volontà di difendere i confini. A Zuppi, tuttavia, sembra importare solo una cosa: denigrare tutto ciò che odori leggermente di destra. Chissà, forse teme che la sua città cambi bandiera.Ne ha per tutti, l'arcivescovo. Bacchetta chi «calpesta il pane destinato ad altre etnie» (riferimento alle rivolte romane contro la concessione di case popolari ai rom). Ribadisce concetti di totale correttezza politica riguardo al maschilismo che infetterebbe la nostra società. Si dilunga sull'importanza del dialogo con i musulmani. Ripete i mantra ormai stranoti contro «l'odio», «la rabbia», «l'ignoranza» che infestano l'Italia, tutti mali prodotti dal sovranismo.Certo, Zuppi non dice che bisogna votare a sinistra. Gli basta suggerire che non si deve votare a destra. È proprio come le sardine: si accontenta di colpire i sovranisti per far sì che non si prendano Bologna e l'Emilia Romagna. E pensare che un tempo, alla guida della diocesi di Bologna, c'era un arcivescovo che spiegava come una cattiva e superficiale gestione dell'immigrazione potesse «preparare anche per il nostro popolo un futuro di lacrime e sangue». Quell'arcivescovo si chiamava Giacomo Biffi. Ed era davvero un grande pensatore.