2021-11-17
I senza dose rischiano l’esclusione da treni, stadi e veglioni di Natale
Walter Ricciardi e Matteo Bassetti spingono per vietare ai non vaccinati il calcio e lo shopping delle feste. Coldiretti avverte: in caso di restrizioni in pericolo 53.000 ristoranti. Contestate le nuove regole sui trasporti.A rompere gli indugi, ieri, ci ha pensato la Coldiretti. Nel mezzo di una giornata in cui le autorità sanitarie e la maggior parte di quelle politiche hanno iniziato la manovra di accerchiamento prenatalizia su chi non si è ancora vaccinato, l'associazione dei coltivatori ha messo sul tavolo le cifre che dicono quale sarebbe l'entità di un ennesimo colpo al settore della ristorazione, qualora il governo decidesse di procedere a una ulteriore stretta anti Covid per il periodo festivo. Partendo dai dati sul contagio negli ultimi giorni e tenendo conto dei parametri attualmente in vigore, la Coldiretti ha stimato che la possibilità di offrire il tradizionale cenone di Natale sarebbe a rischio per circa 53.000 ristoranti, trattorie, pizzerie e agriturismi situati nelle zone maggiormente toccate dall'incremento dei casi, e cioè in Friuli Venezia Giulia, Liguria, Veneto, Valle d'Aosta e della provincia di Bolzano. Zone che, come noto, potrebbero a breve tornare vittima del famigerato «semaforo» escogitato dal Conte bis e confermato dal governo Draghi, passando in zona gialla.C'è da ricordare infatti che, seppure trattandosi del livello più basso di restrizione, la zona gialla comporterebbe l'impossibilità per i ristoranti di allestire tavolate con più di quattro persone non conviventi, e ciò senza tener conto del fatto che il trend in ascesa renderebbe altamente probabile un passaggio all'arancione e al rosso, con restrizioni sempre maggiori. Sempre Coldiretti, con un implicito appello al buon senso nei confronti del governo, ha fatto presente che la mancata revisione degli attuali parametri priverebbe importanti mete turistiche, che lo scorso anno sono state costrette a tenere chiusi i battenti delle strutture ricettive, anche questa stagione della possibilità di lavorare. Inoltre, sempre secondo Coldiretti, l'impatto negativo della reintroduzione della zona gialla si trasferirebbe a cascata sull'intera filiera con la riduzione di acquisti di prodotti alimentari e vino dalle aziende agricole ma anche di addobbi floreali con il contenimento del numero di invitati o addirittura il rinvio delle cerimonie. Ma l'allarme, con uno scenario di questo tipo, riguarderebbe non solo i pubblici esercizi e le attività economiche, bensì la possibilità per i cittadini residenti nelle zone citate di muoversi liberamente a tutte le ore e di poter organizzare il cenone a casa propria. Gli interventi ipotizzati per scongiurare un nuovo stop all'economia, per il momento, sembrano andare in una direzione «austriaca», nella quale la parte di popolazione non vaccinata verrebbe costretta al lockdown, non potendo più contare nemmeno sulla possibilità del rilascio del green pass previo tampone. Restando al Natale, infatti, emergono ipotesi di mercatini e di vie dello shopping con accessi contingentati e riservati solo a chi ha completato il ciclo vaccinale, e lo stesso potrebbe toccare ai ristoranti, con l'esclusione da cenoni e veglioni di chi non è vaccinato. Allargando il campo al resto delle attività più popolari e non strettamente natalizie, era stata posta dai rappresentati delle società calcistiche la questione dell'aumento della capienza degli stadi dall'attuale 75 per cento al 100 per cento, ipotesi che però è stata respinta dal ministro della Salute, Roberto Speranza, sebbene nei cinema e nei teatri al chiuso la capienza massima sia già una realtà. Ma anche in questo caso, alcune dichiarazioni lasciano intuire verso cosa si stia andando, come quelle dell'infettivologo Matteo Bassetti, per il quale la capienza degli stadi «con un ingresso solo a persone vaccinate o guarite, potrebbe aumentare al 100%», o quelle di Walter Ricciardi, che ha parlato di un «Natale tranquillo ma fra vaccinati». Il tutto mentre le nuove norme anti Covid introdotte con l'ordinanza del ministero della Salute per il settore trasporti stanno destando perplessità nei diretti interessati. In particolare, gli operatori dei treni Alta velocità hanno fatto presente che i controlli del green pass prima che i passeggeri salgano a bordo del convoglio sono praticamente impossibili, sia per il numero di addetti che questi richiederebbero, sia per le file (e quindi assembramenti) che questi comporterebbero. Inoltre, le stazioni sono impreparate alla gestione di questo tipo di flussi, così come non risulta chiaro a chi spetta la scelta di fermare un treno sulla base di «sintomi riconducibili» al Covid riscontrati in un passeggero e in quale aree. Una norma che potrebbe innescare una serie di falsi allarmi e conseguenti ritardi tali da pregiudicare l'efficienza del servizio sulle maggiori tratte del Paese.
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