2020-10-17
I malati cronici vittime silenziose del Covid
Dai pazienti diabetici a quelli con patologie cardiache o respiratorie, ma anche chi ha un tumore o problemi psichiatrici: a causa dell'emergenza sanitaria si sono visti annullare visite e controlli. Non mancano strutture, ma infermieri e specialisti nelle corsie.Nel 2018 i reparti lombardi registravano numeri record: ma senza Covid e Cassandre.Lo speciale contiene due articoli.Durante l'emergenza sanitaria dovuta al Covid-19, le altre malattie, soprattutto quelle croniche o tumorali, non hanno smesso di esistere. Da marzo in poi, pazienti con diabete, problemi cardiaci, tumori o malattie respiratorie croniche, ma anche psichiatriche, hanno visto annullare visite e controlli. Sono gli effetti collaterali di una pandemia che ha colpito un sistema sanitario reduce da anni di tagli di budget e di blocco delle assunzioni, ma anche di mancata programmazione per la presenza di infermieri e specialisti. È proprio la carenza di personale sanitario, più che delle strutture, a fare la differenza in questo contesto. «Non abbiamo ancora terminato di analizzare tutte le più importanti casistiche», spiega Matteo Stocco, direttore generale dell'Azienda sanitaria (Asst) Santi Paolo e Carlo di Milano, «ma dal materiale raccolto, l'impossibilità di accedere ai controlli programmati ha senz'altro determinato un disservizio per i pazienti cronici». Le malattie croniche interessano circa il 40% della popolazione italiana (24 milioni di persone) e la metà ha più di una patologia. «Durante il lockdown», continua Stocco, «abbiamo garantito tutte le urgenze e sono stati attivati sistemi di teleconsulto/telemedicina, come ad esempio in ambito cardiologico, psichiatrico ed ematologico, oltre ad un sistema di telemonitoraggio per i collaboratori che si sono ammalati». In previsione della nuova ondata «è in fase di attivazione una piattaforma aziendale di telemedicina, integrata con la cartella clinica, cui accederanno tutte le specialità mediche, implementabili con devices per il controllo dei parametri vitali dei pazienti a domicilio». Da febbraio ad aprile 2020 sono stati rimandati, a livello nazionale, il 75% dei ricoveri per interventi chirurgici in regime ordinario, circa il 50% degli interventi per problemi cardiovascolari, senza contare i day hospital e quelli con diagnosi di tipo oncologico, secondo un report di Nomisma. Solo in oncologia, nei primi cinque mesi del 2020 sono saltati 1,4 milioni di screening. «A partire dalla tarda primavera e durante l'estate, gli ospedali hanno ripreso con vigore l'attività», dice il direttore generale, «anche al fine di recuperare le prestazioni posticipate durante il periodo di conversione delle strutture in ospedali Covid, e ancora in questi giorni siamo impegnati al raggiungimento dell'obiettivo». Nell'impossibilità di definire se davvero questi pazienti non sono stati trattati, visto che potrebbero anche essersi rivolti ad altre strutture, la Regione Lombardia ha chiesto agli ospedali di fare almeno il 95% delle prestazioni ambulatoriali realizzate nello stesso periodo nel 2019. «Grazie al finanziamento regionale straordinario», prosegue Stocco, «abbiamo attivato un servizio di re-call (richiamo) e incrementato le attività ambulatoriali con maggiori disponibilità di visite e prestazioni diagnostiche, nel rispetto delle norme su distanziamento e sanificazione degli ambienti, soprattutto grazie all'ampliamento di orari e giorni di attività, come nelle giornate di sabato». In base alle proiezioni dei dati luglio-ottobre «possiamo stimare una percentuale di attività superiore al 100% in relazione al secondo semestre 2019». La crescita rapida dei positivi al Covid-19 di questi giorni non ha comportato, al momento, un «ridimensionato di reparti, posti letto e servizi», osserva Stocco, anche se è prevista una «graduale riconversione dei reparti e una contemporanea riduzione delle attività programmate per far fronte all'aumento dei casi di infezione da Covid-19, secondo la gravità e il contestuale impegno di risorse». Come è successo durante la prima ondata pandemica, l'aumento dei letti di terapia intensiva richiede un impiego di medici e infermieri molto elevato, per il livello di assistenza maggiore, data la gravità della malattia. «Abbiamo avuto dalla Regione importanti contributi economici finalizzati all'incremento del personale e delle dotazioni tecnologiche. Questo ci ha permesso, in queste settimane, di aumentare i posti letto per pazienti Covid senza ridurre l'attività ordinaria, sia ambulatoriale che chirurgica. Purtroppo», rimarca Stocco, «i professionisti sanitari (medici e infermieri) disponibili all'assunzione sono limitati a poche quantità, soprattutto gli infermieri». Anche avendo