2024-02-29
I politici in tv sparano numeri a casaccio
Marco Furfaro (Imagoeconomica)
L’ultimo episodio è quello del dem Marco Furfaro ospite di Bianca Berlinguer, che lancia la bomba parlando di 3 milioni di giovani disoccupati. Il dato è falso ma serve a cercare consensi piuttosto che a risolvere i problemi.Caro Belpietro, l’ho vista l’altra sera in tv, nel programma su Rete4 condotto da Bianca Berlinguer, mentre se la prendeva con un parlamentare che, se non ho capito male, era del Pd. La discussione aveva toni un po’ accesi e la questione al centro del diverbio con l’esponente della sinistra era il tema del lavoro o dell’occupazione. Ma perché in Italia non si riesce a fare una discussione seria su una questione che dovrebbe riguardare tutti, senza divisioni e senza interpretazioni di parte? Già, caro Belardi, perché? È una domanda che mi faccio spesso anche io, ma alla quale – confesso - non so rispondere, perché invece di fare ragionamenti seri su ciò che sarebbe necessario per creare posti di lavoro, ognuno tira l’acqua al proprio mulino, sfruttando l’argomento per fare campagna elettorale, anche quando questa è fuori tempo massimo. L’altra sera, a È sempre Cartabianca, l’onorevole Marco Furfaro, del Partito democratico, si è messo a dare i numeri, parlando di 3 milioni di giovani disoccupati e io, che ero in collegamento, mi sono permesso di dire che la cifra non stava né cielo né in terra, come molte delle percentuali che sento citare in tv a proposito di qualsiasi argomento. Ho una passione per i numeri, perché credo che per affrontare i problemi non si possa prescindere da quelli. Non serve un’indagine statistica, basta prendere il bollettino trimestrale dell’Inps per scoprire che la disoccupazione è in calo da anni. Nel 2018 sfiorò l’11 per cento, per poi scendere sotto l’8 nel 2020 e, dopo essere risalita nel periodo del Covid, oggi è poco sopra il 7 per cento. Ma le percentuali dicono poco, ciò che conta sono i valori assoluti. E allora andiamole a vedere queste cifre. In Italia gli occupati sono 23 milioni 754.000 e i disoccupati 1 milione e 829.000. Ovviamente questi dati si riferiscono a tutte le fasce di età. Dunque, si può realisticamente dire che ci sono 3 milioni di giovani disoccupati se all’Inps ne risultano in totale, cioè includendo ventenni e ultracinquantenni, meno di 2 milioni? No, anche perché nella fascia d’età fra 15 e 30 anni, nel 2023 risultavano 915.000 disoccupati.Quindi, i dati sentiti in tv erano sparati a caso, per fare effetto. Per comprenderlo del resto, basta mettere insieme un paio di elementi, ovvero il numero dei giovani fra i 20 e i 30 anni e il numero di studenti universitari e delle scuole superiori. I giovani, intesi come ragazzi in quella fascia d’età, in Italia sono 6 milioni; gli studenti universitari sono 2 milioni. Quelli iscritti alla scuola secondaria superiore sono 2 milioni e mezzo. Vogliamo dire che, di questi ultimi, mezzo milione sono ventenni? Ok. Possiamo considerare i 3 milioni e mezzo che restano tutti disoccupati come vorrebbero certi onorevoli? Ovvio che no. Sono ragazzi che hanno scelto di non iscriversi all’università, decidendo magari di lavorare o semplicemente di prendersi una pausa. Né si può pensare che, siccome esistono i cosiddetti inattivi (che tra i 15 e i 64 anni sono più di 12 milioni) li si debba calcolare tutti come disoccupati, piccoli e grandi.Purtroppo, sul tema del lavoro ci sono molta demagogia e molti slogan, che vengono ripetuti a nastro, tanto nessuno si preoccupa di andare oltre le dichiarazioni. Il Reddito di cittadinanza dal mio punto di vista è stato una sciagura, che ha fatto passare il concetto che lo Stato ti debba pagare per il solo fatto che tuo padre e tua madre ti hanno messo al mondo. John Fitzgerald Kennedy diceva: «Non chiedetevi che cosa può fare il vostro Paese per voi, ma che cosa potete fare voi per il vostro Paese». I vari Furfaro la pensano esattamente al contrario. Nella mia carriera giornalistica ho seguito molte aziende, alcune di straordinario successo e altre di drammatico insuccesso, e ho imparato a conoscere la genialità e le difficoltà degli imprenditori. Ma soprattutto ho capito che i posti di lavoro non li crea il politico che va nei talk show a parlare di occupazione e disoccupazione, ma chi si rimbocca ogni mattina le maniche per far quadrare i conti. Negli ultimi trent’anni ho diretto diversi giornali e la direzione non si compone solo di bei titoli e ottimi articoli, ma anche di scelte economiche e della necessità di far quadrare i conti di un’impresa che, sebbene si occupi di notizie, segue le stesse regole di quelle metalmeccaniche e tessili. Da otto anni guido un’impresa che dà lavoro, con contratti diretti o Cococo, a circa 200 persone. Non è un’avventura facile, ma lunedì ho assunto una ragazza di 22 anni e questa è una notizia che mi ricompensa di tutte le perdite di tempo con personaggi come Furfaro.
Nicolas Sarkozy e Carla Bruni (Getty Images)