2020-09-23
I virologi contagiati dalla popolarità contano già le poltrone
Pier Luigi Lopalco è il nuovo assessore alla Salute pugliese. Sparata di Andrea Crisanti: «Zaia ha vinto grazie a me». E guarda al Pd.Il taglio dei parlamentari è apparecchiato ma per i virologi ci sarà sempre posto. Uscita dai teleschermi a inizio estate quando il virus cinese s'è preso (almeno in Italia) una pausa, la categoria top del 2020 ha deciso che la strada migliore per una vecchiaia serena sarebbe stata quella della politica. Così ha cominciato a frequentarla. Prima timidamente, prendendo parte alle polemiche da trivio nella fase più acuta della pandemia, poi schierandosi apertamente con il partito più influente nel deep state, il Pd.A inaugurare il percorso e a tagliare il traguardo per primo è l'epidemiologo Pier Luigi Lopalco, passato dall'Università di Pisa alla Regione Puglia, prima consulente di Michele Emiliano, poi candidato nel pacchetto di mischia del presidente uscente e rientrante, infine assessore regionale alla Sanità in pectore. Con due impegni primari: scacciare quel che resta del Covid in autunno e studiare la pratica Ilva, che si preannuncia perfino più complicata. Lopalco for president, cose che capitano soprattutto in un Paese dove chi è popolare diventa automaticamente uno statista, in grado di discettare di agenti patogeni a Quarta Repubblica, ma anche di pensioni d'oro a Piazza Pulita e di prerogative della Corte costituzionale a Carta Bianca. In attesa dei fasti di Linea Notte.Incassato il premio dell'audience, il virologo mutante abbandona i vetrini per la biografia di Pertini. Ma per farlo deve pagare l'obolo di fedeltà al partito, tra l'altro un partito riottoso a Bari, che fino all'ultimo ha tentato di lasciarlo fuori dalle liste. Ed ecco Lopalco, eccitato dalla campagna elettorale, caricare la spingarda a Ferragosto: «Se abbiamo questa ripresa del Covid è anche per effetto di una propaganda scriteriata di alcune forze politiche del Nord che volevano farci tornare a curarci nelle loro cliniche. Una bugia che hanno provato a venderci in tv per far ripartire il loro mercato». Supportato dalla saggezza di Ippocrate e da evidenze scientifiche degne di Peppa Pig, l'immunologo aspirante assessore regionale prendeva di mira il professor Alberto Zangrillo, primario di Rianimazione al San Raffaele, uno che per quattro mesi è stato in terapia intensiva e non davanti a un microscopio o a una telecamera. Un luminare internazionale che sale in cattedra al Mit di Boston dove coloro che lo criticano non potrebbero neppure entrare ad ascoltarlo. Curioso che il bersaglio dei mutanti sia il medico di Silvio Berlusconi. È la carriera di Antonio Di Pietro in sedicesimo, o di Gerardo D'Ambrosio, Luciano Violante fino a Luigi De Magistris e Antonio Ingroia nella stagione dei magistrati al potere: tutti folgorati sul marciapiede di sinistra della vita.Oggi tocca agli scienziati cambiare giacca e il prossimo esemplare in sartoria è perfino scontato: Andrea Crisanti, l'eroe del Vò, un parassitologo scambiato per virologo dal circo mediatico, esperto di zanzare (con un fondamentale testo pubblicato da Nature), oggi consulente di Palazzo Chigi dopo esserlo stato della Regione Veneto. E pure supporto della Procura di Bergamo nei procedimenti sulle responsabilità da virus. Si è fatto le ossa pure lui criticando Zangrillo (l'allarmismo a sinistra è Vangelo) e dopo il trionfo di Luca Zaia ha detto con understatement londinese: «È merito mio, magari fra cinque anni mi candido e lo sfido. Se non fosse stato per me avrebbe combinato un disastro». Poi, quasi per invitare chi di dovere a fare il primo passo: «Trovo nel Pd un punto di riferimento, mi sento un liberal senza casa». Tranquillo, al Nazareno stanno già liberando un ufficio senza zanzare.