2020-10-28
I fantasmi della vita in carta e ossa. Il fantasy è un antidoto alla morte
Genere ingiustamente sottovalutato, tramanda l'etica e l'epica dei popoli che lottano per non scomparire. Dal Signore degli Anelli a Harry Potter, tutti i cicli ripercorrono (camuffate) piccole e grandi tragedie.Per cominciare a scrivere un racconto, la prima cosa da stabilire è il genere. Il genere fantasy non è uno dei più stimati. Detto in parole molto povere è considerato un genere per ragazzini e/o semi deficienti. Avete presente Aldo, Giovanni e Giacomo quando fanno, con in testa i cornoni da vichingo messi al contrario, «Io sono Pdor, figlio di Kmer» o qualcosa del genere. Quello è il genere fantasy. Nella gran parte dei manuali di letteratura inglese da me consultati il povero Tolkien, che con i suoi 100 milioni di copie vendute ha cambiato l'immaginario collettivo, non è neanche menzionato. La narrativa fantastica crea un mondo immaginario dentro il quale possiamo riuscire a guardare in faccia i fantasmi della realtà e della storia, senza che l'angoscia ci travolga. La capacità di raccontare storie si è creata nell'umanità per permettere alle nostre menti l'avventura di realtà alternative. La gente si separava dal proprio poco e contato pane e cipolla per ascoltare la storia di Troia o quella di re Artù, perché così dimenticava la propria durissima realtà. Ma una parte di quella stessa realtà doveva essere rievocata nella storia ascoltata, perché altrimenti nessuna corda del loro cuore avrebbe risuonato e allora il pane e cipolla se lo sarebbero tenuto. Protette dall'ambientazione fantastica e dal lieto fine, le tragedie più indicibili sono state nascoste nelle fiabe. Durante la guerra dei Trent'anni la carestia in Germania fu tale che non è pensabile che la popolazione civile abbia potuto sopravvivere se non mangiando cadaveri. E, dato che, in tutte le carestie, sempre i bambini muoiono per primi, il corpo del bambino divenne cibo. Questa immane tragedia, negata ovunque essendo il cannibalismo il tabù assoluto, è rimasta incastonata nelle fiabe di Pollicino e di Hansel e Gretel. Pelle d'Asino osa parlare dell'abuso sessuale e dell'incesto. Barbablù della psicosi omicida. Nella matrigna di Biancaneve sono nascoste le madri assassine, che esistono anche loro. Il Signore degli Anelli contiene la paura che il mondo finisca. Letteralmente che cada nella barbarie assoluta per non più risollevarsi. Paura che mai come prima è appartenuta e appartiene alla nostra epoca di totalitarismi e che ritorna ossessivamente in tutta la letteratura cartacea e cinematografica fantastica e fantascientifica.E poi c'è l'Orco. Per entrare nella definizione di Orco non basta uccidere i bambini: occorre gioire di averlo fatto. Ogni popolo ha la sua storia, diversa da quella di tutti gli altri, ma nelle storie di tutti ci sono stati gli Orchi, coloro che non solo godono nell'uccidere, ma sono certi di fare la volontà di una entità superiore che come loro si nutre del dolore e delle uccisioni. I bambini armeni, i bambini ucraini, i bambini di Auschwitz, quelli del Rwanda, di Beslan e i bambini di Tel Aviv che hanno guardato alla televisione la gioia e l'orgoglio della madre del terrorista che ha ridotto per sempre la loro vita ad un ammasso di sofferenza, amputazioni e ustioni hanno storie diverse, ma il loro sguardo è identico. I sopravvissuti di tutti questi crimini potranno forse trovare consolazione nella stessa storia di Orchi.Quindi un buon racconto fantasy deve contenere una realtà storica, ma celata in un linguaggio metaforico e quindi universale. Come diceva Tolkien noi parliamo di fulmini e non di lampadine.Il racconto può essere scritto in prima persona, il che gli dona un'incisività notevole, ma complica la narrazione in quanto nulla può essere descritto che non sia nella conoscenza del protagonista. Per quanto riguarda la terza persona c'è una differenza enorme tra la vera terza persona, per esempio del Signore degli Anelli, dove l'io narrante è al di sopra di tutto (vera terza persona) e la terza persona di Harry Potter (falsa terza persona) dove la narrazione è assolutamente soggettiva: l'io narrante osserva il mondo sempre e solo dal punto di vista di Harry. Nell'Ultimo Elfo e nell'Ultimo Orco la narrazione è fatta mediante l'artificio della falsa terza persona alternata. È soggettiva: la storia viene vista sempre