2021-03-30
I fari dell’antiriciclaggio sul compagno di viaggio di Renzi nel Gp del Bahrein
Matteo Renzi (Andrea Ronchini/NurPhoto via Getty Images)
Doppia segnalazione per Paolo Campinoti, già incappato in un fallimento in Svizzera. Un filo unisce Jean Todt alla società organizzatrice del summit col principe Bin Salman.Il Matteo Renzi tour non si ferma mai e sono annunciate nuove date. Lunedì era in Senegal, al cospetto del presidente Macky Sall, domenica in Bahrein. E in mezzo ha fatto una puntata in Senato per giustificare lo stipendio da parlamentare. La missione africana era stata scoperta dalla Verità, mentre questa volta è stata la conduttrice di Sky a riconoscere Renzi in diretta tv mentre veniva tramesso il Gran premio. Il leader di Italia viva è stato inquadrato nel paddock. La notizia è stata certificata da un tweet del presidente della Federazione internazionale dell'automobile (Fia) Jean Todt che ha pubblicato una sua foto insieme con «sua Altezza reale il principe Salman bin Hamad Al Khalifa, principe ereditario e primo ministro del Bahrain e Matteo Renzi».Sui social sono subito arrivati commenti feroci, di cui il fu Rottamatore è diventato quasi sfrontata calamita, in una specie di provocazione continua agli italiani, che un tempo sono stati anche il suo elettorato. «Un intero Paese in zona rossa mentre lui si gode il Gran Premio di Formula 1 in Bahrein», ha scritto qualcuno. «Sarà là per motivi di lavoro», ha ironizzato un altro. Con una nota del suo ufficio stampa, Renzi ha fatto sapere «che è abituato alle polemiche contro di lui ma che ha come sempre rispettato tutte le norme e martedì sarà in aula a fare il suo lavoro per intervenire sul Family act. Inutile dire che i viaggi di Renzi riguardano Renzi e non costano un centesimo al contribuente».Insieme a Renzi c'era anche Paolo Campinoti, cinquantatreenne imprenditore senese, ex presidente della Confindustria Toscana sud e, si diceva un anno fa, candidato nel Cda di Monte dei Paschi, nomina poi tramontata. Campinoti è proprietario del team Pramac, la cantera della Ducati. Da qui passano i futuri piloti ufficiali di Borgo Panigale. Lui li chiama «figliuoli». Perché la Pramac, che quest'anno festeggia la ventesima stagione di MotoGp, è una squadra diverse da tutte le altre. «Una famiglia, appunto». Il suo team quest'anno compie 20 anni, e che anche in questa stagione ha «regalato» Bagnaia e Miller alla Ducati. «Ai miei “figliuoli" chiedo solo di aprire il gas e di essere sfrontati e brave persone: queste sono le qualità di un buon pilota».Ma domenica anziché a seguire i suoi ragazzi, ha preferito andare insieme con Renzi in Bahrein. Anche perché Campinoti è amico di Stefano Domenicali, amministratore delegato della società che gestisce il mondiale di Formula 1 ed ex direttore sportivo e team principal della Ferrari ed ex ad Lamborghini. Il loro legame è stato evidenziato dalla stampa specializzata quando durante i test invernali sul codone delle Ducati del team Pramac è comparso il logo del campionato dei «cugini» a quattro ruote. La Pramac, di cui Campinoti è ad, è un'azienda di Colle Val d'Elsa che produce, sviluppa e commercializza in tutto il mondo macchinari per la movimentazione e generatori di corrente elettrica. Oggi l'azienda si chiama Pr industrial srl e la maggioranza è in mano a un gruppo industriale statunitense. La famiglia Campinoti controlla il 35 percento delle quote della newco nata nel 2016 attraverso un'altra società, la Casole lavorazioni industriali Srl di Firenze. L'azienda, negli anni, non ha inanellato solo successi.Nel 2014 Campinoti è stato coinvolto, in quanto proprietario e membro del Cda, in una vicenda giudiziaria in Svizzera, legata al crac della Pramac Swiss Sa di Riazzino, produttrice di panelli fotovoltaici e fallita nel maggio 2012. A carico di Campinoti e di altri tre dirigenti vennero ipotizzati i reati di amministrazione infedele, bancarotta fraudolenta e frode nel pignoramento, diminuzione dell'attivo in danno dei creditori e cattiva gestione. L'inchiesta venne avviata sulla base di un apposito rapporto della polizia giudiziaria. Il crac della filiale svizzera di Pramac aveva lasciato a casa 130 dipendenti e un passivo di 144 milioni di franchi, che è stato giustificato dal