2018-10-18
I manifesti contro l’utero in affitto rimossi dalle strade della Capitale
Virginia Raggi dà ordine agli uffici comunali di togliere i cartelloni di Pro Vita con lo slogan «due uomini non fanno una madre». A suo dire sono offensivi. La replica delle associazioni: «Obbedisce alla lobby Lgbt».L'intellettuale femminista Marina Terragni pubblica un nuovo libro in cui sbriciola i luoghi comuni progressisti. E infilza il mondo arcobaleno: «Nei gay si manifesta la misoginia pura».Lo speciale contiene due articoliCensura. Non c'è altra definizione. Anzi peggio. Censura di un'idea. Per non dire di una verità: che due uomini non fanno una madre. A dettare la linea contro i manifesti affissi per le vie di Roma dalle associazioni pro life per denunciare la pratica dell'utero in affitto è stato il Pd, da sempre paladino di un atto che nel nostro Paese è illegale. E i grillini, senza nemmeno provare a discuterne, hanno obbedito. In poche ore i manifesti sono scomparsi per ordine del sindaco Virginia Raggi, che si è accodato al sentire pro Lgbt, definendo il messaggio del cartellone «omofobo» e «lesivo del rispetto di diritti e libertà individuali».In particolare, aggiungiamo noi, della libertà di comprare un bambino e spacciarlo per proprio. Si è concluso così il tentativo di Pro Vita e Generazione Famiglia, associazioni promotrici del Family day, di lanciare un monito alle coscienze degli italiani, su un problema sempre trascurato quando si parla di maternage per i gay: i diritti del minore oggetto prima di una compavendita (l'utero in affitto appunto) e poi di una falsificazione d'atti (come la registrazione nei registri anagrafici di un figlio naturale di due genitori dello stesso sesso). Le gigantografie rimosse raffiguravano due giovani uomini che spingono un carrello della spesa con dentro un neonato che, come una merce, ha stampigliato sul petto un codice a barre. Tutto accompagnato dalla scritta: «Due uomini non fanno una madre. #Stoputeroinaffitto». Dopo la rimozione le associazioni sono insorte: «Cara Virginia Raggi, dopo aver trascritto in modo illegale gli atti di nascita di bambini con genitori dello stesso sesso, hai obbedito agli ordini della Cirinnà via Twitter che ti ha dettato di richiamare il codice etico di #RomaCapitale e alle lobby Lgbt», hanno rimarcato con una lettera aperta. «In realtà il vero offeso del manifesto è il bambino, messo in vendita per coppie gay e destinato a essere strappato dalla madre che lo ha partorito», ha aggiunto Antonio Brandi, presidente di Pro Vita.«Roma sprofonda nel degrado e la priorità del sindaco è la rimozione coatta di manifesti che stigmatizzano una pratica, quella dell'utero in affitto, illegale in Italia. È totalitarismo Lgbt», ha rimarcato Jacopo Coghe, presidente di Generazione famiglia. «Nel nostro Paese si è liberi di reclamizzare la maternità surrogata nonostante si tratti di una pratica vietata dalla legge 40 del 2004, punita con la reclusione fino a due anni e con la multa fino ad un milione di euro», e invece «si cancellano le voci di libertà che mirano a rimettere al centro la dignità dei bambini, il loro diritto ad avere una mamma e un papà e la dignità delle donne, usate come incubatrici». Se davvero, come sostengono le associazioni, a far scattare la censura dettata dal sindaco di Roma sia stato, tra i tanti, il messaggio lanciato via Twitter della senatrice Monica Cirinnà non è dato sapersi. La Raggi, per tutto il pomeriggio di ieri, interpellata attraverso i suoi addetti stampa non ha risposto. Ma, certo, la piddina che aveva punzecchiato il sindaco paragonandola alla (più amata) collega torinese, Chiara Appendino, e consigliandole di chiedere proprio alla competitor come