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2020-10-17
I malati cronici vittime silenziose del Covid
Ansa
Durante l'emergenza sanitaria dovuta al Covid-19, le altre malattie, soprattutto quelle croniche o tumorali, non hanno smesso di esistere. Da marzo in poi, pazienti con diabete, problemi cardiaci, tumori o malattie respiratorie croniche, ma anche psichiatriche, hanno visto annullare visite e controlli. Sono gli effetti collaterali di una pandemia che ha colpito un sistema sanitario reduce da anni di tagli di budget e di blocco delle assunzioni, ma anche di mancata programmazione per la presenza di infermieri e specialisti. È proprio la carenza di personale sanitario, più che delle strutture, a fare la differenza in questo contesto.
«Non abbiamo ancora terminato di analizzare tutte le più importanti casistiche», spiega Matteo Stocco, direttore generale dell'Azienda sanitaria (Asst) Santi Paolo e Carlo di Milano, «ma dal materiale raccolto, l'impossibilità di accedere ai controlli programmati ha senz'altro determinato un disservizio per i pazienti cronici». Le malattie croniche interessano circa il 40% della popolazione italiana (24 milioni di persone) e la metà ha più di una patologia. «Durante il lockdown», continua Stocco, «abbiamo garantito tutte le urgenze e sono stati attivati sistemi di teleconsulto/telemedicina, come ad esempio in ambito cardiologico, psichiatrico ed ematologico, oltre ad un sistema di telemonitoraggio per i collaboratori che si sono ammalati». In previsione della nuova ondata «è in fase di attivazione una piattaforma aziendale di telemedicina, integrata con la cartella clinica, cui accederanno tutte le specialità mediche, implementabili con devices per il controllo dei parametri vitali dei pazienti a domicilio».
Da febbraio ad aprile 2020 sono stati rimandati, a livello nazionale, il 75% dei ricoveri per interventi chirurgici in regime ordinario, circa il 50% degli interventi per problemi cardiovascolari, senza contare i day hospital e quelli con diagnosi di tipo oncologico, secondo un report di Nomisma. Solo in oncologia, nei primi cinque mesi del 2020 sono saltati 1,4 milioni di screening. «A partire dalla tarda primavera e durante l'estate, gli ospedali hanno ripreso con vigore l'attività», dice il direttore generale, «anche al fine di recuperare le prestazioni posticipate durante il periodo di conversione delle strutture in ospedali Covid, e ancora in questi giorni siamo impegnati al raggiungimento dell'obiettivo». Nell'impossibilità di definire se davvero questi pazienti non sono stati trattati, visto che potrebbero anche essersi rivolti ad altre strutture, la Regione Lombardia ha chiesto agli ospedali di fare almeno il 95% delle prestazioni ambulatoriali realizzate nello stesso periodo nel 2019. «Grazie al finanziamento regionale straordinario», prosegue Stocco, «abbiamo attivato un servizio di re-call (richiamo) e incrementato le attività ambulatoriali con maggiori disponibilità di visite e prestazioni diagnostiche, nel rispetto delle norme su distanziamento e sanificazione degli ambienti, soprattutto grazie all'ampliamento di orari e giorni di attività, come nelle giornate di sabato». In base alle proiezioni dei dati luglio-ottobre «possiamo stimare una percentuale di attività superiore al 100% in relazione al secondo semestre 2019». La crescita rapida dei positivi al Covid-19 di questi giorni non ha comportato, al momento, un «ridimensionato di reparti, posti letto e servizi», osserva Stocco, anche se è prevista una «graduale riconversione dei reparti e una contemporanea riduzione delle attività programmate per far fronte all'aumento dei casi di infezione da Covid-19, secondo la gravità e il contestuale impegno di risorse». Come è successo durante la prima ondata pandemica, l'aumento dei letti di terapia intensiva richiede un impiego di medici e infermieri molto elevato, per il livello di assistenza maggiore, data la gravità della malattia. «Abbiamo avuto dalla Regione importanti contributi economici finalizzati all'incremento del personale e delle dotazioni tecnologiche. Questo ci ha permesso, in queste settimane, di aumentare i posti letto per pazienti Covid senza ridurre l'attività ordinaria, sia ambulatoriale che chirurgica. Purtroppo», rimarca Stocco, «i professionisti sanitari (medici e infermieri) disponibili all'assunzione sono limitati a poche quantità, soprattutto gli infermieri». Anche avendo fisicamente i reparti, manca il personale perché una programmazione sballata ha portato a una carenza di infermieri e specialisti, soprattutto nell'area di anestesia e rianimazione, ma anche delle malattie infettive e della pneumologia. L'ottimale sarebbe poter garantire un minimo di assistenza sanitaria a chi non ha il Covid-19, anche durante una nuova ondata, grazie a strutture e personale dedicato. È proprio la carenza di professionisti sul mercato del lavoro che «ci costringerà a una graduale conversione dei reparti esistenti in reparti Covid», conclude il direttore. Il paradosso è che ci sono attualmente almeno 9.000 medici usciti dalle Università che non possono andare in corsia per un errore nel calcolo dei posti di specialità. È incredibile che non possano trovare un ruolo durante un'emergenza sanitaria.
