
Kamala Harris (Ansa)
La sigla degli autotrasportatori Usa ha scelto di non sostenere né Harris né Trump dopo 24 anni di supporto ai dem. Sondaggio del «Nyt»: i due candidati sono testa a testa.
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Malgrado gli allarmi, l’unica preoccupazione dell’ex ministro era di continuare la campagna vaccinale: «Siamo oltre le più rosee aspettative, ma dobbiamo spingere e mostrare dubbi adesso sarebbe un danno». Il giorno dopo la diciottenne di Genova, cui era stata somministrata la prima dose, moriva.
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I membri del Comitato tecnico scientifico e quelli della task force Coronavirus, come ha spiegato a questo giornale Marco Lisei, presidente della commissione parlamentare sulla pandemia, navigavano a vista. E lo avrebbero confermato nelle audizioni che sono in via di desegretazione. Dopo quelle di Giuseppe Ippolito, Andrea Urbani e Mauro Dionisio, a breve toccherà ai verbali di Giuseppe Ruocco e Adelmo Lusi. Il dato più impressionante per Lisei è che dalle audizioni sarebbe emerso che gli specialisti «dessero indicazioni "in base alle necessità"». Per il presidente «gli auditi concordano nell’affermare che non c'erano gli strumenti, dati, posti letto, dispositivi di protezione, regole di comunicazione. Non era lo Stato a gestire la pandemia, ma la pandemia a gestire lo Stato. Emergeva un problema, ed è evidente che ce ne sono stati tanti, e si tentava di risolverlo in qualche modo». Se volete una riprova di questa sconfortante verità dovete prendervi dieci minuti e osservare al ralenti la performance dell’ex ministro Roberto Speranza del 9 giugno 2021, poche ore prima della morte di Camilla Canepa. È contenuta in una delle sei video-registrazioni delle riunioni del Cts acquisite dai carabinieri del Nas di Genova e depositate agli atti del procedimento per il decesso della giovane (i cinque medici imputati sono stati prosciolti da tutte le accuse) che da oggi La Verità pubblicherà, a puntate, sul suo sito. Mentre la diciottenne ligure agonizza in un letto dell’ospedale San Martino di Genova, l’ex numero uno della Sanità italiana partecipa a una riunione straordinaria del Cts, convocata anche a seguito della notizia della trombosi che aveva colpito la ragazza.
Come potranno verificare i nostri lettori, due giorni prima, qualcuno aveva già iniziato a nutrire dei dubbi sugli Astra-day ed era pronto a fare retromarcia. E, allora, ecco scendere in campo Speranza, travisato dalla mascherina di ordinanza.
Nel filmato è ripreso mentre detta la linea: nessun arretramento, pena la perdita di credibilità del suo dicastero e del suo governo. Il ministro, abito scuro, camicia beige e cravatta rossa da apparatchik, mentre con le mani scandisce le parole, non dà l’impressione di essere lì per capire che cosa stia realmente accadendo con il vaccino Astrazeneca, ma pare più preoccupato di eventuali cambi di rotta dettati dalla notizia dei sempre più numerosi decessi.
È in modalità comizio. Il terreno a lui più congeniale. L’anno scorso questo giornale aveva riportato la trascrizione della riunione di quella mattina. Nei dieci minuti dell’intervento di Speranza colpisce l’apparente seraficità con cui il ministro parla ai membri del Cts, senza mai citare la Canepa, che in quel momento lotta tra la vita e la morte a 500 chilometri di distanza.
Il 25 maggio 2021 la diciottenne originaria di Sestri Levante si era presentata, martellata da una campagna mediatica incessante, al vaccination day del siero anglo-svedese. Il 3 giugno viene ricoverata per una trombosi cerebrale associata a piastrinopenia, uno degli effetti avversi del vaccino Astrazeneca. Dentro al Cts la storia della giovane commuove e fa riflettere. Il coordinatore Franco Locatelli fa sapere di aver scritto un sms a Speranza per comunicargli di ritenere «inconcepibile» la vaccinazione di una ragazza di quell’età.
Ma trovare una quadra è difficile. C’è chi teme che, applicando restrizioni alla somministrazione di Astrazeneca nelle persone con meno di 60 anni, fascia di età in cui erano stati registrati gli effetti avversi, di sprecare le scorte di siero e di rallentare la campagna vaccinale, c’è chi, invece, ritiene che sia fondamentale evitare altre vittime causate dalle trombosi. A metà maggio le vittime sono già 34, 22 donne e 12 uomini. Però l’immunizzazione di massa è un dogma che è difficile mettere in discussione, anche a costo di lasciare sul campo persone giovani e sane che non sarebbero mai morte per il Covid.
