2024-01-26
Il capo del Fisco moltiplica poltrone e stipendi
Ernesto Maria Ruffini (Imago economica)
In barba alla spending review chiesta dal governo, Ernesto Maria Ruffini ha duplicato decine di uffici e ha promosso una pletora di persone. Poi se n’è andato in tour a presentare il suo libro inseguito dalle voci su una sua candidatura per il Pd.Mentre il presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti chiedevano tagli e responsabilità a tutti i ministeri, approvando nella manovra di bilancio 2024 una spending review per 2 miliardi di euro, il direttore dell’Agenzia delle entrate e della riscossione, Ernesto Maria Ruffini, ha approvato a fine anno una riorganizzazione con la quale di fatto ha duplicato una serie di poltrone. Ruffini, sbocciato alla Leopolda di Firenze nel 2010, nel 2015 diventa ad di Equitalia, per poi approdare all’Agenzia delle entrate nel 2017, dove resta per un anno. Dopo un periodo in panchina Ruffini torna a fare il direttore dell’Agenzia delle entrate nel gennaio 2020, quando il ministro dell’Economia è il dem Roberto Gualtieri. Ruolo nel quale viene confermato anche dal governo Meloni. Da mesi Ruffini si è ammutolito. Non rilascia più interviste dall’ultima in piena estate 2023, in cui ha rovinato le vacanze a tutta la maggioranza, dichiarando che «il fisco non può essere amico», esattamente il contrario di quello che afferma tutta la coalizione di governo, a partire dalla premier e dal suo vice ministro dell’Economia e autore della riforma fiscale, Maurizio Leo. All’epoca era scattato un coro di proteste, a partire proprio, da quella del vice ministro, che secondo quanto riportato all’epoca da Dagospia, aveva telefonato al direttore delle entrate per un chiarimento sulle sue dichiarazioni. E anche nelle scorse settimane il leader della Lega Matteo Salvini ha ricordato che «L’Agenzia delle entrate non può essere solo una fonte di problemi per i cittadini».All’epoca dell’infelice sortita Ruffini forse era stato mal consigliato dal suo portavoce, Paolo Fantauzzi, che con il caldo estivo pensava di lavorare ancora per i 5 Stelle (era il portavoce dell’ex ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, prima di approdare all’Adgenzia, all’indomani dell’arrivo a via Arenula di Marta Cartabia). Asserragliato nella sede romana dell’ex Catasto, lontano dalla sede principale di via del Giorgione, dove dirigenti e funzionari non lo vedono da tempo, Ruffini si consola andando in tour per l’Italia a presentare il suo libro sulla Costituzione, con reportage fotografico delle tappe su Instagram. Quasi una preparazione di una campagna elettorale tutto proprio mentre nei corridoi dei palazzi del potere si rincorrono le voci su un suo presunto futuro politico: c'è chi dà Ruffini candidato alle europee con il Pd o chi, addirittura, lo descrive pronto a correre per la segreteria dei dem nel dopo Schlein.L’occasione per la tornata di promozioni all’Agenzia della riscossione, è stata la cessione del ramo di azienda dell’Information technology (It) a Sogei, la società informatica del ministero dell’economia, prevista dalla legge di bilancio 2023 e diventata operativa dall’1 gennaio 2024, con il passaggio di 160 dipendenti della Riscossione a Sogei. A fronte di questa operazione che rappresenta una voce di costo annuale per l’Agenzia della riscossione e in vista del graduale passaggio di Agenzia della riscossione in quella delle Entrate entrate previsto nella delega fiscale, Ruffini invece di lasciare la struttura così com'era, priva dei responsabili dell’It passati in Sogei, anzi magari snellendola, ha duplicato le posizioni di responsabilità rimaste. Adesso ci sono due direttori dell’organizzazione, uno nella divisione riscossione e l’altro nella divisione risorse, mentre in Agenzia delle entrate non ce n'è neanche uno. Duplicata la direzione, sono raddoppiati anche sotto i settori e gli uffici: quindi da una parte c’è il settore processi della riscossione, dall’altra c’è il settore processi corporate. E così a cascata gli uffici. Con la stessa logica adesso ci sono due direttori del legale: uno è direttore della normativa di riscossione e l’altro è direttore del legale corporate. Poi ci sono decine di uffici che vengono elevati al grado superiore di settori creando nuovi posti dirigenziali e nuovi capi ufficio: dalla tesoreria all’amministrazione, dalla consulenza legale alla sicurezza del lavoro. Decine di incarichi da assegnare nelle prossime settimane e molti già assegnati a inizio anno, in sfregio alle regole di accesso alla dirigenza pubblica, promuovendo e confermando a direttori, suoi fedelissimi privi di laurea, con il solo diploma, diventati dirigenti quando la riscossione era privata, in mano alle banche: dal capo della divisione riscossione Luigi Favè a quello della direzione organizzazione di riscossione, Andrea Parma, che sono stati preferiti nella selezione di fine anno a colleghi con lauree e master. Così come quasi tutti i direttori regionali, tra le cui fila i laureati sono sparuta minoranza a differenza dei colleghi dell’Agenzia delle entrate. Diplomati che ora si trovano a essere dirigenti di vertice della pubblica amministrazione, che ha le sue regole per l’accesso, e con stipendi chein qualche caso sfiorano i 200.000 euro, quando in Agenzia delle entrate è indispensabile avere la laurea per essere assunto a 1.200 euro al mese. Eppure, come ha spiegato più volte il ministro della Funzione pubblica, Paolo Zangrillo, dalla disposizione prevista dal governo Draghi fino al 2025, che consente la deroga al titolo di studio per le progressioni verticali degli statali, sono escluse le aree di elevata qualificazione. Si applica infatti agli assistenti e alle aree professionali per diventare funzionari. In attesa del graduale passaggio della Riscossione e del relativo personale nel perimetro di Agenzia delle entrate, Ruffini ha comunque deliberato un piano di 500 nuove assunzioni all’anno per tre anni. A breve dovrebbe uscire il primo bando.
Francesco Nicodemo (Imagoeconomica)
(Ansa)
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Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)