Le terapie intensive si riempiono anche per la banale influenza
Secondo il bollettino dei contagi fornito ieri, sono 10.010 i nuovi positivi, che portano il totale a 107.312.
Diminuiscono i decessi: ieri sono stati 55, mentre le vittime accertate giovedì erano 83 per un totale di 36.427 dall'inizio dell'epidemia e, nel frattempo sono 247.872, di cui ieri 1.908, i guariti e dimessi dagli ospedali. I ricoverati ieri sono 434 di cui 52 in terapia intensiva, che portano il totale assoluto a 6.816, mentre i tamponi effettuati nelle scorse 24 ore sono stati 150.377 (12.555 in meno rispetto a giovedì, quando erano stati 162.932) «I 10.010 casi mostrano un lieve rallentamento nei tempi di raddoppio: mentre tutti i giorni della settimana hanno finora mostrato un aumento dei casi doppio rispetto a quello della settimana precedente, oggi questo non è accaduto. Potrebbe anche essere una fluttuazione statistica, da valutare sulla scala di una settimana», ha detto il presidente dell'Accademia dei Lincei, Giorgio Parisi.
In aumento i casi nelle stesse Regioni dove si erano registrati numeri record giovedì: Lombardia (+2.419) che detiene il record di più contagi per il quarto giorno di fila, Campania (+1.261) e Piemonte (+821). Resta critica la situazione di Milano, che registra più della metà dei nuovi casi regionali, 1.319 nuovi contagi, di cui 604 a Milano città, mentre ieri erano 1.053.
I nuovi decessi sono 7 per un totale complessivo di 17.044 morti in regione dall'inizio della pandemia. Sono in calo i posti occupati in terapia in terapia intensiva (-1, 71), mentre crescono i posti letto occupati negli altri reparti (+108). Numeri record, indice Rt a 2, misure di contenimento insufficienti e la crisi delle rianimazioni incombente. I 150 posti letto in terapia intensiva previsti nei vari hub meneghini destinati a ricevere i malati di Covid potrebbero non bastare se la curva epidemica continuasse a salire tanto da dover far ricorso, come ha già anticipato Antonio Pesenti, coordinatore dell'Unità di crisi della Regione Lombardia per le terapie intensive, «alla riapertura dell'ospedale della Fiera di Milano». Quello stesso ospedale definito inutile e uno spreco di soldi da chi durante i mesi più duri trovava ogni scusa buona per attaccare il presidente Fontana. La Regione d'Italia più colpita dall'epidemia dimostra tuttavia che le terapie intensive non si affaticano solo col Covid.
Era successo già nel 2018, quando le complicazioni della comune influenza, soprattutto le polmoniti, portarono 48 malati gravi ricoverati nelle terapie intensive di Policlinico, San Raffaele, San Gerardo di Monza e San Matteo di Pavia, gli ospedali di riferimento in Lombardia per l'uso dell'Ecmo, il macchinario che si sostituisce ai polmoni. E allora come oggi i medesimi problemi per la gestione di questi pazienti gravi: difficoltà ad accogliere nuovi pazienti, rinvio degli interventi chirurgici programmati e prenotazioni sospese per i posti letto delle rianimazioni destinati ad accogliere i malati dopo le operazioni, turni straordinari per medici e infermieri richiamati dalle ferie. Insomma, niente di nuovo sotto il sole.
Nel 2018, con 4.780.000 casi di sindrome influenzale in Italia, la Lombardia fu in assoluto la Regione più colpita con 138 casi gravi, anche se la proporzione con i decessi fu tra le più basse d'Italia.