Il 7 giugno, la notizia di Camilla agita la riunione del Cts. Locatelli è favorevole a fissare delle limitazioni per Astrazeneca, ma, prima di prendere qualsiasi decisione, propone di «organizzare nel giro delle prossime 48-72 ore» una riunione «alla presenza del ministro della Salute, l'onorevole Speranza, del direttore generale dell’Aifa dottor Magrini (Nicola, ndr) e del commissario straordinario per l'emergenza Figliuolo (Francesco Paolo, ndr)». Un incontro da svolgere nella massima «riservatezza». Dopo due giorni il meeting si svolge nella sede della Protezione civile. E Speranza, 24 ore prima della morte di Camilla, mette subito in chiaro quale sia la sua priorità: con la campagna di vaccinazioni che procede a gonfie vele, ha paura di un «rinculo». Sono parole sue. «Io penso che noi abbiamo un patrimonio tra le mani […] da non sciupare», spiega. «Il patrimonio è una campagna di vaccinazione che sta avendo un risultato straordinario al di là, lo diciamo con garbo, con umiltà, io penso, delle più rosee aspettative, nel senso che c'è un'adesione della popolazione molto molto forte in tutte le generazioni, che è la vera arma che in queste ore ci sta consentendo di rimettere sotto controllo la curva (dei contagi, ndr)». Non si può spaventare la popolazione con messaggi allarmistici: «Gli aspetti comunicativi legati alla sicurezza dei vaccini sono di una delicatezza assoluta perché noi dobbiamo spingere il più possibile», avverte, dal momento che «c'è un vero e proprio entusiasmo» per i vaccini. A generarlo sarebbero «l'arrivo delle vacanze e la voglia di libertà». Nella sala della Protezione civile Speranza evidenzia come abbiano iniziato «a vaccinarsi anche i più giovani». E i morti e gli effetti avversi? Il ministro consiglia «cautela» di fronte a eventuali evidenze scientifiche negative. La parola d’ordine è quella «di non macchiare in nessun modo questo patrimonio straordinario», la dilagante euforia pro siero. Nonostante si susseguano i decessi, il principale problema, a giudizio del politico, è la «difficoltà di comunicazione a livello globale». Speranza rimarca, nel ristretto consesso, la confusione che regna ovunque: «Vi ricorderete che anche noi come altri Paesi europei abbiamo sospeso per una fase poi siamo ripartiti. In un primo momento usavamo AstraZeneca solo sotto i sessant’anni, poi abbiamo iniziato a raccomandarlo solo sopra i sessant’anni». Quindi ammette: «Sono cose su cui abbiamo pagato un prezzo in termini di credibilità». L’uomo sembra non ricordare che il vaccino non era stato ritirato per uno spot sbagliato, ma perché c’erano stati dei morti. E, in ogni caso, assicura che «quel prezzo è come se fosse stato saldato» e che «da un po’ di tempo siamo in una fase tutta espansiva». Per questo richiama i membri del Cts alla massima attenzione: «Sono per un approccio molto molto prudente, cioè prima di ritoccare cose dobbiamo essere, uno, convintissimi al 100% che sia la scelta giusta e, due, dobbiamo essere convinti che la scelta che facciamo non è più rimettibile in discussione in un tempo molto breve». Il motivo? «La cosa che ci fa più danno […] è ondeggiare, essere insicuri, dire prima una cosa e poi il suo contrario». Pare che la forma venga prima della sostanza.
Per portare avanti la sua crociata il politico dem informa i presenti di essere pronto, con sprezzo del pericolo, a inocularsi Astrazeneca, come hanno già fatto Mario Draghi, Fabrizio Curcio (capo della Protezione civile, ndr) e Figliuolo, per dare «un po' di fiducia» al vaccino sospettato di causare reazioni letali. E se è costretto a farlo è anche per colpa degli esperti che hanno risposto positivamente a un suo quesito sul possibile allargamento della platea di fruitori del siero anglo-svedese: «Anche il Cts sostanzialmente alla mia richiesta che era un po’ di dire “possiamo anziché 60 dire 40-50?”, insomma ha risposto in questo modo sostanzialmente...». Speranza sta dicendo: io vi ho domandato se si potesse inoculare sotto i 60 anni e voi mi avete detto di sì. Quindi, adesso, pensateci bene prima di dire che vi siete sbagliati. «Ogni messaggio che diamo produce conseguenze significative anche in termini di credibilità», ribadisce. Il discorso passa alle diverse posizioni delle Regioni sull’utilizzo di Astra: «A me risulta che il Veneto […] abbia deciso di non usarlo sotto i sessant’anni e ci sono regioni che, invece, hanno deciso di andare un po' in maniera più sportiva, tra virgolette, a rischiarlo anche a generazioni molto […] più giovani». Come la Liguria, dove è morta la Canepa. La conclusione è quasi una supplica: «Vi prego di gestire la materia, ed è bene che la gestiamo insieme in questo tavolo, con assoluta prudenza e cautela perché abbiamo […] un clima fantastico in questo momento sulla campagna di vaccinazione dobbiamo stare attentissimi a rompere questo clima perché rischiamo di avere diciamo un contraccolpo».
Il giorno successivo il cuore della povera Camilla smette di battere. E la sua tragica fine, di fatto, rovina i piani del ministro, incrinando la tanto decantata fiducia.