2021-08-01
I vaccini del futuro: la prova che il Covid dovremo tenercelo
Big Pharma sa perfettamente che l'obiettivo di «sconfiggere» il virus, vagheggiato dai virologi da tv, non è raggiungibile e investe miliardi per perfezionare i farmaci. Dallo spray cinese finanziato da Bill Gates fino alle pillole americane, vi raccontiamo quello che ci aspetta. Con l'Europa arroccata sulla tecnologia a mRna.Lo speciale contiene tre articoli.!function(e,i,n,s){var t="InfogramEmbeds",d=e.getElementsByTagName("script")[0];if(window[t]&&window[t].initialized)window[t].process&&window[t].process();else if(!e.getElementById(n)){var o=e.createElement("script");o.async=1,o.id=n,o.src="https://e.infogram.com/js/dist/embed-loader-min.js",d.parentNode.insertBefore(o,d)}}(document,0,"infogram-async"); Per il prossimo anno è in arrivo un'abbuffata di oltre 40 nuovi vaccini contro il Covid. Per il 2023 e oltre si stanno già sperimentando i farmaci di terza generazione. Una ventina di aziende, in gran parte americane, ha messo sul tavolo importanti investimenti con l'obiettivo di realizzare nei prossimi due anni altrettanti prodotti da vendere sotto forma di spray nasale, gocce o semplici pastiglie. L'idea di fondo è semplice e chiara. Arrivare in farmacia e vendere a milioni di persone vaccini a tutti gli effetti anti influenzali con una catena logistica uguale a quella di una tachipirina. L'investimento si basa sul presupposto che il Covid diventi endemico e vada oltre il concetto attuale di pandemia per lasciare il posto alla convivenza. Potranno esserci le fasi stagionali (esattamente come con le varianti dell'influenza) o un rischio costante durante l'anno. Molto dipenderà dagli effetti delle attuali varianti. Ma nel complesso cambia poco. L'industria farmaceutica, puntando denaro sui vaccini di terza generazione, già sa di non dover affrontare una sorta di Mers (l'influenza mediorientale considerata l'ebola del virus respiratorio), ma piuttosto una Sars diffusa oltre i confini del Sudest asiatico. In Canada, Symvivo sta lavorando al Bac Trl Spike. Si tratta di un liquido a base di Dna in plasmide che viaggia con un vettore batterico abituato a vivere nel tratto digestivo delle persone. Una volta superata la Fase 2 verrà trasformato in una pillola. Si potrà comprare in farmacia e avrà esattamente l'aspetto degli helicobacter in tavoletta. Tetherex Pharmaceuticals è un'altra azienda americana. Sta basando il proprio farmaco sul vettore virale. Si assumeranno massimo due dosi in 5 settimane. Al momento l'aspetto è quello della fiala per iniezioni intramuscolari, ma poi prenderà la forma dello spray nasale. Usa un adenovirus con sequenze avanzate e produrrà antigeni per vettore 100 volte maggiori rispetto aivaccini tradizionali. Tetherex ha già chiuso un accordo con la Mayo Clinic per la produzione e distribuzione mondiale. Un bel colpo, visto la capacità di leva economica che offre il colosso americano. Rimanendo sempre negli Stati Uniti, la Codagenix lavora al Covi-Vac. Saranno delle semplici gocce da mettere nel naso. Potrà essere venduto in farmacia come tutte le gocce nasali e al massimo necessiterà dell'assistenza specializzata per l'assunzione. In questo caso, Il codice genetico del Sars-Cov-2 è stato riscritto in modo da eliminare tutte le caratteristiche pericolose. Le proteine esterne del virus sono presenti, quindi le gocce resisteranno bene alle diverse varianti future. Se usciamo dai confini degli Usa, spicca l'esperimento di Patria, Covivac, e Butanvac. L'università del Texas e altri istituti sparsi per il globo hanno messo sul piatto la cosa più vicina a un vaccino Open source. I Paesi interessati, oltre agli Usa, sono Messico, Vietnam, Brasile e Thailandia. Saranno fiale da iniettarsi ma staranno a temperatura ambiente. Non si sa nulla del grado di efficacia e di chi possa poi aiutare il gruppo di sviluppatori a realizzare una economia di scala adeguata. La lista della terza generazione è lunga. Per di più a differenza delle scelte cristallizzate nel Vecchio Continente, si viaggia dalle proteine al vettore virale fino ai virus sintetici deattivati. L'Ue marcia invece in un'altra direzione. Il più grande produttore europeo alleato di Pfizer, ovvero la tedesca Biontech, tira dritto con la terza dose a mRna. Ciò dimostra anche che il maxi investimento finanziato da Bruxelles andrà avanti per anni e pare ormai una scelta irreversibile, pur ammortizzando i costi in futuro. Anche noi italiani per ora