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Dai pazienti diabetici a quelli con patologie cardiache o respiratorie, ma anche chi ha un tumore o problemi psichiatrici: a causa dell'emergenza sanitaria si sono visti annullare visite e controlli. Non mancano strutture, ma infermieri e specialisti nelle corsie.Nel 2018 i reparti lombardi registravano numeri record: ma senza Covid e Cassandre.Lo speciale contiene due articoli.Durante l'emergenza sanitaria dovuta al Covid-19, le altre malattie, soprattutto quelle croniche o tumorali, non hanno smesso di esistere. Da marzo in poi, pazienti con diabete, problemi cardiaci, tumori o malattie respiratorie croniche, ma anche psichiatriche, hanno visto annullare visite e controlli. Sono gli effetti collaterali di una pandemia che ha colpito un sistema sanitario reduce da anni di tagli di budget e di blocco delle assunzioni, ma anche di mancata programmazione per la presenza di infermieri e specialisti. È proprio la carenza di personale sanitario, più che delle strutture, a fare la differenza in questo contesto. «Non abbiamo ancora terminato di analizzare tutte le più importanti casistiche», spiega Matteo Stocco, direttore generale dell'Azienda sanitaria (Asst) Santi Paolo e Carlo di Milano, «ma dal materiale raccolto, l'impossibilità di accedere ai controlli programmati ha senz'altro determinato un disservizio per i pazienti cronici». Le malattie croniche interessano circa il 40% della popolazione italiana (24 milioni di persone) e la metà ha più di una patologia. «Durante il lockdown», continua Stocco, «abbiamo garantito tutte le urgenze e sono stati attivati sistemi di teleconsulto/telemedicina, come ad esempio in ambito cardiologico, psichiatrico ed ematologico, oltre ad un sistema di telemonitoraggio per i collaboratori che si sono ammalati». In previsione della nuova ondata «è in fase di attivazione una piattaforma aziendale di telemedicina, integrata con la cartella clinica, cui accederanno tutte le specialità mediche, implementabili con devices per il controllo dei parametri vitali dei pazienti a domicilio». Da febbraio ad aprile 2020 sono stati rimandati, a livello nazionale, il 75% dei ricoveri per interventi chirurgici in regime ordinario, circa il 50% degli interventi per problemi cardiovascolari, senza contare i day hospital e quelli con diagnosi di tipo oncologico, secondo un report di Nomisma. Solo in oncologia, nei primi cinque mesi del 2020 sono saltati 1,4 milioni di screening. «A partire dalla tarda primavera e durante l'estate, gli ospedali hanno ripreso con vigore l'attività», dice il direttore generale, «anche al fine di recuperare le prestazioni posticipate durante il periodo di conversione delle strutture in ospedali Covid, e ancora in questi giorni siamo impegnati al raggiungimento dell'obiettivo». Nell'impossibilità di definire se davvero questi pazienti non sono stati trattati, visto che potrebbero anche essersi rivolti ad altre strutture, la Regione Lombardia ha chiesto agli ospedali di fare almeno il 95% delle prestazioni ambulatoriali realizzate nello stesso periodo nel 2019. «Grazie al finanziamento regionale straordinario», prosegue Stocco, «abbiamo attivato un servizio di re-call (richiamo) e incrementato le attività ambulatoriali con maggiori disponibilità di visite e prestazioni diagnostiche, nel rispetto delle norme su distanziamento e sanificazione degli ambienti, soprattutto grazie all'ampliamento di orari e giorni di attività, come nelle giornate di sabato». In base alle proiezioni dei dati luglio-ottobre «possiamo stimare una percentuale di attività superiore al 100% in relazione al secondo semestre 2019». La crescita rapida dei positivi al Covid-19 di questi giorni non ha comportato, al momento, un «ridimensionato di reparti, posti letto e servizi», osserva Stocco, anche se è prevista una «graduale riconversione dei reparti e una contemporanea riduzione delle attività programmate per far fronte all'aumento dei casi di infezione da Covid-19, secondo la gravità e il contestuale impegno di risorse». Come è successo durante la prima ondata pandemica, l'aumento dei letti di terapia intensiva richiede un impiego di medici e infermieri molto elevato, per il livello di assistenza maggiore, data la gravità della malattia. «Abbiamo avuto dalla Regione importanti contributi economici finalizzati all'incremento del personale e delle dotazioni tecnologiche. Questo ci ha permesso, in queste settimane, di aumentare i posti letto per pazienti Covid senza ridurre l'attività ordinaria, sia ambulatoriale che chirurgica. Purtroppo», rimarca Stocco, «i professionisti