2018-11-24
I conflitti d’interessi di Mogol in Siae, dall’opera lirica alla scuola di canto
La Società autori ed editori finanzia con 75.000 euro il dramma «La Capinera», opera del suo presidente. Il quale deve anche certificare che il suo istituto, il Cet, versi i diritti all'ente, già condannato dall'Antitrust.C'è grande attesa al teatro Bellini di Catania per il 9 dicembre, quando andrà in scena la prima di La Capinera, un melodramma moderno della novella di Giovanni Verga con le liriche di Giulio Rapetti, in arte Mogol. Nelle ultime settimane diversi quotidiani si sono sperticati in recensioni entusiaste per il paroliere di Lucio Battisti, peccato che nessuno sia andato a dare un'occhiata al potenziale conflitto di interessi che avvolge la rappresentazione. Tanto più che non sembra l'unico a collegare Mogol alla Siae, la Società italiana degli autori ed editori che, come dimostrato dall'Antitrust, è in abuso di posizione dominante per «una pluralità di condotte finalizzate a escludere i concorrenti dai mercati dei servizi di gestione dei diritti». Ma Soundreef e la battaglia che sta conducendo in questi anni anche grazie ad artisti come Fedez c'entra poco in questa vicenda C'entra la figura di Mogol, diventato presidente del consiglio di gestione dell'ente questa estate e collezionista di diversi conflitti di interessi in questo ruolo. Che di fatto non sono nemmeno un problema, perché essendo presidente è lui stesso a sorvegliarli. Del resto, basta leggere lo statuto all'articolo 20 dove sono specificati tutti i potenziali conflitti del consiglio di gestione per capire che qualcosa non quadra. Che dire dell'autore di Una lacrima sul viso, Acqua azzurra acqua chiara o Emozioni? La Capinera va in scena a Catania grazie al sostegno della Siae, con una cifra di circa 75.000 euro, che servirà anche a pagare la prestazione del maestro. Non solo. Mogol gestisce anche un'associazione no profit in Umbria, dove vengono allevate le nuove leve della musica popolare. È il Cet, Centro europeo di Toscolano. Ma oltre all'associazione, come dimostrano le visure camerali, c'è una srl, dove Repetti vanta una quota del 55%. È la Cet srl, nata nel 1996, con sede in via Conservatorio nel capoluogo lombardo. La scuola è il fiore all'occhiello della famiglia Mogol, che sempre ad Avigliano, provincia di Terni, possiede pure l'azienda agricola La Castagna. I soci di entrambe le società sono la moglie, Daniela Gimmelli, e i figli Alfredo e Francesco. Fino al 2006 la stessa Cet srl si occupava di diritti di autore, poi ha interrotto l'attività. Ora - ultima variazione nel 2017 - organizza «corsi per la formazione professionale di autori compositori e interpreti con l'integrazione di corsi di composizione, di musica, per l'immagine [...]». Da tempo e almeno fino allo scorso anno, la scuola riceve fondi e collaborazioni dalla Siae, con la promozione di decine di borse di studio. In ogni caso, il Cet è tenuto a versare alla Siae i relativi diritti d'autore.Ma chi sorveglia chi, dal momento che Mogol deve appunto controllare i patrocini e i finanziamenti per la sua stessa scuola di canto? Inoltre, come vicepresidente è stato nominato sempre quest'anno Salvo Nastasi, genero del giornalista Gianni Minoli ed eminenza grigia dei governi Letta, Renzi e Gentiloni, dopo una carriera nel Mibact, lo stesso ministero dei Beni culturali che ha appoggiato proprio nell'ultimo decennio il Cet di Mogol in diverse iniziative artistiche. Nastasi è anche consigliere di amministrazione di Editalia, acquisita proprio quest'anno dall'Istituto Treccani, quello dell'Enciclopedia italiana. Nel board di Editalia, oltre all'ex direttore generale del Mibact, ci sono anche l'ex ministro Massimo Bray e il presidente è Domenico Arcuri, amministratore delegato di Invitalia. Sarà forse per tutti questi punti che il Parlamento sta facendo ribollire una legge che vorrebbe riorganizzare l'ente una volta per tutte. Secondo la proposta dei 5 stelle, la Siae dovrebbe essere trasformata in organo pubblico di controllo e vigilanza sulla corretta applicazione del diritto d'autore, abbandonando l'equivoca definizione statutaria di «ente pubblico economico a base associativa». Recentemente il deputato grillino Sergio Battelli ha definito «la propria iniziativa come l'avvio di un percorso teso a dare una definitiva scrollata anche alle modifiche della scorsa legislatura che non hanno scalfito minimamente il monopolio». Il riferimento è alla soluzione di compromesso portata a casa dall'ex ministro dei Beni culturali Dario Franceschini e alla pronuncia dell'Antitrust. La situazione fluida e l'onda lunga della direttiva Barnier si riflette sui bilanci della società. Che al di là dell'utile importante registrato nel 2015 e nel 2016 ora valuta con un punto critico l'anno in via di definizione. Nel bilancio di previsione, Siae calcola di incassare 568 milioni di euro e di chiudere con un risultato di circa 1 milione. Salvo augurarsi di dare il via al processo di dismissione degli immobili per dare «un vantaggio alla base associativa». La realtà rischia di essere un po' diversa. La gran parte della gestione del mattone vede la partecipazione di Sorgente sgr, legata all'imprenditore romano e amante dell'editoria Valter Mainetti. Secondo quanto risulta alla Verità i fondi sottostanti (Aida, Nabucco e Norma) non macinano plusvalenze. Anzi Aida avrebbe un rosso dal 2011 (data di avvio) di più di quattro milioni, tanto che per far fronte ai malumori interni alla Siae la coppia Salvo Nastasi e Gaetano Blandini avrebbe chiesto un messaggio di distensione. Messaggio arrivato nei giorni scorsi quando il cda di Sorgente ha deliberato una sconto sulle fee di gestione di ben 10 punti base, dallo 0,68% allo 0,58%. Un modo per tenere buoni i vertici. Anche se storicamente quella immobiliare è stata sempre una patata. In pratica se negli ultimi anni l'ente ha chiuso in attivo lo si deve principalmente alla gestione finanziaria che sebbene di matrice conservativa (circa il 2%) quest'anno dovrebbe garantire ben 16 milioni di plusvalenze. Ciò riporta dritti al tema degli immobili e al fatto che la riforma del Parlamento vorrebbe scorporare il mattone della Siae. Un problema per l'ente e per Mainetti che esce dalla difficile vicenda Enasarco.