da un punto di vista soggettivo e il soggetto cambia nei vari capitoli. Questo permette di renderci conto di come la realtà sia diversa per ognuno di noi e di come l'incomprensione sia costantemente e inevitabilmente presente anche tra persone che si amano.Ci sono dei trucchi del mestiere per le descrizioni. Tra tutte le raccomandazioni quella più importante è la raccomandazione fatta da Primo Levi a chi gli chiedeva consigli su come scrivere: per poter scrivere è necessario avere qualcosa da dire. Ci deve essere un'emozione, una passione che è rimasta dentro.L'idea è nata addirittura nella mia infanzia. Tra i quattro e i nove anni ho abitato a Trieste. Il cuore di mio padre non funzionava bene e gli erano state prescritte lunghe passeggiate. Il cane e io lo accompagnavamo, in queste marce, che spaziavano dalle scogliere al Carso, passando dalle strade della città e dai moli del porto. Fu allora che mio padre cominciò a raccontarmi complicate storie di spiritelli e gnomi, ambientate agli albori del mondo nelle foreste infinite che lo ricoprivano. E io cominciai a chiedermi, visto che le creature magiche erano dapprima esistite, per poi non più esistere, come fossero scomparse, quanto era stato terribile scomparire, se qualcuna delle creature si era accorta di essere l'ultima. Cosa avrei provato io a sapere che, dopo di me, nessuno come me sarebbe mai più esistito? Mano a mano che crescevo alle buffe storie dei folletti se ne sovrapposero altre, atroci e terribili, che nascevano dai luoghi stessi che ci circondavano. Mio padre cominciò a parlarmi delle trincee della prima guerra mondiale, che avevano traversato quegli stessi prati che noi traversavamo, seguiti dal nostro cane, lieto e felice per tutta quell'aria fresca e quella luce. Mi parlò delle foibe, poco distati da noi, molto simili alle grotte che andavamo a visitare, e che un decennio prima erano state riempite di corpi gettati dentro vivi. Mi portò a vedere i muri della Risiera di San Saba, unico campo di sterminio sul suolo italiano. La Risiera non aveva contenuto riso ma persone, che poi erano state mandate nel posto dove è scritto che il lavoro rende liberi, e di tutte le cose che mi ha raccontato, questa memoria è la più assurda e la più indicibile. L'idea dell'Ultimo Elfo nasce dall'orrore del genocidio.In realtà non è nella storia del mondo, ma in quella dell'infanzia che esiste un periodo magico, dove fate e gnomi si inseguono. Quando la magia scompare, lascia il posto alla Storia, quella di Giulio Cesare e Carlo Magno, dove le fate sono state chiamate streghe e hanno avuto veri roghi nel loro destino, e dove i popoli a volte scompaiono, come già mio padre mi aveva spiegato allora e come ancora scopersi dopo, nelle desolate lande africane. La letteratura fantasy contiene l'etica e l'epica: quando un popolo non ha più l'etica e l'epica si sta candidando a diventare un popolo di servi o un popolo di morti. Quando Churchill ha fermato Hitler, i cavalieri della tavola rotonda erano con lui. Non è un caso che l'Italia, paese giovane, che per lunghissimi secoli è stata priva di libertà, unità e decenza, sia meno ferrata nella letteratura fantasy dei paesi anglosassoni. E poi c'è la passione. Perché la storia funzioni bisogna viverci dentro, deve essere una specie di ossessione.Nella mia testa le città di Varil e Daligar vivono e splendono sotto il sole del tramonto, una di marmo bianco, l'altra di mattoni rossi, cotti nelle fornaci. Il fumo degli incendi ha nascosto quello degli arrosti lasciati a carbonizzarsi nella mia cucina. L'ombra delle catapulte ha celato, inghiottendoli, i sacchi della roba da portare in lavanderia, che sono stati dimenticati. Nella mia testa il sangue versato, le parole dette, le lacrime piante e il vento che soffia sulle colline sono veri, e, per la seconda volta in vita mia, ho la sensazione di far nascere qualcosa (la prima volta è stata nella sala parto dell'ospedale di Moncalieri).Ho un curioso pensiero, probabilmente è solo una presunzione, un'arrogante spacconata, ma continuo ad essere certa che, in qualsiasi momento il mio cuore dovesse fermarsi, io non avrò paura, perché chi ha avuto l'onore di far nascere due volte nella stessa vita, può guardare in faccia l'angelo della morte. Solo chi non ha mai avuto passioni, lo teme.
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
Continua a leggereRiduci