sanitari (medici e infermieri) disponibili all'assunzione sono limitati a poche quantità, soprattutto gli infermieri». Anche avendo fisicamente i reparti, manca il personale perché una programmazione sballata ha portato a una carenza di infermieri e specialisti, soprattutto nell'area di anestesia e rianimazione, ma anche delle malattie infettive e della pneumologia. L'ottimale sarebbe poter garantire un minimo di assistenza sanitaria a chi non ha il Covid-19, anche durante una nuova ondata, grazie a strutture e personale dedicato. È proprio la carenza di professionisti sul mercato del lavoro che «ci costringerà a una graduale conversione dei reparti esistenti in reparti Covid», conclude il direttore. Il paradosso è che ci sono attualmente almeno 9.000 medici usciti dalle Università che non possono andare in corsia per un errore nel calcolo dei posti di specialità. È incredibile che non possano trovare un ruolo durante un'emergenza sanitaria. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/i-malati-cronici-vittime-silenziose-del-covid-2648232941.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="le-terapie-intensive-si-riempiono-anche-per-la-banale-influenza" data-post-id="2648232941" data-published-at="1602883885" data-use-pagination="False"> Le terapie intensive si riempiono anche per la banale influenza Secondo il bollettino dei contagi fornito ieri, sono 10.010 i nuovi positivi, che portano il totale a 107.312. Diminuiscono i decessi: ieri sono stati 55, mentre le vittime accertate giovedì erano 83 per un totale di 36.427 dall'inizio dell'epidemia e, nel frattempo sono 247.872, di cui ieri 1.908, i guariti e dimessi dagli ospedali. I ricoverati ieri sono 434 di cui 52 in terapia intensiva, che portano il totale assoluto a 6.816, mentre i tamponi effettuati nelle scorse 24 ore sono stati 150.377 (12.555 in meno rispetto a giovedì, quando erano stati 162.932) «I 10.010 casi mostrano un lieve rallentamento nei tempi di raddoppio: mentre tutti i giorni della settimana hanno finora mostrato un aumento dei casi doppio rispetto a quello della settimana precedente, oggi questo non è accaduto. Potrebbe anche essere una fluttuazione statistica, da valutare sulla scala di una settimana», ha detto il presidente dell'Accademia dei Lincei, Giorgio Parisi. In aumento i casi nelle stesse Regioni dove si erano registrati numeri record giovedì: Lombardia (+2.419) che detiene il record di più contagi per il quarto giorno di fila, Campania (+1.261) e Piemonte (+821). Resta critica la situazione di Milano, che registra più della metà dei nuovi casi regionali, 1.319 nuovi contagi, di cui 604 a Milano città, mentre ieri erano 1.053. I nuovi decessi sono 7 per un totale complessivo di 17.044 morti in regione dall'inizio della pandemia. Sono in calo i posti occupati in terapia in terapia intensiva (-1, 71), mentre crescono i posti letto occupati negli altri reparti (+108). Numeri record, indice Rt a 2, misure di contenimento insufficienti e la crisi delle rianimazioni incombente. I 150 posti letto in terapia intensiva previsti nei vari hub meneghini destinati a ricevere i malati di Covid potrebbero non bastare se la curva epidemica continuasse a salire tanto da dover far ricorso, come ha già anticipato Antonio Pesenti, coordinatore dell'Unità di crisi della Regione Lombardia per le terapie intensive, «alla riapertura dell'ospedale della Fiera di Milano». Quello stesso ospedale definito inutile e uno spreco di soldi da chi durante i mesi più duri trovava ogni scusa buona per attaccare il presidente Fontana. La Regione d'Italia più colpita dall'epidemia dimostra tuttavia che le terapie intensive non si affaticano solo col Covid. Era successo già nel 2018, quando le complicazioni della comune influenza, soprattutto le polmoniti, portarono 48 malati gravi ricoverati nelle terapie intensive di Policlinico, San Raffaele, San Gerardo di Monza e San Matteo di Pavia, gli ospedali di riferimento in Lombardia per l'uso dell'Ecmo, il macchinario che si sostituisce ai polmoni. E allora come oggi i medesimi problemi per la gestione di questi pazienti gravi: difficoltà ad accogliere nuovi pazienti, rinvio degli interventi chirurgici programmati e prenotazioni sospese per i posti letto delle rianimazioni destinati ad accogliere i malati dopo le operazioni, turni straordinari per medici e infermieri richiamati dalle ferie. Insomma, niente di nuovo sotto il sole. Nel 2018, con 4.780.000 casi di sindrome influenzale in Italia, la Lombardia fu in assoluto la Regione più colpita con 138 casi gravi, anche se la proporzione con i decessi fu tra le più basse d'Italia.
