2019-09-05
I giovani affidati
al balduccino che amava il capo della Cricca
Il nuovo ministro dello Sport è Vincenzo Spadafora, grillino, difensore dei diritti Lgbt che accusò Matteo Salvini di fomentare il sessismo. L'unica famiglia naturale che ha amato è quella di Angelo Balducci, il capo della Cricca degli appalti che lui chiamava «Papi».Alla Famiglia una mezza sconosciuta gradita ai gay che tifa «ius culturae». Vicina a Matteo Renzi, Elena Bonetti invocò l'apertura degli scout cattolici sulle coppie omo.Lo speciale comprende due articoli. Qualcuno, ieri, ha tirato un sospiro di (mezzo) sollievo: fortuna che Vincenzo Spadafora non sarà a capo del dicastero della Famiglia, ma ministro senza portafoglio delle Politiche giovanili e dello sport. Del resto, quali siano le sue posizioni è noto: quando a Verona, mesi fa, si è tenuto il Congresso mondiale delle famiglie, Spadafora - all'epoca sottosegretario con delega alle Pari opportunità - ha fatto il diavolo a quattro, chiedendo che fosse levato il patrocinio alla manifestazione. Da lì in poi la famigerata frase di Luigi Di Maio sulla «destra di sfigati». Sappiamo bene, insomma, che a Vincenzino stanno a cuore sopratutto gli interessi dei gruppi arcobaleno. Non a caso, sempre da sottosegretario, ha messo in piedi il «Tavolo di consultazione permanente per la promozione dei diritti e la tutela delle persone Lgbti», composto di 48 organizzazioni. Una iniziativa che portò molti frutti: per lo più, gli attivisti si riunirono al fine di sputare sul governo di cui Spadafora faceva parte, definendolo razzista e omofobo. Una opinione che il nuovo ministro dello Sport (o ministro per sport, staremo a vedere) probabilmente condivideva in pieno. In sostanza, egli si è ferocemente opposto a qualsiasi iniziativa riguardante la famiglia naturale. È stato, per dire, uno dei più acerrimi nemici del decreto Pillon sull'affido condiviso, tanto da promettere: «Quella legge non passerà mai». Si è più volte espresso a favore di una legge bavaglio contro l'omofobia. Quando Lorenzo Fontana era ministro della Famiglia, Spadafora non esitò a contestarlo per le sue frasi sulle coppie gay, prendendo le difese dei «bambini concepiti con tecniche di procreazione medicalmente assistita da coppie dello stesso sesso». Va detto che Spadafora è stato coerente: da buon sostenitore della procreazione assistita ha fatto da padre surrogato a questo nuovo governicchio, brigando a non finire perché andasse in porto. Anche perché con la Lega, lui proprio non riusciva a non litigare. Di recente, il nostro eroe è arrivato addirittura ad accusare Matteo Salvini di essere responsabile della deriva sessista dell'Italia, come se le violenze contro le donne fossero colpa della Lega o dei sovranisti. Insomma, è chiaro che un personaggio del genere al ministero della Famiglia sarebbe stato una iattura. Un giorno gli chiesero di commentare il ripristino della dicitura «padre» e «madre» sulle carte d'identità dei ragazzini e lui lo definì «un'assurdità». Spadafora, è chiaro, le famiglie naturali proprio non le digerisce. Tutte tranne una. Il bravo Vincenzo, infatti, negli anni ha dato prova di grande amore per una famiglia in particolare: quella di Angelo Balducci, ormai celebre capo della Cricca degli appalti (per questo gli hanno confiscato 9 milioni e l'hanno condannato, nel 2018, a 6 anni e mezzo per associazione a delinquere). Nel maggio del 2008, proprio per dimostrare il suo sentimento profondo, l'attuale ministro scrisse via sms a Balducci: «Se domani non ci vediamo giuro che mi lego seminudo a una tua gigantografia fuori casa tua urlando il mio amore e poi dandomi fuoco. E così sarò il primo balduccino suicida!». Circa un anno dopo, nel maggio 2009, proprio nei giorni in cui i giornali si occupavano dei rapporti tra Silvio Berlusconi e la giovane Noemi Letizia, Spadafora prese ispirazione da quella vicenda e scrisse a Balducci: «Ciao Papi, incontreresti un tuo giovane balduccino?». Uno con così tanto affetto verso il «papi», dopo tutto, alla Famiglia poteva persino starci bene... In effetti, però, il solerte Vincenzo ha sempre dimostrato parecchia sensibilità anche nei riguardi delle politiche giovanili. Per esempio, quando era presidente di Unicef Italia (lo rimase tra il 2008 e il 2011), assunse Filippo Balducci, il figlio di Angelo. Lui si che si è dato da fare per aiutare le nuove generazioni… È davvero un peccato che Balducci sia caduto in disgrazia. Da ministro, Spadafora avrebbe potuto perfino creare un nuovo gruppo giovanile, tipo quello dei pionieri sovietici: i «balduccini», con tanto di divisa da scout. A dirla tutta, di giovani e giovanissimi Spadafora si è occupato già in un'altra