fisicamente i reparti, manca il personale perché una programmazione sballata ha portato a una carenza di infermieri e specialisti, soprattutto nell'area di anestesia e rianimazione, ma anche delle malattie infettive e della pneumologia. L'ottimale sarebbe poter garantire un minimo di assistenza sanitaria a chi non ha il Covid-19, anche durante una nuova ondata, grazie a strutture e personale dedicato. È proprio la carenza di professionisti sul mercato del lavoro che «ci costringerà a una graduale conversione dei reparti esistenti in reparti Covid», conclude il direttore. Il paradosso è che ci sono attualmente almeno 9.000 medici usciti dalle Università che non possono andare in corsia per un errore nel calcolo dei posti di specialità. È incredibile che non possano trovare un ruolo durante un'emergenza sanitaria. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/i-malati-cronici-vittime-silenziose-del-covid-2648232941.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="le-terapie-intensive-si-riempiono-anche-per-la-banale-influenza" data-post-id="2648232941" data-published-at="1602883885" data-use-pagination="False"> Le terapie intensive si riempiono anche per la banale influenza Secondo il bollettino dei contagi fornito ieri, sono 10.010 i nuovi positivi, che portano il totale a 107.312. Diminuiscono i decessi: ieri sono stati 55, mentre le vittime accertate giovedì erano 83 per un totale di 36.427 dall'inizio dell'epidemia e, nel frattempo sono 247.872, di cui ieri 1.908, i guariti e dimessi dagli ospedali. I ricoverati ieri sono 434 di cui 52 in terapia intensiva, che portano il totale assoluto a 6.816, mentre i tamponi effettuati nelle scorse 24 ore sono stati 150.377 (12.555 in meno rispetto a giovedì, quando erano stati 162.932) «I 10.010 casi mostrano un lieve rallentamento nei tempi di raddoppio: mentre tutti i giorni della settimana hanno finora mostrato un aumento dei casi doppio rispetto a quello della settimana precedente, oggi questo non è accaduto. Potrebbe anche essere una fluttuazione statistica, da valutare sulla scala di una settimana», ha detto il presidente dell'Accademia dei Lincei, Giorgio Parisi. In aumento i casi nelle stesse Regioni dove si erano registrati numeri record giovedì: Lombardia (+2.419) che detiene il record di più contagi per il quarto giorno di fila, Campania (+1.261) e Piemonte (+821). Resta critica la situazione di Milano, che registra più della metà dei nuovi casi regionali, 1.319 nuovi contagi, di cui 604 a Milano città, mentre ieri erano 1.053. I nuovi decessi sono 7 per un totale complessivo di 17.044 morti in regione dall'inizio della pandemia. Sono in calo i posti occupati in terapia in terapia intensiva (-1, 71), mentre crescono i posti letto occupati negli altri reparti (+108). Numeri record, indice Rt a 2, misure di contenimento insufficienti e la crisi delle rianimazioni incombente. I 150 posti letto in terapia intensiva previsti nei vari hub meneghini destinati a ricevere i malati di Covid potrebbero non bastare se la curva epidemica continuasse a salire tanto da dover far ricorso, come ha già anticipato Antonio Pesenti, coordinatore dell'Unità di crisi della Regione Lombardia per le terapie intensive, «alla riapertura dell'ospedale della Fiera di Milano». Quello stesso ospedale definito inutile e uno spreco di soldi da chi durante i mesi più duri trovava ogni scusa buona per attaccare il presidente Fontana. La Regione d'Italia più colpita dall'epidemia dimostra tuttavia che le terapie intensive non si affaticano solo col Covid. Era successo già nel 2018, quando le complicazioni della comune influenza, soprattutto le polmoniti, portarono 48 malati gravi ricoverati nelle terapie intensive di Policlinico, San Raffaele, San Gerardo di Monza e San Matteo di Pavia, gli ospedali di riferimento in Lombardia per l'uso dell'Ecmo, il macchinario che si sostituisce ai polmoni. E allora come oggi i medesimi problemi per la gestione di questi pazienti gravi: difficoltà ad accogliere nuovi pazienti, rinvio degli interventi chirurgici programmati e prenotazioni sospese per i posti letto delle rianimazioni destinati ad accogliere i malati dopo le operazioni, turni straordinari per medici e infermieri richiamati dalle ferie. Insomma, niente di nuovo sotto il sole. Nel 2018, con 4.780.000 casi di sindrome influenzale in Italia, la Lombardia fu in assoluto la Regione più colpita con 138 casi gravi, anche se la proporzione con i decessi fu tra le più basse d'Italia.
(Ansa)
L'ad di Cassa Depositi e Prestiti: «Intesa con Confindustria per far crescere le imprese italiane, anche le più piccole e anche all'estero». Presentato il roadshow per illustrare le opportunità di sostegno.
Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)