2018-11-02
Il blocco grillino alla prescrizione condanna l’Italia al processo eterno
Il Guardasigilli vuole che dopo il primo grado i procedimenti non abbiano limiti di tempo. La Lega è contraria. Così la lentezza del sistema viene fatta pagare ai cittadini. E gli investitori stranieri scappano a gambe levate.Annotate queste cifre: statistiche ufficiali del ministero della Giustizia. Procedimenti penali pendenti: 1.520.599. Procedimenti civili pendenti: 3.587.589. Aggiungete la stima di Bankitalia: 1% di Pil perso per il cattivo funzionamento del servizio giustizia. Per concludere, scorrete la classifica compilata della Banca mondiale: Italia sul gradino numero 157, su 183 Paesi, per la durata dei processi. Ne ricaverete la fotografia di un sistema giustizia in cui molti milioni di italiani sono rimasti letteralmente intrappolati: vite in bilico, famiglie devastate, imprese messe in ginocchio. E anche quando arriva - dopo parecchi anni - un esito positivo, rischia di essere un'atroce beffa, a danno ormai conclamato. All'improvviso, annunciato da un post su Facebook del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, e formalizzato da un emendamento parlamentare presentato in commissione al disegno di legge anti corruzione, è arrivato un intervento a gamba tesa dei grillini: «Prescrizione sospesa dopo il primo grado di giudizio». L'Unione delle camere penali ha proclamato lo stato di agitazione e la stessa Lega ha manifestato sconcerto e irritazione attraverso il capogruppo alla Camera, Riccardo Molinari: «L'emendamento è stato presentato dai relatori, non è concordato a livello di governo, non è passato dal Consiglio dei ministri e ci riserviamo di fare valutazioni». E infatti, la notte scorsa è arrivato un primo stop. Nell'ufficio di presidenza delle commissioni Affari costituzionali e giustizia della Camera, la Lega, con il sostegno delle opposizioni, ha chiesto ai presidenti delle commissioni più tempo per esaminare il provvedimento. E tutti i gruppi (tranne M5s) hanno chiesto di scrivere al presidente della Camera, Roberto Fico, per far slittare l'arrivo in Aula del ddl, inizialmente previsto a dicembre.Va peraltro ricordato che, anche nel contratto di governo Lega-M5s, c'era un riferimento abbastanza generico alla «riforma della prescrizione»: che adesso ci si arrivi così, di fatto per decisione autonoma di una sola parte, appare francamente sorprendente. Sono in molti, nella stessa maggioranza, a inserire anche questo episodio in una sequenza ormai classica. Ogni volta che i 5 stelle si trovano in difficoltà (pace fiscale, sondaggi in discesa, interviste di Alessandro Di Battista, imminenza di una manifestazione del Movimento), c'è da temere un colpo di testa. Ma stavolta la sensazione è che il Guardasigilli abbia davvero esagerato. Ci sono almeno dodici ragioni per cui l'intervento annunciato dal ministro appare incongruo. Una ragione di principio. La prescrizione non è una furbata del cittadino, ma un sacrosanto venir meno della pretesa punitiva dello Stato se la giustizia non è stata in grado, dopo un tempo lunghissimo, di concludere il procedimento. Prendersela con il cittadino è surreale: sarebbe come aggredire il malato se un ospedale non funziona. L'effetto di una sospensione della prescrizione sarebbe quello di avere processi eterni dopo il primo grado. Restare potenzialmente per tutta la vita sotto la spada di Damocle. L'emendamento grillino nemmeno distingue tra sentenza di primo grado assolutoria o di condanna: si resterebbe tutti sui carboni ardenti per l'eternità. O dopo una condanna in primo grado o dopo l'impugnazione dell'assoluzione da parte del pm.La Corte costituzionale ha già stabilito che eventuali norme sfavorevoli al cittadino in materia di prescrizione non possano operare retroattivamente. Morale: le nuove norme non potrebbero essere applicate a eventuali reati commessi prima della loro entrata in vigore. In ogni caso, è palese l'incostituzionalità di un «processo eterno», rispetto alla previsione della Carta di una «ragionevole durata del processo». Circa il 70% dei procedimenti vanno in prescrizione al termine delle indagini preliminari, perché la fase delle indagini da parte dei pm si prolunga in modo eccessivo: materia non toccata dall'emendamento grillino. Quindi il tema è il ritardo delle investigazioni, ben più che quello dei processi in sé. Che accadrebbe in concreto se l'emendamento passasse? L'unica fretta per la macchina della giustizia sarebbe quella di chiudere il primo grado un attimo prima della prescrizione. Poi si potrebbe procedere con tutta calma.Dopo il primo grado, per ulteriore paradosso, proprio i procedimenti per reati contro la Pubblica amministrazione, non essendo più oggetto di prescrizione, sarebbero realisticamente trattati con più lentezza. In altre parole, non ci sarebbe più nessuna fretta di celebrare l'appello, dove oggi circa la metà delle sentenze di primo grado sono riformate.La stessa Pubblica amministrazione potrebbe sapere solo dopo molti anni se un suo funzionario è stato corretto o invece infedele, con evidente danno per il funzionamento della macchina pubblica. Stessa sorte per le vittime, che dovrebbero attendere molti anni in più per la chiusura di tutto il procedimento, e per ottenere il risarcimento. Il governo precedente aveva già ulteriormente allungato la prescrizione: sospensione di 18 mesi in più dopo una condanna in primo grado, e di altri 18 dopo una condanna in appello. Non bastava?Tutti sanno che ciò che trattiene gli investitori esteri dallo scommettere sull'Italia (qualunque report di un'azienda internazionale comincia da qui) è proprio la lunghezza dei processi e l'incertezza del nostro sistema giudiziario. Provate ora a spiegare a un investitore straniero che potrebbe ritrovarsi sotto processo vita natural durante. Fuggirà a gambe levate: esattamente il contrario di ciò che serve oggi all'Italia.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)