2025-04-18
Il capo di Nvidia vola a Pechino per ricucire
Incontro tra Huang e il vice di Xi per tamponare i danni dello stop all’export del chip H20, essenziale per l’Ia.Non solo dazi: il confronto tra Stati Uniti e Cina non riguarda solo il commercio, ma anche lo scambio di beni considerati strategici, come terre rare e microchip. Ieri Jensen Huang, amministratore delegato della americana Nvidia (la maggiore azienda mondiale nel settore dei microchip avanzati) è sbarcato a Pechino, ospite di un’azienda cinese cliente. Un viaggio la cui tempistica si spiega con il fatto che poche ore prima il governo americano aveva imposto lo stop alle esportazioni verso la Cina dei processori denominati H20, utilizzati come acceleratori per l’Intelligenza artificiale, per motivi di sicurezza nazionale. Nel suo comunicato, Nvidia spiega che il freno alle esportazioni del suo processore più venduto in Cina comporterà una svalutazione di 5,5 miliardi di dollari in bilancio, tra inventario e impegni di acquisto. In borsa il titolo è scivolato in due giorni del 9% circa, portando con sé gran parte del settore. L’azienda high-tech è stata colta di sorpresa dal divieto, a quanto pare, poiché la GPU H20 era stata prodotta proprio per rispettare le restrizioni all’export verso la Cina che già l’amministrazione di Joe Biden aveva imposto durante il suo mandato. L’H20 era stato creato, di fatto, appositamente per i clienti cinesi: un chip di potenza inferiore, ma estremamente performante per ciò che riguarda la cosiddetta inferenza.La sospensione imposta dal governo americano interrompe una fornitura da 16 miliardi di dollari per chip Nvidia H20, ovvero 1,3 milioni di chip, che avrebbero dovuto finire a tre colossi cinesi: Alibaba, Tencent e ByteDance. I chip avrebbero potuto essere usati in cluster di elaborazione che avrebbero dato una potenza enorme alla rampante Ia cinese, DeepSeek.La decisione di Donald Trump di fermare il commercio di H20 Nvidia verso la Cina arriva dopo una cena, avvenuta diversi giorni fa a Mar-a-Lago, proprio tra il presidente americano e Huang, il quale forse sperava di poter scucire un’esenzione. Così non è stato, nonostante l’annuncio del maxi-investimento da 500 miliardi nei prossimi quattro anni negli Stati Uniti da parte del colosso tecnologico.La decisione del Bureau of Industry and Security (Bis) di sottoporre a licenza l’export verso la Cina della tecnologia della GPU H20 è stata salutata con favore da un influente think tank americano, l’Institute for Progress (Ifp), che nei giorni scorsi aveva segnalato il fatto che l’H20 violava le restrizioni americane sull’utilizzo finale dei supercomputer. Questi chip di Nvidia, infatti, sono potenti Gpu utilizzate per l’inferenza dell’intelligenza artificiale. In pratica, questi chip permettono all’Ia di riconoscere schemi e trarre conclusioni da informazioni che non hanno mai visto prima, una caratteristica fondamentale nell’Ia generativa, che evidentemente le precedenti restrizioni avevano trascurato.Durante la sua visita a Pechino, Jensen Huang, secondo alcune fonti, avrebbe incontrato proprio il fondatore di DeepSeek, Liang Wenfeng, e il vicepremier cinese He Lifeng. L’invito a Pechino da parte di un cliente è stata dunque, in realtà, l’occasione per spiegare che il maxi ordine è stato bloccato dal governo americano. Tuttavia, una buona parte del milione di chip H20 prodotti da Nvidia nel 2024 è già finita in Cina, molto probabilmente. DeepSeek conterebbe già su 60.000 chip H20.La Cina è un mercato importantissimo per Nvidia, che ora però dovrà fare i conti con i limiti alle esportazioni. La domanda di chip avanzati in Cina è letteralmente esplosa, sull’onda del successo di DeepSeek, con i big cinesi del settore già in cerca di alternative. Tra queste, vi sarebbe Huawei, anche se il ritardo rispetto a Nvidia è abissale.Vi è da notare che in Cina lo sviluppo di Ia avviene in maniera aperta, contrariamente a quanto avviene nella Silicon Valley. L’approccio collaborativo cinese ha permesso alle aziende tecnologiche del Paese, che condividono i modelli di Ia gratuiti e leggeri, di innovare più rapidamente e sfruttando l’intelligenza collettiva della massa.La rinnovata attenzione di Donald Trump alle questioni tecnologiche è stata probabilmente stimolata anche dalla Commissione parlamentare sulla Cina, che nei giorni scorsi ha affermato che DeepSeek rappresenta una «grave minaccia» per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e ha esortato Nvidia a fornire dettagli su dove siano finiti i chip H20 già consegnati. Le nuove restrizioni rappresentano una indicazione molto forte del fatto che Trump proseguirà negli sforzi di Washington per frenare lo sviluppo della Cina nel settore dei semiconduttori e dell’intelligenza artificiale. Un nuovo capitolo del confronto tra i due paesi, dopo i dazi reciproci e lo stop all’export di terre rare da parte cinese. In questo caso però non si tratta di un capitolo della guerra commerciale, bensì di un confronto strategico. Le restrizioni cioè potrebbero non avere mai una scadenza, ben oltre una eventuale composizione della disputa commerciale in atto, poiché riguardano l’ascesa della capacità cinese nell’Ia avanzata.La politica americana verso la Cina richiede sempre più all’Europa di schierarsi. Il tema non era all’ordine del giorno dei colloqui di Giorgia Meloni con Donald Trump di ieri, ma è il vero elefante nelle stanze di Bruxelles.
Palazzo Berlaymont, sede della Commissione europea (Getty Images)
Manfred Weber e Ursula von der Leyen (Ansa)
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)