2022-03-20
I tagli al posto del piano pandemico
Nel 2017, Guerra chiese alla Lorenzin di aggiornare il documento. Lei, invece, tolse 450 milioni alla sanità. I parenti dei morti di Bergamo: «L’Italia se ne vantò con l’Ue».Per capire come sono andate davvero le cose e non arrendersi alla teoria del Covid come «casualità», bisogna rimettere in ordine le date e vedere di che si vantava un dato governo in un dato momento. Per esempio, se da un lato è emerso che nell’autunno del 2017 gli alti dirigenti della sanità avevano fatto presente (senza essere ascoltati) al ministro della Salute dell’epoca, Beatrice Lorenzin, che bisognava aggiornare il piano nazionale pandemico, dall’altro, basta vedere dove ha colpito la spending review del governo Gentiloni nei mesi seguenti per trovare una bella sforbiciata sulla sanità, con un decreto cofirmato ad aprile del 2018 dalla stessa Lorenzin e dall’ex ministro del Tesoro, Pier Carlo Padoan. Lo stesso Padoan, per intendersi, che non ha esitato a gettare 5,5 miliardi di euro dei contribuenti nel salvataggio infinito del Monte dei Paschi di Siena, per poi candidarsi nella stessa Siena alle politiche del 2018 con il Pd. L’unico caso in cui la politica nostrana sembra disposta a puntare il dito contro la Cina, idea di solito ritenuta razzista e politicamente scorretta, è quello in cui si deve negare che a febbraio del 2020 l’Italia fosse completamente impreparata. Non avevamo i tamponi, non avevamo un piano pandemico aggiornato, venivamo da una lunga stagione di tagli alla sanità pubblica e da un ben poco lungimirante indebolimento della rete dei medici di base e della cosiddetta medicina di territorio, dipinta abilmente dai «Monti boys» come mera clientela. L’istituzione della commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione della pandemia, e in particolare sull’incredibile strage della provincia di Bergamo, è ancora ferma al palo e comunque la si vuole rigidamente limitata al periodo precedente il 31 gennaio 2020, in modo da non mettere in discussione come il ministro Roberto Speranza e i governi Conte e Draghi hanno gestito l’emergenza. Insomma, la commissione dovrebbe esercitarsi sulla Cina, sui famosi laboratori di Wuhan e dintorni, facendo chissà quali scoperte di livello mondiale. Ma senza andare troppo lontano, si potrebbe andare a vedere se per caso la macchina della salute pubblica e della sicurezza nazionale fossero in ordine. O se, peggio ancora, qualcuno a Roma avesse deciso di non dotarla delle risorse necessarie. Nell’inchiesta della Procura di Bergamo, è emerso che il 15 settembre del 2017 Ranieri Guerra, all’epoca direttore generale del ministero della Salute e poi direttore vicario dell’Oms, scrisse al ministro Lorenzin per spiegare che dopo le nuove Linee guida dell’Oms sarebbe stato necessario aggiornare il piano pandemico nazionale. La faccenda aveva dei costi e fu lasciata cadere. Sette mesi dopo, il 4 aprile 2018, Lorenzin e Padoan firmano insieme un accordo di «definanziamento» della pianificazione sanitaria da 150 milioni all’anno per tre anni, a fronte degli 850 milioni stanziati in precedenza dal 2018 al 2020. Scorrendo il provvedimento, che s’inquadra nell’impegno del governo a ridurre la spesa sanitaria in rapporto al Pil dal 6,7% del 2017 al 6,3% entro il 2020, si trovano tagli a una quindicina di capitoli di spesa, tra cui spiccano l’informatizzazione degli ospedali e il sistema informativo nazionale, il controllo di macchinari e dispositivi medici vari, la miglior efficienza della pianificazione, i controlli sulla qualità dell’assistenza sanitaria e le campagne informative e di prevenzione. Ovviamente, il governo italiano si è gloriato dei tagli alla sanità con l’Europa, come risulta da un documento scovato dall’Associazione «#sereniesempreuniti» che tutela i familiari delle vittime della Bergamasca. Si tratta della seconda comunicazione sulla spending review 2018 (mandata nella primavera 2019 a Bruxelles), in cui l’Italia si vanta di aver tagliato tutto il tagliabile, sanità compresa, «salvo la spesa per beni materiali durevoli, i fondi per l’emergenza e la prevenzione di terremoti e disastri naturali, per l’immigrazione e l’azione di contrasto della povertà». Se il taglio Lorenzin-Padoan può sembrare poca cosa dal punto di vista quantitativo, con quei 450 milioni fatti sparire in 25 paginette di decreto, va detto che secondo i calcoli della Fondazione Gimbe, nel decennio 2010-2019 sono stati sottratti alla Sanità circa 37 miliardi e il fabbisogno sanitario nazionale è aumentato di soli 8,8 miliardi. Si tratta di una crescita di spesa dello 0,9% medio annuo, che neppure copre l’inflazione (1,1%). Insomma, andare a ricostruire come e perché l’Italia non si è fatta trovare pronta al Covid, in una situazione in cui mancavano dai guanti per gli infermieri alle banche dati dei virus, sarebbe doveroso anche nei confronti delle migliaia di vittime, specie quelle dei primi mesi. E per tornare alla commissione parlamentare d’inchiesta, va ricordato che tra gli emendamenti per limitare al 31 gennaio 2020 il campo d’indagine spicca quello di Lia Quartapelle, economista del Pd e membro dell’advisory board dell’Istituto Affari internazionali. In quella sede, potrebbe almeno chiedere al vicepresidente Pier Carlo Padoan notizie sui tagli alla sanità.
Dario Franceschini (Imagoeconomica)
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Sergio Mattarella con la mamma di Willy Monteiro Duarte (Ansa)
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