2022-04-04
I progressisti ora esaltano la patria. Ma solo per difendere quella altrui
Mentre si osanna il nazionalismo di Kiev, chi chiede di tutelare l’Italia è demonizzato.Sono settimane di grandi rivelazioni per i sinceri democratici italiani (e non). All’improvviso, sconcertanti verità si sono manifestate davanti ai loro occhi con splendente potenza, e i bravi progressisti agiscono come da tradizione: si sentono in dovere di istruire tutti gli altri, compresi quanti erano già a conoscenza di tali, mirabili segreti. Alcuni quotidiani, ad esempio, hanno scoperto che in guerra si usano armi letali capaci di provocare la morte. Repubblica gridava ieri in prima pagina che in Ucraina c’è «il terrore delle mine». Sembra che i russi, prima di lasciare alcuni territori per spostarsi altrove, nascondano i micidiali ordigni. Non si tratta, ovviamente, di un gesto gradevole, anche perché le mine spesso colpiscono persone innocenti, bambini compresi (come ci hanno mostrato, giusto per limitarsi a quanto accaduto negli ultimi anni, storie orrende provenienti dall’Afghanistan). Il punto è: quando si combatte davvero, gli orrori di questo tipo si sprecano, ecco perché converrebbe contribuire a far cessare le ostilità (ma guai a dirlo: chi lo fa è putiniano). Non solo: che cosa credete che noi si stia spedendo in Ucraina, dolcetti e zuccherini? Abbiamo appreso che ai combattenti di Zelensky l’Occidente fornirà anche tank: credete che sparino stelle filanti o proiettili che distruggono, inceneriscono, dilaniano e spappolano esseri umani? Forse le armi creano orrore e morte solo se le usano i russi? Al progressista bellicoso, tuttavia, questi interrogativi non suscitano neppure mezzo sussulto. Egli si sente sempre e indiscutibilmente nel giusto, dalla parte del bene. Quindi se le armi le usa lui (o, meglio, le usano quelli per cui prova simpatia, perché il nostro amico mica si scomoda a sparare di persona), allora sono belle e buone. È come se i democratici si sentissero dotati di un potere redentivo: ciò che toccano si purifica. Tutto, non solo le armi. Sempre negli ultimi tempi, per dire, i cari liberal hanno scoperto il valore del patriottismo. Repubblica, nei giorni scorsi, ha pubblicato una lunga intervista al filosofo francese Alian Finkielkraut, fino a qualche tempo prima guardato con una certa diffidenza perché un po’ troppo in odore di destra. Il titolo era emblematico: «Contro l’imperialismo russo rinasce il concetto di nazione». Ma pensa, hanno passato anni a spiegarci (con le cattive più che con le buone) che i confini erano il male assoluto, che il nazionalismo bisognava abolirlo e che ogni identità andava cancellata, e ora - in chiave antirussa - pure l’odiato amor patrio torna buono. Un miracolo a cui ha partecipato addirittura Francis Fukuyama, il teorico della «fine della Storia», il celebrato cantore dell’ordine mondiale liberale. Su Foreign Policy, il venerato maestro ha spiegato perché è importante «che i liberali non rinuncino all’idea di nazione. Dovrebbero riconoscere che, in verità, nulla rende l’universalismo del liberalismo incompatibile con un mondo di stati-nazione. L’identità nazionale», ha precisato il luminare, «è malleabile e può essere modellata per riflettere le aspirazioni liberali e per instillare un senso di comunità e scopo in un vasto pubblico». Incredibile: ci voleva la minaccia russa per fare scoprire l’acqua calda alle grandi menti progressiste. Ora che ne hanno bisogno, purificano il tanto vituperato nazionalismo, proprio come fanno con le armi. Resta però un piccolo ma non indifferente problema. Il tocco redentore che abbiamo sommariamente descritto vale solo ed esclusivamente per ciò che giova ai simpatici democratici. Il nazionalismo, ad esempio, va bene solo se ucraino. Tante bandiere di Kiev in giro, tante belle analisi filosofiche sull’importanza della patria ribelle contro il Cremlino, ma all’interesse nazionale italiano non ci pensa nessuno. Tra fanfare e proclami bellicosi ci stiamo incamminando verso una guerra diffusa e potenzialmente devastante per tutta l’Europa. Però a nessuno sembra interessare. Se si alza il ditino per fare notare che difendere la patria significa anche proteggere i propri interessi in campo energetico ed economico, si viene accusati di non essere abbastanza generosi e internazionalisti. Chiaro: il patriottismo di Zelensky serve alla causa democratica americana, il nostro la danneggia. Motivo per cui ci viene richiesto di rinunciare al nostro nazionalismo per sostenere quello altrui. Ci viene imposto di smettere di difenderci per permettere (almeno in teoria) ad altri di farlo. In realtà, della patria e dei valori non importa nulla a nessuno: sono soltanto maschere utili a proteggere interessi energetici, geopolitici ed economici. Le bandiere che ci fanno sventolare appartengono ad altri, ma le conseguenze le pagheremo noi: è il patriottismo autolesionista, l’unico che viene concesso a noi italiani.
Pedro Sánchez (Getty Images)
Alpini e Legionari francesi si addestrano all'uso di un drone (Esercito Italiano)
Oltre 100 militari si sono addestrati per 72 ore continuative nell'area montana compresa tra Artesina, Prato Nevoso e Frabosa, nel Cuneese.
Obiettivo dell'esercitazione l'accrescimento della capacità di operare congiuntamente e di svolgere attività tattiche specifiche dell'arma Genio in ambiente montano e in contesto di combattimento.
In particolare, i guastatori alpini del 32° e i genieri della Legione hanno operato per tre giorni in quota, sul filo dei 2000 metri, a temperature sotto lo zero termico, mettendo alla prova le proprie capacità di vivere, muoversi e combattere in montagna.
La «Joint Sapper» ha dato la possibilità ai militari italiani e francesi di condividere tecniche, tattiche e procedure, incrementando il livello di interoperabilità nel quadro della cooperazione internazionale, nella quale si inserisce la brigata da montagna italo-francese designata con l'acronimo inglese NSBNBC (Not Standing Bi-National Brigade Command).
La NSBNBC è un'unità multinazionale, non permanente ma subito impiegabile, basata sulla Brigata alpina Taurinense e sulla 27^ Brigata di fanteria da montagna francese, le cui componenti dell'arma Genio sono rispettivamente costituite dal 32° Reggimento di Fossano e dal 2° Régiment étranger du Génie.
È uno strumento flessibile, mobile, modulare ed espandibile, che può svolgere missioni in ambito Nazioni Unite, NATO e Unione Europea, potendo costituire anche la forza di schieramento iniziale di un contingente più ampio.
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