2022-08-21
«I nostri capi in lana abbracciano e scaldano a prezzi accessibili»
Il patron di Kontatto Federico Ballandi: «Con questo materiale straordinario la nuova collezione diventa un tutt’uno col corpo, creando armonie uniche».La super modella Beatrice Brusco è immortalata su Instagram con una tuta a fiori e un lungo cardigan color fucsia, il rosa dell’inverno, la tinta clou. Un insieme che fa parte di «The Passion’s Wool», l’ultima collezione firmata Kontatto, il famoso brand di pronto moda che il patron Federico Ballandi ha sempre fatto crescere fin dal 1985. «Pronto moda che significa capi sempre di tendenza, sfornati a ciclo continuo da team di stilisti all’avanguardia, sempre sul pezzo e spesso anticipatori di quel che verrà», spiega alla Verità il vulcanico imprenditore bolognese. Una passione per la lana non a caso «materiale straordinario per creare armonie stilistiche, uniche e irripetibili: la lana abbraccia, scalda, unisce e il corpo diventa un tutt’uno con il capo».Con un occhio di riguardo alla sostenibilità.«Grazie a tute “botanical” realizzate in cotone organico. Una collezione valorizzata anche da cartellini e packaging green, creati ad hoc per la stagione. Senza dimenticare le sperimentazioni su tessuti, volumi e silhouette, tra fluidità e dualità e che si posizionano al primo posto nell’universo della creatività».Una qualità che paga.«Senza dubbio. La nostra è maglieria artigianale, vero made in Italy a prezzi accessibili. Abbiamo puntato sul brand, credendoci da subito quindi di pari passo la produzione, la qualità, la distribuzione e puntare sul proprio lavoro ogni giorno, senza tentennamenti. Bisogna investire su designer che escono dalle scuole di moda, fare ricerca, puntare su persone che sanno cosa significa fare comunicazione, bisogna esportare il prodotto all’estero. Ci concentriamo ogni giorno su questo, un confronto continuo».Circa 2.500 negozi nel mondo che vendono Kontatto, piace avere i capi subito senza aspettare mesi dalle presentazioni?«Il modo di proporre le collezioni è molto cambiato. In particolare ai giovani non piace aspettare, vedono certi pezzi sui social e li vorrebbero nel meno tempo possibile. Tutto si è velocizzato e noi siamo in grado di rifornire di settimana in settimana».È quindi un momento particolarmente positivo?«Non abbiamo mai smesso di lavorare, nemmeno in agosto e sono parecchi gli eventi che ci vedranno protagonisti nei prossimi mesi. Non ci siamo mai abbattuti, tanto meno quando all’orizzonte si vedeva nero. Sempre andati avanti con grande forza e coraggio».Di che impegni futuri parla?«Parteciperemo al Cpm di Mosca, la fiera della moda per noi molto importante, che inizia il 30 agosto, poi a Parigi al Who’s Next dal 2 al 5 settembre, altro appuntamento internazionale. Infine, il 29 settembre, la festa nella festa, “The Greatest Show”, la nostra grande sfilata che verrà allestita sotto il tendone di un circo con centinaia di persone presenti».Non la preoccupa andare a Mosca?«Ho uno showroom a Mosca dove pago un affitto, pago un collaboratore al quale riconosco provvigioni e che crede nel nostro progetto, ci ho investito e non poco. Quindi, per noi andare a Mosca è una questione di lavoro. È una fiera alla quale devo partecipare come azienda con lo stand di sempre. Siamo convinti d’avere le carte in regola per andare avanti». La guerra sta incidendo sulla vostra economia?«Eccome. Ci sono sanzioni sulle vendite. Lavoravamo con cinquanta buyer e ora ne sono rimasti tre. Eppure c’è chi riesce a lavorare perché fanno triangolazioni con altre parti del mondo. A una azienda come la mia togli un 20% di fatturato, che quest’anno si attesta attorno ai 25 milioni di euro, proveniente dai Paesi dell’Est e diventa un problema grave».Crede che il comparto moda non sia aiutato?«Per dirla chiaramente, i precedenti governi si sono dimenticati della moda, in particolare dopo il lockdown. Spero che il futuro governo prenda davvero in considerazione un settore tanto strategico per il Paese e che, in particolare, dia una mano agli industriali in generale. Ci sta pure il problema di non sapere a chi rivolgersi. Ci vorrebbe il ministero del made in Italy visto quanto siamo importanti nel mondo come food, design e moda». In che modo lei suggerisce?«Il costo del lavoro è sempre esorbitante. O abbassi le tasse, o abbassi i costi dei contributi o abbassi i costi dell’Iva. Bisogna far entrare maggior denaro nelle tasche degli italiani. Questi discorsi li sanno benissimo a sinistra, al centro e a destra. Basta con il difendi poltrona, serve ben altro. Nei talk show non si sente più parlare di covid o di guerra, non contano più niente, si sentono solo discorsi da campagna elettorale. Ma così non va bene. Siamo arrivati a un punto dove le poltrone devono essere messe in discussione per tutti, non solo per noi imprenditori».Cosa chiede?«Sburocratizzare e aiutare le aziende moda, gli imprenditori di un comparto italiano d’eccellenza. Così come bisogna aumentare le buste paga tenendo conto di quanto è aumentato il costo della vita. La gente deve avere più soldi in tasca. Non possono pagare solo gli imprenditori, altrimenti le imprese chiudono. Se veramente ci sono a disposizione dei contributi, se sono previsti degli sgravi che non rimangano nel cassetto. Bisogna far girare il denaro, l’economia deve muoversi altrimenti non si riescono ad assorbire tutti gli aumenti dei costi a partire dai trasporti, dalle materie prime, dalle produzioni che alla fine vanno a pesare sempre sugli industriali».
Roberto Burioni ospite a «Che tempo che fa» (Ansa)
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