occasione, cioè quando era Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, tra il 2013 e il 2015. Era tra quelli che avrebbero dovuto occuparsi del sistema degli affidi, ma ha accuratamente evitato di farlo, anche se le problematiche relative alla gestione dei minori - quelle che hanno prodotto il sistema Bibbiano, per intendersi - gli erano state segnalate pubblicamente più volte. Ma, come sappiamo, il balduccino ha a cuore ben altre tematiche, quelle Lgbt. Dal ministero dello Sport non potrà occuparsene? Non ne saremmo tanto sicuri. Alla Famiglia è stata sistemata una signora politicamente piuttosto fragile, su cui sarà agevole fare pressione. E, prima ancora che il governo dell'inciucio nascesse, Spadafora ha piazzato un suo fedelissimo all'Unar, l'ente anti discriminazioni. Parliamo di Triantafillos Loukarelis, che con Spadafora ha lavorato all'Unicef e all'Autorità garante. Per prima cosa, costui ha promesso più azioni a favore di Lgbt e rom. Complimenti al neo ministro, dunque. Di giovani, dicevamo, se ne intende. E pure di sport. Di scalate, soprattutto.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/il-balduccino-arcobaleno-seguira-i-giovani-2640195096.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="alla-famiglia-una-mezza-sconosciuta-gradita-ai-gay-che-tifa-ius-culturae" data-post-id="2640195096" data-published-at="1758063391" data-use-pagination="False"> Alla Famiglia una mezza sconosciuta gradita ai gay che tifa «ius culturae» Elena Bonetti da Mantova, chi è costei? La nuova ministra della Famiglia, con delega alle Pari opportunità, è una illustre sconosciuta. Soprattutto si distingue per essere sodale di Matteo Renzi. Come il senatore di Rignano sull'Arno è una scout e lo si legge nel suo curriculum sul sito del Partito democratico: «La passione educativa e il desiderio di accompagnare le giovani generazioni ad essere buoni cittadini (…) trovano le radici nel mio cammino scout. Su questa strada ho imparato la bellezza del camminare insieme, la felicità e la pienezza che nascono dal servizio, il coraggio di dire sì, la chiamata a lasciare il mondo migliore di come l'abbiamo trovato». Belle parole e molto apprezzate dallo stesso Renzi che nel 2017 la nominò nella segreteria nazionale del Partito democratico, tra i 12 membri più stretti del suo staff. Lo decise in base all'esperienza che la Bonetti aveva maturato ai vertici nazionali dell'Agesci, l'associazione delle guide e degli scout cattolici, mondo che l'ex segretario dem conosce assai bene. Le affidò la delega sui giovani e la formazione. Da sottolineare che la neo ministra nel 2014 è stata tra i firmatari della «Carta del coraggio» assieme a don Gallo, in cui si chiedeva all'Agesci un'apertura su temi legati a omosessualità e coppie gay. Motivo per cui l'universo arcobaleno, appena saputo della nomina della Bonetti, ha esultato. In seguito è sempre rimasta sul carro renziano, anche organizzando la scuola di formazione politica «Meritare l'Italia» dell'ex premier che si è tenuta quest'estate al Ciocco, in provincia di Lucca. Probabilissimo che sia stato quindi il senatore fiorentino a volerla nella squadra di governo per succedere ai leghisti Lorenzo Fontana e Alessandra Locatelli, rimasta in carica meno di due mesi. La specializzazione della Bonetti sembra però più orientata sui giovani che sulla difesa della famiglia tradizionale e, inoltre, non pare ci siano nel suo passato esperienze tali da giustificare la sua presenza nell'esecutivo. Da segnalare che alle ultime politiche del 2018 si era candidata alla Camera dei deputati, ma senza uscirne eletta. L'impressione è che sia stata scelta una figura non di primo piano, ma fedelissima alla causa. Tuttavia non è nostra intenzione bocciarla a priori, aspettiamo di giudicare i provvedimenti che metterà in campo per aiutare le famiglie italiane. Attendiamo dunque di conoscere questa ministra, ai più sconosciuta. Sappiamo che ha 45 anni, è sposata con due figli (Tommaso e Chiara) e che vive a Mantova. Lavora presso l'Università di Milano come professore associato di Analisi matematica. Ha studiato la scienza dei numeri a Pavia, alunna del Collegio Ghislieri, e si è laureata nel 1997. Ha poi conseguito il dottorato in matematica presso l'ateneo milanese. Cosa aggiungere? Sul suo profilo twitter si dichiara favorevole allo ius culturae, ovvero a concedere la cittadinanza agli stranieri che frequentano le nostre scuole. Si è anche distinta attivamente nella raccolta firme per la proposta di legge lanciata con la campagna «Italiano chi studia». Proposta criticata dalla Lega Nord di Matteo Salvini, che vede nello ius culturae il già noto ius soli camuffato dietro un neologismo.