2021-01-18
I supertecnici «riaprono» le scuole per fare un piacere alla Azzolina
Il parere contro le Regioni che avevano posticipato il ritorno in aula delle superioriPer il Comitato tecnico scientifico si può tornare a scuola. Anche alle superiori. Basta stare tra il 50 e il 75 per cento di presenze, come previsto dal Dpcm del 14 gennaio. Senza alcuna garanzia sulla sicurezza e con il coronavirus che continua a galoppare più o meno alla stessa velocità. E se i governatori dovessero pensarla diversamente, problemi loro: «Se ne assumeranno la responsabilità». Sembra uno scaricabarile. Ma è il risultato della riunione urgente convocata ieri mattina dagli esperti del Cts, dopo la richiesta del governo di un’indicazione sul ritorno in classe degli studenti delle scuole superiori. La patata bollente, insomma, è tornata nelle mani dei governatori, molti dei quali avevano posticipato autonomamente la riapertura dopo aver valutato l’incidenza del contagio. Il Friuli Venezia Giulia sabato ha emanato una nuova ordinanza che stabilisce la didattica a distanza al 100 per cento fino a fine gennaio, nonostante il Tar avesse annullato il precedente provvedimento rimandando i ragazzi a scuola. Anche in Calabria, Veneto, Sardegna, Marche e Basilicata le superiori riapriranno direttamente a febbraio. In Liguria, Giovanni Toti ha già annunciato di voler posticipare il rientro almeno di una settimana, sperando in una discesa dei contagi. In Lombardia, Sicilia e nella Provincia autonoma di Bolzano si continua con la didattica a distanza al 100 per cento in quanto in zona rossa.È previsto per oggi, invece, il rientro in Lazio, Molise, Piemonte ed Emilia Romagna. Perfino un presidente di centrosinistra è sbottato. «Mi permetto di osservare che sulla scuola continua una situazione di incertezza che va a discapito in primo luogo di studenti, genitori e di chi nella scuola lavora», si è sfogato su Facebook Stefano Bonaccini. E ha fatto notare ai suoi alleati al governo le incongruenze più evidenti: «Ieri l’Istituto superiore di sanità ha parlato del rischio di pandemia fuori controllo, un’affermazione molto forte e preoccupante. Oggi il consulente del ministero della Salute Ricciardi ha evocato la necessità di un lockdown generalizzato. Sempre oggi, però, il Comitato tecnico scientifico si è riunito per spiegarci che le sue stesse valutazioni di qualche mese fa sull’incompatibilità della scuola in presenza per la zona gialla sono superate e che la didattica in presenza ora è addirittura compatibile con la zona arancione». Regna la confusione. «È l’ennesima riprova della totale incapacità del governo e dei ministri Lucia Azzolina e Paola De Micheli», ha commentato la vicepresidente del gruppo Forza Italia al Senato Licia Ronzulli, «di rendere le scuole e i trasporti sicuri dal punto di vista sanitario e la conferma di come anche sulla scuola non ci sia alcuna programmazione, zero visione, si decide il giorno prima per quello successivo». Secondo Ronzulli, quella di chiamare in causa i tecnici è solo una giocata per «non assumersi alcuna responsabilità politica». «Cosa è cambiato rispetto a un mese fa nelle nostre scuole? Hanno dimezzato il numero degli alunni per classe? No. Hanno installato gli impianti di aerazione? No. Hanno effettuato a tappeto tamponi rapidi nelle scuole? No. Sulla base di cosa, quindi, ci dicono che ora ci sono condizioni di sicurezza, visto che non è stato fatto nulla?», si chiede il deputato della Lega Rossano Sasso. Secondo Sasso, «tutto è stato deciso su precisa volontà politica, non su basi scientifiche o dopo effettivi interventi migliorativi in termini di prevenzione del rischio del contagio». Aspetto, quest’ultimo, che per il ministro Azzolina sembra secondario: «Il parere del Cts è molto netto, le scuole hanno un ruolo limitato nella trasmissione del virus». Poi ha ribadito: «L’assenza prolungata da scuola può provocare conseguenze gravi nei ragazzi, per gli apprendimenti e per la sfera emotiva e relazionale. Queste valutazioni rappresentano una guida chiara che mi auguro possa garantire a scuole e studenti le certezze di cui hanno bisogno. Il rientro in classe è un atto di responsabilità nei confronti dei nostri giovani», conclude il ministro. E al diavolo il rischio di contagio.