affrontare la situazione, deve aver colto nel segno. Altrimenti le cose non si spiegano. Il sindaco, infatti, per giustificare la volontà di eliminare i manifesti sgraditi ha, ufficialmente, tirato in ballo il regolamento di Roma Capitale in materia di pubbliche affissioni, senza accorgersi di un particolare: che se applicato alla lettera quel regolamento dovrebbe cancellare da Roma praticamente la stragrande maggioranza delle affissioni pubblicitarie. Secondo la Raggi, infatti, le gigantografie avrebbero violato il comma 2 dell'articolo 12 bis del documento, il quale «vieta espressamente esposizioni pubblicitarie dal contenuto lesivo del rispetto di diritti e libertà individuali». Lo stesso articolo, però, esattamente al comma precedente indica altri divieti di affissione che nessuno, ad oggi, si è mai immaginato di voler far rispettare. Il comma uno, infatti, prevede la rimozione di qualsiasi «esposizione pubblicitaria il cui contenuto contenga stereotipi o rappresenti la mercificazione del corpo femminile». Vale a dire: niente più cosce al vento per promuovere questo o quel paio di calze, né modelle in costumino per pubblicizzare palestre e rivenditori di pneumatici. Se il sindaco applicasse davvero la norma citata, insomma, Roma rimarrebbe spoglia.Non è la prima volta, comunque, che la Raggi si dimostra risoluta nel cancellare i messaggi pro vita. Lo scorso aprile ad avere vita breve era stato il maxi cartellone con l'immagine di un embrione affisso a Roma, su uno dei palazzi di via Gregorio VII nella zona dell'Aurelio. Anche in quel caso a dire la loro erano state, in particolare, le democratiche. E anche il quel caso, applicando sempre lo stesso regolamento, il sindaco aveva obbedito facendo piazza pulita, in poche ore della cartellonistica provocatoria.Alessia Pedrielli<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/i-manifesti-contro-lutero-in-affitto-rimossi-dalle-strade-della-capitale-2613093407.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="stanno-cancellando-le-donne-e-il-cretinismo-di-sinistra-ancora-lotta-per-i-finti-diritti" data-post-id="2613093407" data-published-at="1758175743" data-use-pagination="False"> «Stanno cancellando le donne E il cretinismo di sinistra ancora lotta per i finti diritti» Il titolo del nuovo libro di Marina Terragni, in uscita oggi, è piuttosto ruvido: Gli uomini ci rubano tutto (Sonzogno). Sulle prime, al maschio viene da pensare che si tratti di un'esagerazione. Poi, però, scorrendo le pagine, le tesi si fanno sempre più convincenti. Specie quando l'autrice tocca alcuni argomenti roventi, in particolare quello della gestazione per altri (Gpa). Tra le cose che vi stanno rubando sembra ci sia anche la maternità. «Nel libro lo dico. Il fatto di sottrarre i figli alla donna, l'invidia per il suo corpo fecondo è il fondamento della logica patriarcale. Lo dice la parola stessa: i figli appartengono al padre. In molte culture è ancora così. Basti pensare ai problemi che emergono nelle coppie miste per la tutela dei figli. Da noi i figli sono della madre. È la posizione del nostro Paese, che potremmo definire mariana: qui si riconosce la centralità della madre. O, almeno, lo si è sempre fatto, fino a un passato non troppo lontano». Già, perché ora sembra che la madre sia sostituibile. Ed è su questo punto che insistono i manifesti di Pro Vita con lo slogan «Due uomini non fanno una madre». «Guardi, l'immagine su quei manifesti proprio non mi piace. La trovo volgare, eccessiva. Un boomerang. Tra l'altro, la gestazione per altri non riguarda solo gli omosessuali, ma anche gli etero». Sarà pure un manifesto duro. Ma dice una cosa vera. «Come dicevo l'immagine non mi piace, ma è vero che due uomini