abbiamo puntato sul cavallo di Pfizer Biontech le nostre fiches. Ovvero oltre 2 miliardi. Eppure, nonostante la narrazione degli ultimi mesi, alimentata anche dalle autorità Ue oltreché dalla propaganda cavalcata dalla stessa Biontech, la tecnologia a vettore virale è tutt'altro che morta. Basta vedere quanti vaccini basati su adenovirus compaiono nella tabella in pagina. Il motivo? Costa poco, dura tanto e si presta ad un'assunzione tramite mucose (gocce o spray). Vedremo quali saranno le scelte migliori, chi arriverà sul mercato e riuscirà a battere la concorrenza anche a livello di prezzi. Sperando che non spuntino fuori nuove guerre «politiche» o pasticci comunicativi come quelli che hanno visto complicare la campagna vaccinale con i limiti di età imposti ad Astrazeneca e al monodose Johnson&Johnson. Di certo, il Covid è diventato già un business. Basta guardare i risultati pubblicati dalle società farmaceutiche nel secondo trimestre 2021. La lotta alla pandemia ha portato nelle casse di Johnson&Johnson, Pfizer e Astrazeneca complessivamente oltre 8,85 miliardi di dollari. È Pfizer, che nei mesi ha rialzato più volte il prezzo, ad averci guadagnato di più. Il gigante farmaceutico americano ha archiviato il periodo aprile-giugno con vendite in aumento del 92% a 18 miliardi di dollari, di cui 7,8 miliardi direttamente dal vaccino. Astrazeneca, che vende a prezzi più o meno di costo, ne ha ricavato «solo» 894 milioni. Gli anglo-svedesi hanno chiuso il primo semestre con un aumento dei ricavi a 15,5 miliardi. Per Johnson & Johnson i ricavi sono cresciuti del 27% a 23 miliardi. Per completare il quadro bisognerà aspettare il 5 agosto quando anche Moderna licenzierà il suo bilancio e il 9 agosto è in calendario il cda di Biontech. Ma è già chiaro che gli affari di tutti, guardando al numero di vaccini di terza generazione allo studio, verranno garantiti anche per i prossimi anni. Numeri e investimenti che dicono due cose. Per molti sarebbe un peccato se il Covid dovesse finire domani. Al tempo stesso, se gli investitori scommettono così tanto significa che con questo virus dovremo conviverci. Un monito per tutti i politici chiusuristi, liristi del lockdown e delle zone gialle e per i virologi convinti che il virus vada battuto a tutti i costi. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/i-vaccini-del-futuro-la-prova-che-il-covid-dovremo-tenercelo-2654320470.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="oltre-40-farmaci-per-l-anno-prossimo-sul-podio-lo-spray-cinese-di-bill-gates" data-post-id="2654320470" data-published-at="1627765148" data-use-pagination="False"> Oltre 40 farmaci per l'anno prossimo. Sul podio lo spray cinese di Bill Gates Grazie al prezioso contribuito di Oitaf, Osservatorio interdisciplinare trasporto alimenti e farmaci, possiamo mettere in fila i 44 vaccini sparsi per il globo che stanno terminando la Fase 2 o sono già in piena Fase 3. Non abbiamo preso in considerazione i ritardatari ancora in Fase 1 e quei vaccini che non stanno trovando finanziamenti per proseguire la loro corsa verso la somministrazione. Un caso molto vicino a noi è quello di Reithera, ma lo stesso discorso vale per altre piccole realtà in Europa e in Sudamerica. Al contrario, almeno 44 marchi sono pronti per andare sul mercato nella seconda metà del 2022. Se si mette da parte la scelta conservativa dell'Europa che porta avanti il modello mRna di Pfizer Biontech con una sorta di monopolio, a far la parte del leone sono i preparati a base di proteine e di adiuvanti. Tutti cercano una catena logistica molto più semplice rispetto a quelle che oggi consentono le somministrazioni via hub. Soprattutto a temperatura ambiente. Solo un tipo di vaccino, che punta a essere pronto fra un anno, esce dalla modalità intramuscolare o sottocutanea. Si chiama DelNs1 ed è sviluppato dall'università di Hong kong, Xiamen, e dalla Bejing Wantai Biological Pharmacy. Batte bandiera cinese, viaggia a temperatura ambiente, si inala come un semplice spray nasale e il vettore è un virus influenzale modificato. Ma soprattutto, nonostante il Paese di provenienza, la Cina, è finanziato da Cepi. Acronimo che sta per Coalition for epidemic preparedness innovations e che raggruppa una serie di fondazioni tra cui la più liquida del mondo. A investire su questo vaccino ci sono infatti Bill e Melinda Gates. Tradotto in poche parole, grazie alla semplicità nella logistica e alla spinta finanziaria su cui può contare, DelNs1 è