2020-12-04
I resti di Forza Italia contesi dalle due Opa di Renzi e Bettini
Doppia tenaglia dal Pd e dal Bullo, che distrae il M5s con la faida del tabacco. Il Cav ha reagito facendo marcia indietro sul Fondo.Momenti duri per chi milita tra le fila di Forza Italia. Il partito degli azzurri non è mai stato sotto pressione come in questi momenti, tanto da rendere la polemica tra Silvio Berlusconi e Renato Brunetta la punta di icerberg, che parte dal Mes e si inabissa fino al governissimo e più in là nel tempo alla scelta del futuro presidente della Repubblica. È chiaro, infatti, che gli azzurri sono sotto Opa, come si direbbe in gergo finanziario. Da un lato a tentare la scalata è, per conto dei dem e degli ex Ds, Goffredo Bettini. Dal lato opposto, a premere per portare sotto la propria ala una fetta di azzurri, è Matteo Renzi. Di certo non nuovo alla strategia del Nazareno. I due player non potrebbero essere più distanti nonostante fino allo scorso anno militassero sotto la stessa bandiera del Pd. Ed è quindi difficile che le due Opa vadano in porto. Cosa che sa benissimo Berlusconi, tanto da sorprendere tutti facendo un'apparente marcia indietro sul Mes. Nei giorni scorsi ha infatti dichiarato che Fi avrebbe votato assieme al resto del centrodestra contro la riforma del Fondo. Nei giorni precedenti aveva invece sposato l'idea di dire sì ai 37 miliardi del Mes. Formalmente la sterzata si spiega in modo semplice: dire sì al Mes sanitario non significa voler rimettere mano alla riforma e coinvolgere il futuro delle banche italiane. Ma è chiaro che con questo colpo di coda Berlusconi ha rimesso il suo partito al centro dell'agone politico ed evitato di far risucchiare una fetta dei sui Parlamentari nel gorgo della sinistra. Non a caso il primo a reagire è stato lo stesso Bettini. «Desta molta preoccupazione l'improvviso cambio di linea di Fi che ha annunciato l'intenzione di non sostenere in Parlamento la riforma del Mes, un atto fondamentale verso il completamento dell'Unione bancaria», ha scritto su Facebook l'ideologo del Pd. «Dopo l'importante convergenza sullo scostamento di bilancio, che ha ridato a Berlusconi un ruolo politico, autonomia e prestigio in larga parte dell'opinione pubblica, sarebbe paradossale se il Cavaliere buttasse via tutto». Parole dure, che si spiegano con la delusione di chi stava già facendo i conti con il pallottoliere. Consapevole di poter abbandonare la fetta di «piantagrane» dei 5 stelle e rafforzare la maggioranza in vista di un governissimo o di un Conte Ter, tutto dedicato alla nomina del futuro capo dello Stato. Bettini è un grande sostenitore di Walter Veltroni, il quale si occupa a tempo pieno di libri, ma tiene un occhio ben aperto pronto a dire sì alla chiamata. Gli ex Ds sono consapevoli che il Mes sarà uno spartiacque politico, con la possibilità che siano lasciati sulla sponda opposta vecchi compagni di partito. Il riferimento è a Renzi, che dal canto suo muove con pari forza, ma remando in direzione opposta. L'Opa di Renzi su Fi ha dinamiche geniali e molto complesse perché viene giocata di sponda. Il primo obiettivo è allargare ulteriormente la faglia che separa i grillini di governo da quelli di lotta (che siedono in Parlamento senza incarichi tra i giallorossi). In questo caso sta approfittando delle diverse simpatie che hanno verso le multinazionali del tabacco. Lo scoop sulle fatture di Philip Morris a Davide Casaleggio è stato pubblicato dal foglio renziano, guidato da Piero Sansonetti. Italia viva ha rilanciato la palla per sottolineare che i giornali si occupano di Open (inchiesta in cui l'ex premier è indagato) e non di Casaleggio. Ma al tempo stesso i rappresentanti di Italia viva hanno proposto, in accordo con i grillini avversari di Laura Castelli e di Luigi Di Maio, una tassazione più aggressiva contro il tabacco riscaldato, di cui Philip Morris è leader in Italia. Ciò nonostante il Renzi piddino fosse stato il primo a definire la tassazione degli stick riscaldati, tanto da essere in prima fila all'inaugurazione della fabbrica del colosso Usa. Infatti, non è più una battaglia di merito, ma Italia viva sembra aver compreso che accendere la benzina della faida grillina tra sostenitori del tabacco riscaldato o di quello tradizionale, omettendo in toto la questione sigarette elettroniche, avrebbe riunito una truppa sufficiente a bussare alle porte di Forza Italia e disegnare un perimetro abbastanza grande per cercare di avviare il rimpasto. Così, impegnati a tassare le une piuttosto che le altre multinazionali del tabacco, i grillini forse non si sono accorti di essere finiti nella rete politica di Renzi. Eppure i segnali sono stati numerosi. Basti pensare che la firma di Renato Brunetta è finita sotto a un emendamento 5 stelle mirato ad alzare le tasse a Philip Morris. Dettagli non irrilevanti agli occhi dei grandi vecchi della politica. Berlusconi ha fatto così la sua mossa e ieri Romano Prodi ha rilasciato una intervista non casuale. A Repubblica ha detto: «Niente rimpasti e sì al Mes con o senza riforma». Un messaggio chiaro a Renzi e forse una tirata d'orecchi pure a Bettini. Il Colle per Prodi è sempre un tasto dolente.