non fanno una madre. Semmai è il figlio che fa la madre, anzi madre e figlio si fanno a vicenda. Per un lungo periodo di vita del bambino c'è una relazione di identità con la madre. Di sicuro nessuno può fare una madre, nemmeno due uomini. Certo, ci sono anche le madri che vengono a mancare, quelle che muoiono, quelle che non si tengono i bambini. Ma si tratta di disgrazie. Un altro conto è l'esistenza di un contratto mercantile che precostituisce la separazione della madre dal figlio». Sta parlando della gestazione per altri? «Certo. È un contratto mercantile, perché la Gpa solidale sostanzialmente non esiste. Nel caso di un bambino che ha perso la madre si cerca di ridurre il danno, sanando la ferita. Nel caso di Gpa il danno viene precostituito con un contratto di mercato ». La legge italiana, infatti, la proibisce. «Non solo la legge italiana. La Gpa, nel mondo, è consentita solo in 18 nazioni su 200. Ma la propaganda martellante a cui siamo sottoposti ci fa apparire come l'eccezione bigotta». Nei mesi scorsi vari Comuni hanno registrato all'anagrafe i figli di coppie gay nati grazie alla «surrogata». «La battaglia sulla Gpa ha cambiato strategia. I pro Gpa non combattono più per regolamentarla. Il fronte ora è l'anagrafe, la registrazione dei figli. E i tribunali». Sembra che la stiano vincendo, questa battaglia. «Intanto però a Milano - e questo va riconosciuto al sindaco Beppe Sala - non si stanno registrando i figli di coppie di uomini. Perché, appunto, c'è di mezzo un reato». Anche nei tribunali però l'idea delle due madri e dei due padri avanza... «Vero. Ma c'è stata anche una importante sentenza della Corte costituzionale che dice le cose con grande chiarezza. La suprema corte sostiene che la Gpa sia un grave sfruttamento della donna e che pregiudichi gravemente le relazioni umane, motivo per cui ribadisce il divieto. Inoltre, spiega che il bimbo o la bimba hanno un interesse prioritario a conoscere le proprie origini. Non solo: questo interesse è anche pubblico: tutti noi abbiamo interesse al fatto che il bambino conosca la verità. Nel nostro Paese, se io partorisco e dico che il padre di quel bimbo sei tu ma non è vero, sono perseguibile. Non si può mentire quando si registra un bimbo all'anagrafe. Dunque non si vede perché le coppie di uomini possano farlo». Qui torniamo al punto da cui siamo partiti, e cioè alla cancellazione della madre. «Certo che stanno cancellando la madre. Anni fa ho scritto un libro dal titolo La scomparsa delle donne. Adesso la stanno attaccando direttamente, fin dentro la carne. Noi donne siamo tornate materia prima da cui estrarre ovociti e a cui fare incubare embrioni. Almeno finché non faranno l'utero artificiale». Non è una prospettiva così lontana... «In quel caso la cancellazione sarebbe completa. Il problema è che la relazione materna è, appunto, la madre di tutte le relazioni, nella sua gratuità e nella sua sapienza. Se il mercato entra in quella relazione - e lo sta già facendo - vuol dire che il mondo è finito, perché niente più si preserva dal denaro. Questo discorso non vale solo per i gay. Però sul fronte Gpa c'è una differenza tra coppie gay ed etero». Quale? «Le coppie etero non ne fanno un tema di diritti perché tendono a nascondere questo tipo di esperienza. Le coppie gay non possono nascondersi, e ne fanno oggetto di rivendicazione». Alcuni partiti per questi «diritti» si battono molto. «È la sinistra che ha perso i suoi orizzonti di giustizia a iscrivere questa roba fra i diritti. La Cgil, Monica Cirinnà, Sergio Lo Giudice… È l'unica sinistra europea che non si sia espressa contro la Gpa. In Spagna, in Germania, in Svezia… Tutte le sinistre parlano di ignobile sfruttamento e di