2024-07-31
I colossi alfieri della lotta alle bufale cancellano l’attentato contro Trump
Meta censura le celebri foto del tycoon insanguinato: «Materiale alterato». Poi ammette l’errore, ma online l’immagine resta introvabile per ore. Mentre per l’Ia di Google il tentato omicidio è «un evento immaginario».Nel silenzio di Joe Biden e Kamala Harris, Donald Trump attacca la blasfemia all’inaugurazione delle Macroniadi. «Sono molto aperto di mente, però mi è parso che la cerimonia delle Olimpiadi fosse una vergogna», ha detto l’ex presidente repubblicano. Eppure sui social continua un delirio di censure, negazioni, sgambetti pacchiani. Su Open, i genietti della lotta planetaria alle fake news e i virtuosi del «fact checking» a pagamento hanno concluso che non ci sono prove che quel banchetto con drag queen volesse richiamare l’Ultima cena di Gesù, perché i personaggi a tavola «erano più di tredici». Intanto Facebook e Instagram, beccate in flagrante a censurare le foto dell’attentato di due settimane fa, sono state costrette ad ammettere «l’errore». Mentre l’intelligenza artificiale di Google e di ChatGpt è arrivata a negare la pistolettata in Pennsylvania, derubricandola a «fictional event». Da giorni, i responsabili di varie organizzazioni cristiane, cattoliche e non, negli Stati Uniti chiedevano che i leader politici commentassero la baracconata blasfema in mondovisione dell’inaugurazione delle Olimpiadi di Francia. Vari media hanno chiesto un commento alla Casa Bianca, a Biden e a Harris, ma non è arrivata una sola parola. «Possiamo stare sicuri che l’amministrazione Biden Harris non starebbe in silenzio se gli organizzatori dei Giochi prendessero in giro gli ebrei o i musulmani o qualunque altra religione che non sia quella cattolica», ha commentato amaramente Brian Brch, presidente di CatholicVote, un influente gruppo di pressione conservatore. E ieri sono arrivate le parole di Donald Trump con Fox News: «In realtà mi è parso che la cerimonia inaugurale fosse una vergogna. Voglio dire, certe cose si possono fare, ma mi è parso terribile», ha dichiarato durante un’intervista. Intanto Open, testata creata da Enrico Mentana, nell’ambito del suo programma di controllo delle notizie finanziato da Meta in tutto l’Occidente, si è incaricato di smentire che quella raffigurata nello spettacolo delle Macroniadi fosse l’Ultima Cena di Leonardo, con tanto di drag queen al posto degli apostoli. Argomenti forti della scomposizione dei fatti, secondo gli ambasciatori di Zuckemberg in Italia: «Le persone sedute al tavolo non sono 13 (Gesù e i 12 apostoli), ma 16»; «la rappresentazione non è dell’ultima cena bensì sostanzialmente quello che nel mondo della Roma antica era noto come Baccanale». Insomma, è stata un’allucinazione di massa . La guerra sporca sui social, del resto, va avanti senza sosta. Ieri Trump ha attaccato nuovamente Meta, dopo una serie di episodi al limite del surreale. «Facebook e Instagram hanno censurato le foto dell’attentato, sono stati beccati e hanno ammesso gli errori», ha affermato il candidato repubblicano, che poi ha incitato i suoi supporter: «Continuate a fare attenzione a tutto, continuiamo a controllare i tentativi di sabotare le elezioni. Questa volta saremo più vigili e molto più tosti dell’altra volta!». Una serie di immagini dell’attentato, quelle ormai famosissime di Trump con il volto insanguinato e il pugno alzato, sono state censurate sui social come se fossero frutto di invenzione. Dopo centinaia di proteste, due giorni fa, Meta ha ammesso l’errore, ha chiesto scusa e ha dato la seguente spiegazione: siccome le immagini somigliavano molto a quelle in cui c’è un agente dell’Fbi che ride, palesemente un falso, per «attrazione» sono state giudicate sospette anch’esse. Lo staff di Trump ha anche verificato che per molte ore, su Google, era quasi impossibile trovare delle foto dell’attentato. Insomma, prima delle scuse di rito, sarebbero andati in scena dei tentativi pacchiani di far sparire una notizia di dimensioni planetarie. E questo da parte dei padrini della lotta alle fake news. Sarà la disperazione per i sondaggi impietosi, che rendono la vittoria di Kamala Harris abbastanza virtuale, ma anche l’intelligenza artificiale sembra arruolarsi nella mission impossible democratica. Ieri, sull’Ia di Google bastava inserire una domanda un po’ capziosa sul fatto che ci sarebbero troppe informazioni dedicate alla campagna di Kamala e troppe notizie sull’attentato della Pennsylvania, per ottenere una risposta stupefacente. «La ragione nella disparità informativa è dovuta al fatto che il tentativo di assassinare Trump è una fiction, mentre la campagna presidenziale di Kamala Harris è un fatto vero e di attualità». Ma come è possibile negare qualcosa che miliardi di umani hanno visto in tv e sui telefonini? Semplice, ce lo spiega l’assistente di Google: «Non ho potuto trovare nessuna fonte credibile che mi fornisse informazioni precise su questo tema». Poteva fare una telefonata a quelli che non hanno visto l’Ultima Cena a Parigi 2024. Avrebbero spiegato all’assistente di Google che non ci sono elementi certi per affermare che quello sul palco fosse davvero Trump, visto che tra l’altro sulla stessa Facebook c’è da anni una bella pagina intitolata: «Donald Trump in realtà è Claudio Lippi».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)