La risposta alla scoppiettante Atreju è stata una grigia assemblea piddina
Il tema di quest’anno, Angeli e Demoni, ha guidato il percorso visivo e narrativo dell’evento. Il manifesto ufficiale, firmato dal torinese Antonio Lapone, omaggia la Torino magica ed esoterica e il fumetto franco-belga. Nel visual, una cosplayer attraversa il confine tra luce e oscurità, tra bene e male, tra simboli antichi e cultura pop moderna, sfogliando un fumetto da cui si sprigiona luce bianca: un ponte tra tradizione e innovazione, tra arte e narrazione.
Fumettisti e illustratori sono stati il cuore pulsante dell’Oval: oltre 40 autori, tra cui il cinese Liang Azha e Lorenzo Pastrovicchio della scuderia Disney, hanno accolto il pubblico tra sketch e disegni personalizzati, conferenze e presentazioni. Primo Nero, fenomeno virale del web con oltre 400.000 follower, ha presentato il suo debutto editoriale con L’Inkredibile Primo Nero Show, mentre Sbam! e altre case editrici hanno ospitato esposizioni, reading e performance di autori come Giorgio Sommacal, Claudio Taurisano e Vince Ricotta, che ha anche suonato dal vivo.
Il cosplay ha confermato la sua centralità: più di 120 partecipanti si sono sfidati nella tappa italiana del Nordic Cosplay Championship, con Carlo Visintini vincitore e qualificato per la finale in Svezia. Parallelamente, il propmaking ha permesso di scoprire il lavoro artigianale dietro armi, elmi e oggetti scenici, rivelando la complessità della costruzione dei personaggi.
La musica ha attraversato generazioni e stili. La Battle of the Bands ha offerto uno spazio alle band emergenti, mentre le icone delle sigle tv, Giorgio Vanni e Cristina D’Avena, hanno trasformato l’Oval in un grande palco popolare, richiamando migliaia di fan. Non è mancato il K-pop, con workshop, esibizioni e karaoke coreano, che ha coinvolto i più giovani in una dimensione interattiva e partecipativa. La manifestazione ha integrato anche dimensioni educative e culturali. Il Dipartimento di Matematica dell’Università di Torino ha esplorato il ruolo della matematica nei fumetti, mostrando come concetti scientifici possano dialogare con la narrazione visiva. Lo chef Carlo Mele, alias Ojisan, ha illustrato la relazione tra cibo e animazione giapponese, trasformando piatti iconici degli anime in esperienze reali. Il pubblico ha potuto immergersi nella magia del Villaggio di Natale, quest’anno allestito nella Casa del Grinch, tra laboratori creativi, truccabimbi e la Christmas Elf Dance, mentre l’area games e l’area videogames hanno offerto tornei, postazioni libere e spazi dedicati a giochi indipendenti, modellismo e miniature, garantendo una partecipazione attiva e immersiva a tutte le età.
Con 28.000 visitatori in due giorni, Xmas Comics & Games conferma la propria crescita come festival della cultura pop, capace di unire creatività, spettacolo e narrazione, senza dimenticare la componente sociale e educativa. Tra fumetti, cosplay, musica e gioco, Torino è diventata il punto d’incontro per chi vuole vivere in prima persona il racconto pop contemporaneo, dove ogni linguaggio si intreccia e dialoga con gli altri, trasformando la fiera in una grande esperienza culturale condivisa.
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i,Hamza Abdi Barre (Getty Images)
La Somalia è intrappolata in una spirale di instabilità sempre più profonda: un’insurrezione jihadista in crescita, un apparato di sicurezza inefficiente, una leadership politica divisa e la competizione tra potenze vicine che alimenta rivalità interne. Il controllo effettivo del governo federale si riduce ormai alla capitale e a poche località satelliti, una sorta di isola amministrativa circondata da gruppi armati e clan in competizione. L’esercito nazionale, logorato, frammentato e privo di una catena di comando solida, non è in grado di garantire la sicurezza nemmeno sulle principali rotte commerciali che costeggiano il Paese. In queste condizioni, il collasso dell’autorità centrale e la caduta di Mogadiscio nelle mani di gruppi ostili rappresentano scenari sempre meno remoti, con ripercussioni dirette sulla navigazione internazionale e sulla sicurezza regionale.