mercato. Qui no. È il sintomo di una sinistra alla deriva, la punta dell'iceberg del cretinismo». Forse difendono la Gpa perché piace molto ai Vip, a personaggi come Miguel Bosé, il quale ha appena annunciato che si spartirà i figli con il compagno. «La storia di Miguel Bosé è spaventosa. Non ci si può credere. Non capisco come mai non ci sia un tribunale dei minori che intervenga. Si separa dal compagno e fanno la spartizione dei beni: a me il vaso cinese e a te il tappeto, a me questo figlio e a te quell'altro. Questa è l'assenza della madre. Pensate all'episodio biblico di Salomone. Lì c'è una madre che rinuncia al figlio purché viva, Bosé e il suo compagno si spartiscono i figli come l'argenteria. Del resto, li hanno acquistati come argenteria, quindi diventano argenteria». La cancellazione non riguarda solo le madri, ma le donne più in generale. Penso ai trans che pretendono di essere donne a tutti gli effetti. «Oggi essere donna è una cosa a disposizione di tutti. In Inghilterra c'è un progetto di riforma per consentire a chiunque di scegliere se essere uomo o donna. A New York introducono il “gender X". Ormai basta l'intenzione. Per la legge scozzese basta dichiarare che vuoi essere donna per diventarlo: tutti donne, nessuna donna. In Inghilterra una consigliera trans del Labour ha affermato che essere donna, oggi, non significa più niente. Io credo che questa sia la manifestazione più palese dell'invidia primigenia e radicale». Quale invidia? «L'invidia per la fecondità del corpo femminile. Siamo passati dalla divinizzazione del corpo della madre alla sua umiliazione e nullificazione. Paura e invidia, sono questi i sentimenti su cui si instaura il dominio. Si tratta di pensare un mondo in cui il dispositivo del dominio non sia più necessario: per il bene di tutti, delle donne e anche degli uomini». Mi sembra però che movimenti come il Me too non vogliano eliminare il dominio, al massimo ribaltarlo... «Non si tratta di questo. Si tratta, come dicevo, di fare a meno del dominio. Poi, come in tutte le cose umane, si possono anche produrre eccessi. Ma non guardiamo solo Hollywood. Oggi se una donna dice di avere subito una molestia ricattatoria, la sua parola vale qualcosa. Un vero salto quantico in consapevolezza ». Di molestie e violenze, però, si parla molto proprio quando riguardano registi e attrici. L'atteggiamento è diverso se a compiere violenze sono, per esempio, i migranti... «Per me non cambia nulla». Per la sinistra e molte femministe sì. «Le femministe non sono le ancelle della sinistra. Lo diceva già Carla Lonzi: il marxismo ci ha svenduto alla rivoluzione ipotetica. Tante fanno confusione, restano ancorate all'idea che la libertà femminile passi per la presa del Palazzo d'inverno. Ma non è così. Oggi la sinistra difende le sex worker come libere imprenditrici, difende l'utero in affitto... Le donne sono cancellate, sussunte come caso particolare dell'universo Lgbt. Anzi, lo chiamerei Gbt, togliendo la L. Le amiche di Arcilesbica sono costantemente sotto attacco per la loro opposizione a Gpa e “libero" sex work». È misoginia arcobaleno? «La misoginia è degli uomini, etero e gay. La storica amicizia tra i gay e le donne sta declinando. Il mondo gay si sta defemminilizzando. Anche nell'immagine: vince il tipo muscolare e con la barba. La differenza è che i maschi etero conservano una dipendenza dalle donne, sessuale ed esistenziale. I maschi gay invece sono completamente autosufficienti. Lì la misoginia , quando c'è, è purissima». Francesco Borgonovo
La commemorazione di Charlie Kirk in consiglio comunale a Genova. Nel riquadro, Claudio Chiarotti (Ansa)
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Charlie Kirk (Getty Images)