2021-01-14
I dati sui decessi restano un mistero
. Respinte dall’Iss cinque richieste
Caduta nel vuoto l'istanza d'accesso agli atti sulle morti per Covid inoltrata dalla «Verità» all'Istituto che nel primo semestre del 2020 ha rigettato le domande anche di altri cittadini appellandosi alla privacy Altro che casa di vetro: quando si parla dei dati sui decessi provocati dal Covid, l'Istituto superiore di sanità diventa un muro di gomma. Un approccio ostruzionistico che sfortunatamente abbiamo potuto toccare con mano. Lo scorso 24 novembre, infatti, il nostro quotidiano ha indirizzato al ministero della Salute una richiesta di accesso agli atti (Foia) per conoscere nel dettaglio il numero dei morti per coronavirus, divisi per Regione e luogo di decesso: reparto ospedaliero ordinario, reparto di terapia intensiva, Rsa e domicilio. Pochi giorni più tardi, il 2 dicembre, il ministero ha inoltrato la nostra richiesta alla presidenza dell'Iss, sul quale ricade la competenza delle cifre. Poi, il silenzio più assoluto. L'istanza presentata dalla Verità sembra essere caduta nel vuoto. L'ente, infatti, non si è degnato di fornirci una risposta, positiva o negativa che fosse. Eppure, la normativa prevede che la struttura interessata debba fornire un riscontro entro trenta giorni dalla richiesta. Trascorso questo termine abbiamo inviato, come indicato dalla legge, una richiesta di riesame al responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza dell'Iss, il quale da parte sua ha ulteriori venti giorni di tempo.Se l'Istituto dovesse continuare a ignorare le nostre domande, l'ultima carta da giocare rimarrebbe quella del ricorso al Tar. Potrà sembrare assurdo, ma oggi come oggi non è dato sapere quante persone muoiano di Covid al domicilio e in ospedale, né la differenza di letalità tra i reparti ordinari e quelli di terapia intensiva. Periodicamente l'Iss pubblica il «Report sulle caratteristiche dei pazienti deceduti positivi all'infezione da Sars-CoV-2 in Italia», la cui ultima versione risale ormai a un mese fa. Tra le informazioni contenute nel rapporto: l'età media, il numero delle patologie preesistenti, la sintomatologia e le complicanze dei concittadini venuti a mancare dopo aver contratto l'infezione. Manca però del tutto un riferimento alla provenienza dei morti. Ospedale, casa, residenza per anziani? Non è dato sapere. Lo scorso novembre eravamo riusciti a ottenere questo dato dalla Regione Lombardia, e in quell'occasione erano emersi dettagli inquietanti. Un decesso su quattro, infatti, era avvenuto in casa, e addirittura la metà del totale in un reparto ordinario. Solamente - si fa per dire - il 10% delle morti andava fatto risalire alle terapie intensive. Ma ogni territorio fa storia a sé: anche grazie alle nostre pressioni il Veneto ha deciso a novembre di fornire i dati, che hanno rivelato un quadro decisamente diverso. Rispetto alla Lombardia, superiore la percentuale di decessi in terapia intensiva (14%), nei reparti ordinari (56%) e nelle Rsa (23% contro il 15%), e drasticamente inferiore quelli al domicilio (appena il 4%). Il succo del discorso però è un altro. Per usare le parole del professor Giuseppe Remuzzi, direttore dell'Istituto Mario Negri, «dobbiamo capire da dove vengono i morti per capire dove intervenire: potrebbero essere dalle Rsa, e lì dobbiamo mettere un impegno enorme, ma anche persone che muoiono per essere arrivate in ospedale per le malattie per cui si arriva normalmente e che sono positive al Covid». Se è vero il detto «mal comune mezzo gaudio», consola sapere che il silenzio dell'Iss nei nostri confronti non rappresenta un caso isolato. Consultando il registro delle istanze di accesso civico disponibile sul sito ufficiale, si apprende che nel primo semestre del 2020, infatti, l'ente ha respinto ben cinque distinte richieste di informazioni relative ai decessi per Covid-19. In un caso, il richiedente chiedeva di conoscere «il numero giornaliero dei deceduti in ospedale affetti da Covid», ma l'istanza è finita al Tar. Un altro cittadino ha contattato l'Iss per ottenere i dati relativi a tutti i decessi a causa di Covid-19 nel periodo compreso tra il 24 febbraio e il 30 aprile 2020, ma la richiesta è finita al riesame per via della mancata risposta. Sono ben tre, invece, le domande respinte in quanto l'Iss ha ritenuto di non potere (o volere?) comunicare i dati appellandosi all'articolo 4 dell'Ordinanza del capo della Protezione civile n. 640 del 27 febbraio 2020. La norma prevede che, in materia di condivisione, i dati raccolti nell'ambito delle attività di sorveglianza verranno trattati per «motivi di interesse pubblico nel settore della sanità pubblica (…) nel rispetto delle disposizioni vigenti in materia di protezione dei dati personali, ivi incluse quelle relative al segreto professionale e in relazione al contesto emergenziale in atto».Contattata dalla Verità, l'avvocato Sarah Ungaro, vicepresidente di Anorc e membro dello studio legale Lisi, spiega che «risulta difficile comprendere quali siano i rischi concreti derivanti dall'accoglimento di richieste di accesso ai dati relativi al Covid-19 che siano stati opportunamente anonimizzati e aggregati». «Tanto più se si considera che le ordinanze del Capo della protezione civile del 27 febbraio 2020 e del 4 agosto 2020», aggiunge la Ungaro, «non escludono in alcun modo l'accoglimento di eventuali istanze di accesso presentate ai sensi della disciplina sul Foia». E allora perché l'Iss si ostina a non fornire i dati sui decessi dovuti al Covid?
Giorgia Meloni e Donald Trump (Ansa)