2022-01-29
I voltagabbana impuniti del Covid si rimangiano tutte le loro certezze
Dai medici Matteo Bassetti e Massimo Galli ai politici Pierpaolo Sileri e Stefano Bonaccini, ogni giorno i predicatori del virus si rinnegano. E fanno a pezzi la narrazione degli ultimi due anni su vaccini, card e conteggio dei morti. Ma le bugie non si cancellano.Come l’imperatore Enrico IV, che chiese il perdono a papa Gregorio VII nel castello matildico dell’Appennino reggiano. Tutti a Canossa, allora: virologi, politici e giornalisti. A due anni dall’inizio della pandemia, è scoccata l’ora dello strisciante revisionismo. I vaccini che perdono efficacia? Infamità: sono meglio della criptonite. Il green pass inutile? Sciacallaggio: grandiosa misura sanitaria. I protocolli inadeguati? Inaccettabile: non siete mica virologi. Il numero dei morti che non torna? Questa, poi: peggio delle scie chimiche. Venerati luminari e sapienti colleghi, dopo estemporanee camere di consiglio, hanno sentenziato: stregoni, avvoltoi, irresponsabili. Pentitevi, prima che sia troppo tardi. Invece, lemme lemme, aumma aumma, è capitato l’imponderabile. L’esatto contrario. Matteo Bassetti, per esempio: primario di malattie infettive al San Martino di Genova. Per la carta verde ha avuto una passione seconda soltanto a quella del suo Genoa: «Estenderei la durata almeno a 12 mesi», dice speranzoso lo scorso 26 luglio. Qualche mese più tardi, a novembre 2021, gli tocca commentare le manifestazioni dei contrari: «Vietiamole, chi non ha capito l’utilità del pass ha una certa limitatezza di comprendonio». Buzzurri. Primati. Trogloditi. «Il problema di queste persone è che sono sempre contro qualcosa, il pass è uno strumento per non chiudere più». Poi, a sorpresa, arriva l’evoluzione della specie. Qualche giorno fa, Bassetti illumina: «È il momento di rivedere la strategia e l’impianto del green pass. È servito per far vaccinare le persone, ma così diventa uno strumento di odio sociale». Come il suo? Da rivedere anche il conteggio delle vittime, altro argomento da terrapiattisti: «Se il paziente entra in ospedale per tutt’altro, ma è positivo e muore, viene automaticamente registrato sul modulo come decesso Covid. Sono numeri assolutamente falsati».Urca. E adesso chi lo dice ai corifei che dileggiavano i supposti cospirazionisti? Ci prova, bontà sua, il Corriere della Sera, guardiano dell’ortodossia. Due giorni fa, l’inesorabile Dataroom di Milena Gabanelli titola: «Covid, il numero dei morti è gonfiato?». Premessa: «Il dubbio nasce per come vengono conteggiati i decessi». Guarda un po’: e chi c’aveva mai pensato? L’articolo prosegue svelando l’inosabile: «Se una persona affetta da patologia oncologica, cardiovascolare, renale, epatica, oppure ha il diabete, e cessa di vivere mentre è positiva, rientra nella contabilità dei morti Covid». Rovello finale: «In definitiva, si può dire che c’è una sovrastima?». Quesito da ultranegazionisti incalliti, cospirazionisti planetari, portatori di chip sottopelle. E perfino in tv cominciano a porsi domande da subumani. Prima chi osava dissentire veniva trattato peggio di Hannibal Lecter, adesso viene ascoltato con sporadici cenni di assenso. Perfino l’arcigno Corrado Formigli, patron di Piazzapulita, ha smesso i panni di indignato speciale.Resta indignatissimo invece Massimo Galli, già direttore di Malattie infettive al Sacco di Milano. Ma anche lui, quest’estate, subisce il fascino del complottone. La terza dose è «un’imposizione burocratica». Peggio, un intrigo planetario. «Mi pare ne parli molto solo la casa farmaceutica che produce il vaccino, sulla base di un numero molto limitato di dati scientifici». Alla Pfizer, insomma, starebbero più a cuore gli affari che la salute. Nemmeno «i meschini pennivendoli della Verità», che poi oseranno rivelare il contagio natalizio del professore curato con i monoclonali, sono mai arrivati a tanto. Limitandosi a segnalare gli affari d’oro di Big Pharma. Anche il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, s’è redento. «Sento dire che i vaccinati si prendono il virus e lo trasmettono. È una falsità, una bugia», ringhia lo scorso settembre. Tre mesi dopo, ospite di Dritto e Rovescio, si ravvede: «Non do le colpe a chi non si è vaccinato. Anche perché, per fare le attività, ovviamente faceva il tampone». Ma non era, pure questa, un’invereconda menzogna? «Uno dei concetti sbagliati che è passato, è che chi è vaccinato contagia zero. Questo non è vero», chiarisce Sileri. «Chi è vaccinato e non usa la mascherina e non tiene la distanza ovviamente può far danni». Vabbè. L’ondivago Macron del Collatino adesso, come il presidente francese, annuncia di voler comunque «rendere la vita difficile» agli impenitenti. Intento che Silvio Brusaferro, a capo dell’Istituto superiore di sanità, estende a tutta la cittadinanza: «I colori servono: si intensificano in base alla saturazione degli ospedali. Sono un’allerta per un territorio» dice qualche giorno fa. Giallo, arancione o rosso? La vita è un semaforo. E chi critica le sfumature cromatiche uno sconsiderato. Ieri, a Mattino Cinque News, l’altro sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, però informa: «Si andrà verso il superamento del sistema a colori. Confido che nella prossima settimana ci possa essere un provvedimento. Andrà a snellire e semplificare le regole».È quello che ora chiedono, come un sol uomo, tutti i governatori. Si sono sgolati davanti a green pass e obblighi vaccinali. Hip hip hurrà. Ora si lagnano di essere intrappolati nella Viruscrazia che loro stessi hanno edificato. Massimiliano Fedriga, presidente di Friuli Venezia Giulia e conferenza delle Regioni, implora: «Torniamo alla normalità». Eppure il suo predecessore, Stefano Bonaccini, alla guida dell’Emilia Romagna, tre mesi fa assaltava: «Non si metta in discussione il green pass!». Adesso, avverte solenne: «Dobbiamo evitare che la pandemia sanitaria si trasformi in pandemia burocratica». A Canossa. Pure lui, umile aspirante segretario del Pd, come l’imperatore Enrico IV.
Nicolas Sarkozy e Carla Bruni (Getty Images)