il vaccino che si candida a finire sul podio del prossimo anno. Che ci sia il Covid 19 o il nuovo Covid 21. È probabile infatti che lo spray vada a impattare su quella parte virale che non muta, ma resta identica anche nelle diverse varianti. Molti dei vaccini 2.0, infatti, a differenza di quanto stanno facendo Pfizer, Moderna e gli altri brand protagonisti del 2021, puntano al cosiddetto «pan coronavirus» con l'obiettivo di viaggiare attraverso le mutazioni senza particolari difficoltà. Dalla lista dei 44 vaccini qui in pagina e dagli oltre già in Fase 3 e finanziati emerge anche la distribuzione geopolitica. Come dimostrano le bandierine accanto ai nomi, non si tratta solo di aziende americane o occidentali. Nuovi Stati si affacciano al business dei vaccini e soprattutto alla protezione dei proprio cittadini. Confermando che la sicurezza nazionale passa attraverso la sovranità vaccinale. Oltre a Cina e Giappone spuntano altri vaccini russi, turchi, iraniani e di ex Paesi sovietici. Fa capolino la Francia con Valneva e Sanofi e la Corea con GeneoneLife Science. Parigi cerca di recuperare il ritardo e Seul di non essere esclusa dall'Asia dove domina in tutti i sensi l'India. New Dehli è infatti il principale produttore di vaccini al mondo e il primo alleato americano in quella parte del globo. Basti solo pensare all'appalto da un miliardo di dosi ricevuto da Johnson & Johnson. Un dettaglio che dimostra come una volta arrivati sul mercato e approvati dalle Autorità di riferimento, i vaccini dovranno superare la sfida dell'economia di scala. Chi non è in grado di portare avanti grandi produzioni verrà automaticamente scartato, a meno che non chiuda alleanze strategiche. Che tengano però conto di due elementi. La possibilità di accedere alle materie prime, i cosiddetti bulk, o la disponibilità da parte degli enti regolatori come Ema o l'americana Fda di aprire rollout di valutazione in modo trasparente e non in risposta a quelli che sono gli stimoli della politica e dei vari governi. L'Europa continua a puntare tutto sugli mRna modello Pfizer Biontech. Chissà se accetterà di buon grado l'arrivo già nel 2022 di nuovi vaccini dentro il perimetro del Vecchio Continente. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/i-vaccini-del-futuro-la-prova-che-il-covid-dovremo-tenercelo-2654320470.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="pfizer-tira-dritto-sulla-terza-dose" data-post-id="2654320470" data-published-at="1627765148" data-use-pagination="False"> Pfizer tira dritto sulla terza dose Ai vaccini in Fase 2 e a quelli di seconda generazione su cui si giocherà la sfida della produzione dei prossimi anni, si aggiunge un terzo gruppo da tenere monitorato con attenzione anche per capire quali saranno le strategie commerciali delle singole società. Sia Jonhson & Johnson sia Astrazeneca stanno infatti lavorando a una versione modificata dei loro vaccini per risolvere i problemi di coagulo del sangue. Astrazeneca sta anche studiando un booster (un richiamo) contro la variante Beta sudafricana. La big pharma cinese Cansino Bio sta invece studiando per il prossimo futuro un vaccino contro il Covid in versione spray nasale oltre a una dose booster universale, ovvero a una terza dose eterologa. In pista per commercializzare nel quarto trimestre del 2022 un booster universale monodose c'è anche Novavax che punta a lanciare prima anche un booster specifico contro la variante Delta. Nel frattempo, da oggi Israele, primo Paese al mondo, somministrerà la terza dose di Pfizer Biontech agli over 60 che hanno ricevuto la seconda almeno cinque mesi prima. La stessa Pfizer Biontech sta inoltre studiando una terza dose che codifica l'intera proteina S della variante Delta. Quanto a Moderna, ottenuta l'autorizzazione, si potrà già utilizzare la mezza dose monovalente dello Spikevax che nei prossimi mesi verrà rafforzata contro le varianti Beta e Gamma. Moderna sta anche preparando una dose intera multivalente disponibile entro aprile 2022. Tra l'altro, l'Ema ha approvato un aumento del processo di produzione del principio attivo presso i siti della società farmaceutica negli Usa. Gli altri due siti, già autorizzati, si trovano in Svizzera. Si stima che nel terzo trimestre 2021 la filiera Usa fornirà 40 milioni di dosi per il mercato Ue.
Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida (Ansa)
Lo stabilimento Stellantis di Melfi (Imagoeconomica)
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