2018-11-23
I vaccini come i conti. La Ue detta la linea: «Decidono i tecnici»
Il commissario alla Salute: basta dibattiti, dovete agire, contano gli immunologi e non i politici. E Roberto Burioni farà un giornale online.Il problema, per carità, è antico. I risvolti però sono sempre imprevedibili. Roberto Burioni, per esempio, pare intenda fondare «un media» (sic) nuovo. L'esperto di somari alza il tiro e si sacrifica per tutti noi: «Le bugie, in campo scientifico, significano morte», ha scritto ieri su Facebook. «Morte di bambini non vaccinati, morte di adulti che rifiutano cure efficaci, morte pure di piante. Oppure dolore, paura, sofferenza e angoscia». Ma tutto questo può essere sconfitto, dacché egli si è convinto sia giunta l'ora delle decisioni irrevocabili: serve un randello, ovvero il suo strumento mediatico che debutterà presto, «inflessibile contro i cialtroni e contro i somari, da qualunque parte provengano e qualunque bugia vogliano raccontarvi». Tremino, quindi, «la stregoneria, la superstizione, e l'arroganza degli ignoranti», perché - come gli inferi - non prevarranno. «Prevarranno i fatti. #medicalfacts».Si potrebbe, ed è bello farlo, sorridere di un professore finito negli inebrianti vapori della notorietà, e comprensibilmente deciso a capitalizzarli. C'è un punto più delicato, che spunta anche dai toni incautamente metafisici del Burioni. Sempre ieri, infatti, il commissario europeo alla Salute, il lituano Vytenis Andriukaitis, ha aggiunto - con qualche peso in più del simpatico cacciatore d'asini nostrano - una simile carica di violenta semplificazione, sui cui esiti tocca interrogarsi: «È ora giunto il momento di una semplice domanda alla società: volete affidarvi alle fake news e a teorie fuorvianti o siete pronti a salvare le vite dei bambini?». Come se qualcuno potesse rispondere: «Voglio affidarmi a teorie fuorvianti e sacrificare minori innocenti, se possibile tra atroci sofferenze».Dice il sessantasettenne già chirurgo all'Istituto cardiovascolare Bakulev di Mosca: «È assolutamente inutile avere solo dibattiti, dibattiti e dibattiti, abbiamo bisogno di azioni». In che senso? «Siamo pronti ad aiutare l'Italia a raggiungere un livello elevato di copertura vaccinale, è il segnale che va dato ai genitori italiani, alla società italiana, al Parlamento italiano», per raggiungere «l'obiettivo comune di un'Europa libera da morbillo entro il 2020, come stabilito dall'Oms». Quindi l'offerta impossibile da rifiutare: «Fossi un membro del governo, italiano il mio approccio sarebbe: per favore, non create un gap tra Bruxelles e l'Italia, aiuta solo a far crescere l'euroscetticismo». Siccome Andriukaitis conosce la privazione di libertà (la sua famiglia fu deportata in Siberia, lui arrestato dal Kgb), il commissario dice anche che l'obbligo vaccinale non è l'unica strada: «È una discussione artificiale quella tra obbligo vaccinale e vaccinazioni volontarie: la questione principale è la copertura», fino alla conclusione, dove sta la vera ciccia: «Spetta agli immunologi, ai medici e agli scienziati, non ai politici decidere quale metodo sia il migliore». È curiosa la consonanza con una recente uscita del cardinale Gualtiero Bassetti, capo dei vescovi italiani, sui termovalorizzatori: «Il problema dei rifiuti esiste: una soluzione va data, e più che i politici devono essere i tecnici che con la scienza ci dicono quanto uno strumento rispetto all'altro inquina o non inquina». Non ci vuole molto a proseguire la litania «tecnica» passando dalla sanità all'amministrazione spiccia, dalla contabilità nazionale alla macroeconomia. È una litania figlia della drammatica crisi della rappresentanza: perché è ovvio che il punto non è che la somma di 2 e 2 vada decisa a maggioranza, ma il fatto che la delega di qualunque ambito politico al «competente» di turno fa sì che poi, se il competente fa puttanate, non c'è più maggioranza che tenga.Malgrado il tempo di oggi si pretenda inedito, la questione è vecchia. Diceva perfino Karl Popper, non proprio un sovranista, ne La società aperta e i suoi nemici: «L'identificazione socratica dell'attività educativa e politica poteva facilmente essere distorta nella pretesa platonica e aristotelica che lo stato dovesse vigilare sulla vita morale dei cittadini. Infatti, com'è possibile che quelli che hanno il compito di educare siano giudicati dai non educati? Come possono i migliori essere controllati dai meno buoni? Questa argomentazione è totalmente antisocratica: parte dal presupposto di un'autorità degli uomini sapienti e dotti, e va ben al di là della umile idea di Socrate per cui l'autorità del maestro è fondata solo sulla sua consapevolezza delle proprie limitazioni. [...] È destinata a produrre autosoddisfazione dogmatica e massiccia autocompiacenza intellettuale, invece che insoddisfazione critica e aspirazione al miglioramento. Non ritengo inutile richiamare l'attenzione su questo pericolo, di cui raramente ci si rende conto».