2020-07-09
Il bluff sul ponte è finito. Il Pd assegna di nuovo la gestione ai Benetton
Dopo insistite campagne dei 5 stelle contro «i responsabili del crollo del Morandi», il cavalcavia ricostruito resta ai vecchi concessionari. E il premier fa il finto tonto.Giuseppe Conte l'aveva annunciato già il 18 ago-sto 2018, a pochi giorni dal crollo del ponte Morandi: «Il governo ha formalmente inoltrato ad Autostrade per l'Italia la lettera che avvia la caducazione della concessione». Lo scorso ottobre ricordava: «Il procedimento in corso è per la caducazione». Il 3 giugno 2020 rilanciava: «Ci sono tutte le carte per portare avanti la caducazione». Ma il sedicente avvocato del popolo, un mese dopo, è riuscito a ribal-tare perfino la più rutilante e simbolica delle promesse. La gestione del ponte, al contrario di quanto giurato e spergiurato, è stata affidata nuovamente ad Aspi. Aprendo l'ennesima e surreale spaccatura tra i giallorossi. La missiva che tutto smentisce è stata inviata lo scorso 6 luglio dal ministro dei Trasporti, Paola De Micheli. Usualmente burocratica, eppure straordinariamente chiara. Destinatari: il commissario straordinario per la ricostruzione, Marco Bucci, e lo stesso presidente del Consiglio. «Al termine dei lavori» informa De Micheli «l'infrastruttura in questione deve ritenersi riassorbita nel rapporto concessorio vigente al momento del trasferimento». Ovvero, torna ad Autostrade. Che dunque, il 29 luglio, rientrerà in possesso del ponte, ricostruito da Renzo Piano, che è accusata di aver fatto crollare per inerzia e negligenza. Strepitoso, no? Vaglielo a spiegare alle famiglie delle 43 vittime e ai martoriati genovesi. Poco importa. «La consegna» dettaglia ancora la ministra dem «deve risultare coerente con l'assetto normativo, anche al fine di prevenire potenziali contenziosi con l'amministrazione». Davanti agli arcigni avvocati di Aspi, il governo cala quindi le braghe. Ma, come sempre, lascia aperte le porte a un clamoroso quanto improbabile rovesciamento di fronte. «La gestione va al concessionario, che oggi è Aspi, ma sulla vicenda c'è ancora l'ipotesi di revoca» illumina De Micheli. Insomma, Giuseppi non si perda d'animo: per l'amata caducazione, ormai icona del tergiversare governativo, c'è sempre tempo. Così, il nostro presidente del Consiglio interviene lesto da Madrid: «Io sono stato molto chiaro. Ho detto che questo dossier va chiuso. E ho già detto ai ministri direttamente competenti che mi aspetto di farlo ad horas o comunque a fine settimana. Dobbiamo evitare una situazione paradossale». Ma di paradossale rimangono solo i suoi reiterati giuramenti e gli improbabili stupori. Il primo a commentare il misfatto è dunque il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti. «Ebbene, dopo due anni di minacce, immobilismo, proclami, giustizia promessa e rimandata, il ponte di Genova verrà riconsegnato proprio ad Autostrade, come ha ordinato il governo M5s-Pd. Voi ridate il ponte senza ottenere nulla. Noi continuiamo a lavorare per l'interesse dei liguri». Anche il segretario della Lega, Matteo Salvini, carica a testa bassa: «Cosa non si fa per salvare la poltrona, 5 stelle ridicoli e bugiardi, due anni di menzogne e tempo perso». Mentre Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia, parla di «de profundis del Movimento». Eh, no. Loro non c'erano. E se c'erano, dormivano. Il diabolico reggente del Movimento, Vito Crimi, quindi scrive: «Il ponte di Genova non deve essere riconsegnato nelle mani dei Benetton. Non possiamo permetterlo. Questi irresponsabili devono ancora rendere conto di quanto è successo e non dovrebbero più gestire le autostrade italiane. Su questo i 5 stelle non arretrano di un millimetro». Per carità. E il ministero degli Esteri, Luigi Di Maio, ricorda le promesse fatte ai familiari delle vittime: «I Benetton non avrebbero più gestito le autostrade. Tantomeno il ponte. Le promesse vanno mantenute». In realtà, proclami a parte, la linea del governo sarebbe ormai definita: evitare la revoca in cambio degli impegni su investimenti, tariffe e manutenzione dell'intera rete. I grillini, certo, strepiteranno un pò. Ma si preparano comunque a ingoiare l'ennesimo e indigeribile rospo. Lo stesso, d'altronde, saranno probabilmente costretti a fare pure sul Mes. Il viadotto torni nelle sicure mani di chi è sotto inchiesta con le accuse più turpi. Anche se, nella lettera inviata a Bucci e Conte, la ministra tenta di minimizzare. Non fatevi illusioni: l'affidamento ad Aspi serve solo per non ritardare l'apertura del ponte ed evitare ulteriori contenziosi. È un trasferimento pro-tempore. Insomma, lo Stato si mette intanto al riparo da perigliose pretese risarcitorie della società dei Benetton. Che, con una nota, infierisce: «Mai ricevuto alcun riscontro formale alle proposte inviate all'esecutivo per la definizione del contenzioso, né mai alcuna proposta formale è stata formulata dall'esecutivo stesso». Resta la mortificante evidenza: dopo quasi due anni di rassicurazioni, il governo viene sconfitto anche sul Ponte Morandi. Eppure, almeno stavolta, doveva spuntarla. Il giurista Giuseppi, esperto di comi e codicilli, l'aveva promesso. Invece l'avvocato del popolo assomiglia sempre più all'Azzeccagarbugli del Manzoni: «Signor dottor delle cause perse».