2020-03-13
I saggi di Confindustria danno favorito Bonomi, ma Mattioli può spuntarla
True
La relazione dei saggi Andrea Tomat, Andrea Bolla e Maria Carmela Colaiacovo, conferma le pressioni per far ritirare la vicepresidente. Su 182 voti certificati il presidente di Assolombarda può vantarne 90, mentre la piemontese si fermerebbe a 59. In ballo ne restano 33. La partita è aperta.Confindustria corre spedita verso il 26 marzo quando nel consiglio generale si voterà il successore di Vincenzo Boccia. La sfida è tra la piemontese Licia Mattioli e il lombardo Carlo Bonomi. Ora c'è anche la ratifica da parte dei saggi, Andrea Tomat, Andrea Bolla e Maria Carmela Colaiacovo, che in una relazione diramata oggi confermano la sfida, non senza critiche proprio nei confronti dell'attuale vicepresidente per l'internazionalizzazione. Del resto da giorni si rincorre l'ipotesi che alla fine spunti un terzo candidato esterno o ci sia la possibilità di una proroga di 6 mesi per lo stesso Boccia. Di più. Da tempo c'è chi sta cercando di convincere Mattioli a un passo indietro, ma come già anticipato dalla Verità questa eventualità è stata scartata. Il problema ora sono i numeri. Su 182 voti i saggi hanno certificato che Bonomi può vantarne 90, mentre la piemontese si fermerebbe a 59. In ballo ne restano 33, che se andassero proprio alla Mattioli le permetterebbe di vincere. Di sicuro le valutazioni dei saggi sono ancora approssimative, perché poi è nel segreto dell'urna che si deciderà il vincitore. Però l'imprenditrice dell'oro continua a raccogliere consensi. E in serata, al suo entourage, rispetto alle critiche che continuano ad arrivargli sul mancato rinvio, ha spiegato che «se questo tentativo di colpo di mano è il modo in cui vogliono gestire Confindustria non c'è da meravigliarsi se la base degli imprenditori sia contraria. Se il buon giorno si vede dal mattino, è una mossa pessima che dimostra la volontà di escludere la partecipazione e non di favorirla». Alla base del mancato ritiro c'è una sua visione dell'associazione di industriali che vorrebbe più partecipativa. Lei stessa aveva dato disponibilità a ritirarsi per un candidato unitario super partes che interpretasse un modo di essere Confindustria partecipativo. Ma non è passata l'idea. Nella relazione dei saggi, nata da un confronto con le associazioni di categoria a febbraio, è spiegato nero su bianco che c'è stato un tentativo di proporre «la sola candidatura di Carlo Bonomi ed esercitando quei poteri di sintesi proattiva delle preferenze espresse, che lo statuto confederale assegna alla Commissione". La scelta sarebbe dovuta nascere da una presunta «diffusa richiesta da parte del sistema di unitarietà e convergenza, di rapidità e unanimità per lanciare un segnale forte dal sistema confindustriale al Paese, in una fase delicata e impegnativa». Ma «tale richiesta» - scrivono ancora i sggi - «non è stata accolta ed anzi la candidata ha fatto pervenire alla nostra Commissione una certificazione scritta di poter disporre del 20% dei voti assembleari regolarmente esercitabili, facendo così scattare la previsione del nono comma dell'articolo 11, che richiede di sottoporre al voto di designazione del Consiglio Generale coloro che attestino di avere oltrepassato tale soglia di preferenze, a prescindere dal parere della Commissione di Designazione». Per questo motivo, si legge ancora, «sorprende una richiesta volta ad applicare tale previsione nel contesto in cui è stata presentata, ma abbiamo ritenuto necessario tenerne conto, per dare forza ad una Presidenza che dovrà presto affrontare sfide difficili, con l'unitarietà richiesta, senza ombre e senza rischi di contenziosi interpretativi su norme statutarie, forieri di potenziali rinvii e instabilità. Tale valutazione si basa su un lavoro che abbiamo interpretato con serietà e motivazione, sui messaggi che abbiamo colto nelle persone che hanno interagito con noi, e poi misurato nel rilevante distacco riscontrato tra i candidati, una differenza che ci aveva convinti dell'opportunità di proporre un candidato unico. Nella giornata di ieri, questo passaggio così delicato e riservato è stato trasferito alla stampa, in aperta violazione con le nostre norme interne». E nel frattempo ieri Andrea Dell'Orto ha lasciato la guida di Eicma, l'esposizione internazionale del ciclo e motociclo, una controllata di Confindustria Ancma. C'è chi sostiene che le dimissioni siano strettamente collegate alla battaglia in viale dell'Astronomia. E che i nuovi vertici saranno di sicuro a favore della Mattioli.