2020-10-06
I Comuni pro vita danno 400 euro alle donne che rifiutano di abortire
In provincia di Brescia nasce una rete di amministratori pronti a sostenere la natalità: «I nostri aiuti serviranno a far cambiare idea a chi intende interrompere la gravidanza per ragioni economiche». Mentre la maggioranza giallorossa si prodiga per versare 4 milioni di euro all'anno alle associazioni Lgbt e per coprire con 900.000 euro il debito con il Comune di Roma accumulato dalle femministe della Casa delle donne, in provincia di Brescia c'è qualcuno che tenta di aiutare le madri in difficoltà a mettere al mondo dei figli. L'idea è molto semplice e allo stesso richiede una bella dose di coraggio: si tratta di dare «sostegno della vita nascente». Un sostegno concreto, cioè economico, per spingere le donne che vivono in una situazione di disagio a non interrompere la gravidanza. A mettere in campo questa misura sono 8 Comuni della provincia bresciana, riuniti in una «rete degli amministratori per la famiglia»: Iseo, Marone, Cazzago San Martino, Prevalle, Bagnolo Mella, Castel Mella, Ghedi e Flero. Nelle prossime settimane dovrebbero aggiungersi alla lista anche altri 4 Comuni, portando a 12 il totale egli aderenti. Le giunte di destra - su iniziativa di Fratelli d'Italia e Lega, con il contributo del Family day - hanno deciso di creare una forma «di sussidio alla maternità che fornisca alla donna intenzionata ad abortire, anche a causa di necessità economiche, la possibilità di avvalersi di un intervento economico straordinario subordinato alla disponibilità della donna ad aderire a un progetto sociale individualizzato». Non solo. I Comuni hanno intenzione di «provvedere a istituire un fondo di aiuto alle madri in gravidanza difficile» o comunque di «designare un sostegno economico da inserire nel proprio bilancio, attraverso un finanziamento adeguato nei confronti di associazioni operanti sul territorio che abbiano istituito progetti di aiuto alla vita nascente, come per esempio Mvp e Cav». Tradotto dal burocratese significa che le varie amministrazioni comunali daranno almeno 400 euro per ogni bimbo alle future madri onde scongiurare l'interruzione di gravidanza. Soldi che saranno erogati tramite le varie associazioni di aiuto alla vita. La cifra non è pazzesca, certo. Ma è comunque molto significativa, specie se si tiene conto delle limitate risorse di cui dispongono i piccoli Comuni. Inoltre, quando si tratta di situazioni di estrema difficoltà, anche qualche centinaio di euro può servire a fare la differenza. Alcuni progetti portati avanti dai Cav, poi, arrivano a versare alle madri fino a 2.880 euro per 18 mesi (6 in gravidanza e 12 dopo la nascita dei figli), quindi l'aiuto può diventare ancora più sostanzioso. Ancora una volta, tuttavia, tocca stupirsi per le polemiche sollevate da iniziative come questa. A Iseo, ad esempio, il centrosinistra ha protestato con veemenza per i fondi concessi a Mvp e Cav. Sara Palmieri, medico e consigliere di minoranza, è arrivata a dichiarare al Corriere della Sera che tutta l'iniziativa è figlia di «un pensiero retrogrado, maschilista, colpevolizzante e intimidatorio». Altri attacchi sono arrivati da Non una di meno e dal Fattoquotidiano.it. A tanto porta l'ideologia: ogni volta che si parla di aiutare la vita nascente il fronte progressista si oppone compatto. «Il nostro obiettivo non è quello di obbligare le persone a non abortire», dice Mario Fortunato di Fratelli d'Italia, portavoce degli Amministratori per la famiglia. «Noi vogliamo soltanto mettere a disposizione risorse e competenze per permettere a una persona che si trova nel dubbio di valutare l'opportunità di portare a termine la gravidanza».Criticare o tentare di ostacolare l'iniziativa delle amministrazioni bresciane significa, in altre parole, cercare di impedire che vengano erogati aiuti economici a donne povere che, se non sostenute adeguatamente, deciderebbero di abortire. In buona sostanza, i Comuni bresciani stanno allo stesso tempo combattendo la povertà e lavorando a favore della natalità. In una situazione normale, non ci sarebbe un motivo che sia uno per osteggiare chi cerca di aiutare le famiglie e le donne più bisognose. Ma nella logica della sinistra italiana contemporanea, la battaglia da combattere non è quella a favore dei sindaci che che provano a far venire al mondo una nuova vita. Al contrario, è quella a sostegno del ministro della Salute, Roberto Speranza, che vuole imporre la somministrazione della pillola abortiva Ru486 addirittura nei consultori, senza prevedere il ricovero in ospedale. Questi sono i fatti: il pensiero dominante presenta come buona e giusta l'idea dell'aborto fai da te; vende come un «diritto» il fatto che alle donne sia tolta l'assistenza ospedaliera dopo un aborto. Allo stesso tempo, condanna con ferocia l'idea di dare denaro alle madri in difficoltà affinché possano partorire serene i loro figli. Benvenuti nel mondo alla rovescia, dove difendere la vita è «male», ma è «bene» togliere soldi e protezione alle donne.