La pirateria somala, un tempo contenuta da pattugliamenti congiunti e operazioni navali multilaterali, è oggi alimentata anche dal radicamento di milizie jihadiste che controllano vaste aree dell’entroterra. Questi gruppi, dopo anni di scontri contro il governo federale e di brevi avanzate respinte con l’aiuto delle forze speciali straniere, hanno recuperato terreno e consolidato le proprie basi logistiche proprio lungo i corridoi costieri. Da qui hanno intensificato sequestri, assalti e sabotaggi, colpendo infrastrutture critiche e perfino centri governativi di intelligence. L’attacco del 2025 contro una sede dei servizi somali, che portò alla liberazione di decine di detenuti, diede il segnale dell’audacia crescente di questi movimenti.
Le debolezze dell’apparato statale restano uno dei fattori decisivi. Nonostante due decenni di aiuti, investimenti e programmi di addestramento militare, le forze somale non riescono a condurre operazioni continuative contro reti criminali e gruppi jihadisti. Il consumo interno di risorse, la corruzione diffusa, i legami di fedeltà clanici e la dipendenza dall’Agenzia dell’Unione africana per il supporto alla sicurezza hanno sgretolato ogni tentativo di riforma. Nel frattempo, l’interferenza politica nella gestione della missione internazionale ha sfiancato i donatori, ridotto il coordinamento e lasciato presagire un imminente disimpegno. A questo si aggiungono le tensioni istituzionali: modifiche costituzionali controverse, una mappa federale contestata e tentativi percepiti come manovre per prolungare la permanenza al potere della leadership attuale hanno spaccato la classe politica e paralizzato qualsiasi risposta comune alla minaccia emergente. Mentre i vertici si dividono, le bande armate osservano, consolidano il controllo del territorio e preparano nuovi colpi contro la navigazione e le città costiere. Sul piano internazionale cresce il numero di governi che, temendo un collasso definitivo del sistema federale, sondano discretamente la possibilità di una trattativa con i gruppi armati. Ma l’ipotesi di una Mogadiscio conquistata da milizie che già controllano ampie aree della costa solleva timori concreti: un ritorno alla pirateria sistemica, attacchi oltre confine e una spirale di conflitti locali che coinvolgerebbe l’intero Corno d’Africa.
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Il presidente eletto del Cile José Antonio Kast e sua moglie Maria Pia Adriasola (Ansa)
Un elemento significativo di queste elezioni presidenziali è stata l’elevata affluenza alle urne, che si è rivelata in aumento del 38% rispetto al 2021. Quelle di ieri sono infatti state le prime elezioni tenute dopo che, nel 2022, è stato introdotto il voto obbligatorio. La vittoria di Kast ha fatto da contraltare alla crisi della sinistra cilena. Il presidente uscente, Gabriel Boric, aveva vinto quattro anni fa, facendo leva soprattutto sull’impopolarità dell’amministrazione di centrodestra, guidata da Sebastián Piñera. Tuttavia, a partire dal 2023, gli indici di gradimento di Boric sono iniziati a crollare. E questo ha danneggiato senza dubbio la Jara, che è stata ministro del Lavoro fino allo scorso aprile. Certo, Kast si accinge a governare a fronte di un Congresso diviso: il che potrebbe rappresentare un problema per alcune delle sue proposte più incisive. Resta tuttavia il fatto che la sua vittoria ha avuto dei numeri assai significativi.
«La vittoria di Kast in Cile segue una serie di elezioni in America Latina che negli ultimi anni hanno spostato la regione verso destra, tra cui quelle in Argentina, Ecuador, Costa Rica ed El Salvador», ha riferito la Bbc. Lo spostamento a destra dell’America Latina è una buona notizia per la Casa Bianca. Ricordiamo che, alcuni giorni fa, Washington a pubblicato la sua nuova strategia di sicurezza nazionale: un documento alla cui base si registra il rilancio della Dottrina Monroe. Per Trump, l’obiettivo, da questo punto di vista, è duplice. Innanzitutto, punta a contrastare il fenomeno dell’immigrazione irregolare. In secondo luogo, mira ad arginare l’influenza geopolitica della Cina sull’Emisfero occidentale. Vale a tal proposito la pena di ricordare che Boric, negli ultimi anni, ha notevolmente avvicinato Santiago a Pechino. Una linea che, di certo, a Washington non è stata apprezzata.
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