2022-07-03
I dem Usa si spaccano sull’aborto. Bavagli e minacce ai politici pro life
Alexandria Ocasio-Cortez (Ansa)
La pasionaria Alexandria Ocasio-Cortez invoca le liste di proscrizione: «Andate via dal partito». Ma esplode la rivolta. Non si ferma la campagna d’odio contro le chiese e i centri di assistenza nel disinteresse della Casa Bianca.Non è esattamente un clima di libertà quello che si respira nel Partito democratico americano. L’ultimo esempio riguarda l’aborto. A seguito della recente sentenza della Corte suprema, la deputata dem e paladina delle correnti liberal progressiste, Alexandria Ocasio-Cortez, ha lasciato intendere che dovrebbero essere esclusi dal partito tutti quei suoi esponenti che sposano una visione anti abortista. «La cosa di cui a molte persone non piace parlare è il fatto che non tutti i democratici sono pro choice. Ok? Quindi, riguardo a quelli che non lo sono, dobbiamo davvero riconsiderare se è appropriato per loro continuare a servire nel 2022, perché le persone dovrebbero avere il diritto di controllare il proprio corpo», ha detto la deputata, durante un video trasmesso su Instagram la settimana scorsa.Parole gravi, che puntano a limitare la libertà di opinione all’interno del Partito democratico. Parole che infatti non sono passate inosservate, innescando la reazione piccata del deputato dem pro life, Henry Cuellar. «Chi è lei per decidere qual è lo standard per essere un vero democratico?» ha dichiarato, replicando al video della Ocasio-Cortez. «Se guardate a cosa facciamo come membri del Congresso, rappresentiamo un distretto: lei rappresenta il suo distretto. Io rappresento il mio distretto. Ed è così che dovrebbe essere», ha aggiunto. Ma Cueller non è stato l’unico a reagire negativamente alle parole della Ocasio-Cortez. Una presa di distanza è arrivata anche dal dem pro life Chris Butler: pastore afroamericano, che è stato candidato alle primarie in Illinois per la Camera. «Il Partito democratico commette un errore nel respingere le persone che sposano una visione pro life», ha detto. «Penso che dobbiamo fare una riconsiderazione e fare spazio ai dem pro life, perché è così che facciamo crescere il nostro partito», ha proseguito.Del resto, non è la prima volta che la Ocasio-Cortez lancia anatemi sui colleghi non allineati alle sue posizioni notevolmente spostate a sinistra. Nel 2019, il Washington Post riferì che la deputata aveva minacciato di redigere un elenco di democratici centristi, che avessero votato insieme ai repubblicani, per metterli in difficoltà alle elezioni parlamentari dell’anno successivo. Una lista di proscrizione in piena regola, che – nonostante un maldestro tentativo di smentita – irritò i settori moderati dell’Asinello. Adesso, prendendo come spunto l’aborto, la Ocasio-Cortez ci riprova. L’ultimo esempio, questo, del tentativo, condotto da un certo radicalismo progressista, di egemonizzare culturalmente il Partito democratico. Un partito che, ricordiamolo, ospita ancora al suo interno alcune sacche di resistenza pro life.Al di là dei casi di Cuellar e Butler, c’è anche il senatore Joe Manchin, il quale – pur criticando la recente sentenza della Corte suprema – a febbraio ha boicottato un disegno di legge dem che puntava alla tutela dell’interruzione di gravidanza a livello federale. Abbiamo poi il caso del governatore dem della Louisiana, John Bel Edwards, che a maggio 2019 ha firmato una legge significativamente restrittiva sull’interruzione di gravidanza. Ricordiamo inoltre Democrats for Life of America: onlus che appoggia i candidati dem anti abortisti e che ha salutato con favore la decisione dei supremi giudici su Roe v Wade. In questo quadro, secondo il Pew Research Center, il 18% degli elettori democratici si dice contrario all’interruzione di gravidanza sempre o nella maggior parte dei casi. Gallup ha invece riferito che il 10% dei dem si definisce oggi pro life.Certo: non si tratta di cifre elevate. E il trend è in ulteriore diminuzione. Un fattore evidente al Congresso, dove i parlamentari democratici antiabortisti sono ormai pochissimi. Il che offre due considerazioni. In primis, il fatto che i dem pro life siano una minoranza non autorizza anatemi o liste di proscrizione ai loro danni. La Ocasio-Cortez ha tutto il diritto di essere in disaccordo con loro: non ha invece alcun diritto ad invocare espulsioni o messe al bando. Di nuovo, certa sinistra dem confonde il dissenso con la delegittimazione.In secondo luogo, le cose non sono sempre state così. Secondo il sito Axios, quando la Camera approvò nel 1976 l’emendamento Hyde (dispositivo che limita i fondi federali all’interruzione di gravidanza), furono 247 i dem che votarono a favore. Nella trasformazione del Partito democratico hanno d’altronde giocato un ruolo determinante le lobby dell’aborto. Secondo Open Secrets, la onlus pro choice Naral ha versato all’Asinello 179.000 dollari nel 2022, 658.000 dollari nel 2020, 469.000 dollari nel 2018, oltre mezzo milione complessivo tra il 2014 e il 2016, 756.000 dollari nel 2012. La stessa fonte riferisce che la no profit pro choice, Planned Parenthood, ha donato ai dem 308.000 dollari quest’anno, quasi due milioni nel 2020, poco più di un milione nel 2018. Donazioni intorno al milione si sono verificate anche nel 2016 e nel 2014. Karen Finney, nel cda della Naral, è stata inoltre portavoce di Hillary Clinton, mentre Joe Solmonese, nel cda di Planned Parenthood, ha lavorato per il comitato di Barack Obama nel 2012.In tutto questo, stanno proseguendo atti di vandalismo da parte di abortisti contro chiese e centri di gravidanza. Secondo il National Catholic Register, negli ultimi otto giorni si sono verificati tali episodi in West Virginia, Washington, Virginia, Louisiana, Colorado, California, Texas, Florida, New York e Indiana. Atti vandalici hanno per esempio riguardato la chiesa cattolica di St. Patrick a Philadelphia, quella di All Saints a Portland e quella di Santa Teresa d’Avila a Hutchinson. Certo: la Casa Bianca ha condannato questi attacchi. Ma lo ha fatto tiepidamente, mentre non ha risparmiato strali ben più vigorosi alla Corte suprema negli ultimi giorni. Tra l’altro sono proprio alcuni settori del Partito democratico che stanno continuando ad avvelenare il clima politico-istituzionale. Però stranamente i professionisti della «democrazia sotto attacco dei conservatori» non sembrano accorgersene.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
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Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 17 settembre con Carlo Cambi