2020-05-30
I sindaci di sinistra non credono più alla parola di Conte
Luigi De Magistris (Ansa)
Il governo tutto promesse e niente fatti agita i Comuni. Servono 6-8 miliardi per evitare il dissesto, Giuseppi ne annuncia la metà.«Non abbiamo ancora visto un euro». Punto esclamativo. Lo ripetono tutti, dai più veraci ai più felpati, Luigi Brugnaro anche in dialetto veneziano con epiteto incorporato mentre Virginia Raggi sobbalza dal Campidoglio. Il salottiero Giuseppe Sala, borgomastro piddino di Milano, arriva a calare un pugno sul tavolo stropicciando il Caraceni. Schei, danè, palanche, piccioli: zero al quoto. Di conseguenza nervosismo, contrarietà anche fra colleghi di partito. È il risultato della politica tutta promesse e niente fatti del governo; ai Comuni servono denari veri perché solo con quelli possono evitare il dissesto, i tagli ai servizi essenziali. E quella che Luigi De Magistris da Napoli definisce più volte, alzando la voce, «macelleria sociale».La videoconferenza del Rilancio fra il premier Giuseppe Conte e i 13 sindaci delle città metropolitane dovrebbe essere trasmessa in prima serata Tv, farebbe più audience di Yellowstone o di Diavoli. Da una parte l'olimpica serenità del presidente del Consiglio che nuota nelle banconote del Monopoli, dall'altra le rughe sempre più marcate di amministratori a rischio insulto da parte dei loro cittadini.Il problema è elementare: l'Anci (associazione dei Comuni italiani) ha stabilito che lo shock da Covid non possa essere ammortizzato con meno di sei miliardi, meglio se otto. Palazzo Chigi finora ne ha messi a bilancio tre ed erogati zero.Un mese fa la protesta era sotterranea, l'affinità politica del presidente Anci Antonio Decaro (piddino, primo cittadino di Bari) e un certo rispetto per le priorità sanitarie avevano tenuto sottotraccia i malumori e annacquato i comunicati. Ma adesso i bilanci sono voragini, la Fase 2 impone investimenti e proprio Decaro, per far capire a Conte che la ricreazione è finita, minaccia: «Spengo le luci dei lampioni». De Magistris paventa sommosse nelle periferie, Sala teme di non trovare i 150 milioni che mancano per garantire i fondi ad associazioni, welfare, gestione ordinaria. Per lui sarebbe un disastro, l'anno prossimo ci sono le elezioni e le calze arcobaleno, i monopattini elettrici, gli slogan da orgoglio gay non bastano per farsi rieleggere. Il suo assessore al Bilancio, Roberto Tasca, aveva messo il dito nella piaga: «Non può lasciarci a piedi proprio il governo di centrosinistra, sarebbe ridicolo». Il vulcano era esploso due giorni fa quando i sindaci metropolitani (Bari, Roma, Milano, Torino, Palermo, Genova, Bologna, Firenze, Catania, Venezia, Reggio Calabria, Messina e Cagliari) avevano scritto al premier chiedendo di essere ascoltati. Toni da braccio di ferro: «Senza una manovra di aggiustamento, urgente e indifferibile, salteranno i servizi essenziali di tutte le città italiane. Il rischio potrebbe essere un drammatico lockdown delle attività che quotidianamente i Comuni svolgono in ogni angolo del Paese. Chiediamo risorse certe e sufficienti perché le somme stanziate non ci permettono di chiudere i bilanci a luglio».La sollevazione è trasversale. Leoluca Orlando (sinistra storica) da Palermo: «Finora dal governo sono arrivate risposte inadeguate e insufficienti». Luigi Brugnaro (Forza Italia) dal ponte di Rialto: «L'Italia è basata sulle città e sulle imprese perché sono loro che fanno girare la macchina. Le città devono vivere e le imprese anche, perché generano gettito che serve per pagare i dipendenti pubblici e anche le paghette che stiamo troppo generosamente elargendo». Un pensiero generale dentro le amministrazioni locali, dalle più grandi alle più piccole (oltre 7.900 gli interessati), pronte a farsi sentire in caso di sordità governativa.Di fronte a simili ruggiti, il solitamente attendista Conte trova il modo di organizzare un incontro da remoto in 24 ore. Un record. Ascolta gli allarmi, coglie le fibrillazioni e rilancia con un paio di frasi a effetto. «Mi impegno a raddoppiare la cifra», avrebbe solennemente dichiarato il premier. «Non permetterò che i Comuni vadano in dissesto». Oltre ad altri tre miliardi, fra le richieste strutturali ci sono anche buoni spesa per il sostegno delle famiglie, aiuti alle imprese, sospensione del patto di stabilità (vale solo per i comuni più virtuosi, gli altri devono comunque fare debito), sospensione dei piani di riequilibrio e potere commissariale ai sindaci per le opere pubbliche. Concessione necessaria per non vedere paralizzato ogni investimento dalla burocrazia.A videoconferenza chiusa, Decaro tira le somme e fa sapere che per ora non spegnerà la luce sul lungomare di Bari. Però la diffidenza regna sovrana. «Il ministero delle Finanze individui in fretta norme e risorse per metterci a disposizione tre miliardi indispensabili. Ci aspettiamo fortemente che alle parole seguano i fatti». Brugnaro e De Magistris sono già lontani.
Ecco #DimmiLaVerità dell'8 settembre 2025. Il generale Giuseppe Santomartino ci parla dell'attentato avvenuto a Gerusalemme: «Che cosa sta succedendo in Medio Oriente? Il ruolo di Hamas e la questione Cisgiordania».