management aziendale con i cambiamenti che si sono verificati sul mercato. A fine 2014 diedero la notizia della perquisizione del presidente della Pramac Swiss Sa, l'avvocato luganese Davide Enderlin, arrestato pochi mesi prima in un'inchiesta della Procura di Genova nell'ambito dell'inchiesta Carige. Il procedimento elvetico è citato anche in alcune recenti segnalazioni di operazioni sospette della sua banca all'unità di informazione finanziaria della Banca d'Italia. In una di queste si legge: «Paolo Campinoti è stato coinvolto in una vicenda giudiziaria in un altro Paese (Svizzera) con riferimento al fallimento di una società del gruppo familiare». A insospettire i segugi dell'antiriciclaggio è stato un prestito infruttifero del valore di 350.000 euro da parte di Mario Campinoti, fondatore del gruppo Pramac, a favore del figlio Paolo. «Seppure l'importo trasferito sia inferiore al limite della franchigia prevista per le donazione tra padre e figli, non sappiamo se tale limite sia stato già superato attraverso operazioni analoghe effettuate al di fuori di Ubs Italia».Sotto il faro dei risk manager è finita anche un'operazione riguardante la San Michele energy Srl, di cui Campinoti è liquidatore. Gli esperti hanno segnalato in due diverse sos un giro di assegni in uscita e in entrata dai conti della società per un valore di almeno 500.000 euro. Per l'antiriciclaggio «sorge il sospetto che l'operatività segnalata riguardi un'eventuale attività mirata a sottrarre consistenza patrimoniale da eventuali azioni da parte di terzi creditori».Come detto a svelare la presenza del fu Rottamatore nell'area del circuito riservata agli addetti ai lavori del circus della Formula 1 e ai pochi vip è stato anche un tweet dell'ex direttore generale della Ferrari, Todt. Oltre ad essere presidente della Fia Todt è anche membro del board della Richard Attias & associates, società di consulenza strategica. Il fondatore Richard Attias è anche, insieme con Renzi uno dei 9 componenti del «board of trustee members» dell'Fii institute, organizzatore della conferenza «Future investment initiative» che si è svolta il 27 e 28 gennaio scorsi a Riyadh e che ha scatenato una polemica ancora in corso, per la partecipazione dell'ex premier intervenuto in un dibattito con il principe ereditario saudita Mohammed bin Salam, considerato dalla Cia il mandante dell'omicidio del giornalista Jamal Ahmad Khashoggi, assassinato il 2 ottobre 2018 all'interno del consolato saudita a Instanbul. Dietro alla visita di Renzi nel paddock del Gran Premio di F1 del Bahrein per alcune ore c'è stato anche un giallo vaccini. Ad alimentarlo le informazioni sulla vendita dei biglietti di tribuna, che vincolava l'accesso alle gradinate alla presentazione del certificato di vaccinazione o di un certificato di immunizzazione derivante dalla guarigione del Covid. A stretto giro è arrivata la smentita dell'ufficio stampa dell'ex premier, secondo il quale la regola non si applica agli invitati dell'organizzazione, ai quali sarebbe stato richiesto un tampone negativo. La versione di Renzi trova un riscontro indiretto nelle notizie circolate a fine febbraio su alcuni giornali specializzati. In quel periodo infatti era emerso che il ministero della Salute del Bahrein aveva offerto a tutti coloro che si sarebbero recati nel Regno come «partecipanti alla gara» di essere vaccinati (con il vaccino Pfizer) all'arrivo in aeroporto per i test invernali. Ma Domenicali aveva declinato l'offerta, auspicando che tutti i team facessero lo stesso. Il motivo? «Perché non vogliamo saltare la fila, ma rispettare il programma sanitario dei vari Paesi». Un portavoce del circus della F1 aveva poi precisato che «la Formula 1, in quanto organizzazione con sede nel Regno Unito, non ha in programma di essere vaccinata prima di quanto già stabilito dal piano vaccinale del sistema sanitario nel Regno Unito».
Giancarlo Fancel Country Manager e Ceo di Generali Italia
Rifugiati attraversano il confine dal Darfur, in Sudan, verso il Ciad (Getty Images)
Dopo 18 mesi d’assedio, i paramilitari di Hemeti hanno conquistato al Fasher, ultima roccaforte governativa del Darfur. Migliaia i civili uccisi e stupri di massa. L’Onu parla della peggior catastrofe umanitaria del pianeta.