2020-02-21
I bonus targati Pd causeranno una stangata
Per l'Ufficio parlamentare di bilancio il taglio del cuneo fiscale provocherà un «rilevante effetto distorsivo» nei confronti di autonomi e pensionati. Inoltre mancano all'appello 1,8 miliardi per coprire la spesa dei regali voluti da Matteo Renzi e Roberto Gualtieri.Il governo giallorosso ha svelato le carte fiscali. Con l'avvio dei bonus per i lavoratori dipendenti, il Mef ha dovuto ammettere che non si tratta più di un credito d'imposta ma di un trattamento salariale a tutti gli effetti. Sembra un dettaglio da commercialisti, in realtà è una scelta che nasconde una lunga lista di fregature. La prima riguarda la cosiddetta capienza. Per coprire la spesa del vecchio bonus Renzi a cui si aggiunge l'allargamento targato Roberto Gualtieri serviranno per 12 mesi qualcosa come 16,5 miliardi. Stanziati e disponibili ce ne sono 14,7. Ne segue che ne mancano 1,8. Da dove arriveranno? Da altre tasse, ovviamente. Non dimentichiamo che con l'avviamento della riforma Irpef, la tassa sui redditi, il Mef cercherà di alzare l'Iva. Gualtieri pur negando l'ipotesi ha spiegato che l'intenzione è rimodulare le aliquote. E per rimodularle intende: alzarle. Purtroppo, la notizia del buco da coprire è il meno. Perché ciò che è ancora più grave è che per dare a 11 milioni di italiani 80 euro in più e 100 euro ad altri 5 milioni, le tasse aumenteranno per 6 milioni di altri lavoratori subordinati e a un milione di partite Iva le imposte saliranno per una percentuale compresa tra il 25 e il 50%. La Verità aveva già anticipato le stime, ma ieri a metterlo nero su bianco è stato l'Upb, l'ufficio parlamentare di bilancio, il quale ha calcolato gli effetti distorsivi della misura Gualtieri. Secondo l'Ufficio di bilancio il massimo vantaggio dei nuovi sgravi, che si sommano al bonus di 80 euro, e si estendono ai redditi fino a 40.000 euro, c'è per chi ha redditi medioalti, cioè i dipendenti tra 26.600 e 28.000 euro lordi annui. «Mentre i nuovi sgravi, come i vecchi, non riducono il carico fiscale per gli incapienti, cioè chi guadagna meno di 8.150 euro. Per chi sta sotto questa cifra o appena sopra», ha spiegato Giuseppe Pisauro, l'effetto distorsivo del bonus è molto rilevante, finendo per «violare il principio di equità orizzontale», perché si tratta in modo molto diverso chi ha redditi molto simili. Tradotto: chi ha una busta paga e dichiara 30.000 euro versa 10 punti in meno di imposte rispetto a un pari reddito autonomo. Siamo quasi all'incostituzionalità. Ma, sempre secondo l'Upd, le disparità riguardano anche le famiglie monoreddito. Chi guadagna 55.000 euro, come reddito familiare, paga 7.700 euro in meno di tasse rispetto a una famiglia monoreddito con la stessa soglia di guadagno. Una follia che rende la promessa della revisione dell'Irpef quasi irrealizzabile. Se veramente i giallorossi vorranno avviare il cantiere delle nuove aliquote, dovranno destreggiarsi tra un mare di lacciuoli formati dalle aliquote marginali. Antonio Morgante ha spiegato perfettamente sulle colonne della Verità come 6 milioni circa di lavoratori dipendenti si troveranno a pagare più tasse. L'aliquota marginale è l'aliquota applicata allo scaglione di reddito, quella nominale è quella prevista dalla legge, mentre quella effettiva è quella che risulta dall'applicazione di tutti i meccanismi di deduzione, detrazione o bonus fiscali.«Con il dl di Roberto Gualtieri», scriveva l'avvocato Morgante, «fino a 14.000 euro di reddito le aliquote marginali effettive sono pari al 27,5% (contro il 23 applicato dalla norma), da 15 a 23.000 sono pari al 31,5 (contro il 27), intorno a 24.000 di reddito il 41,1 (sempre contro il 27), intorno a 25.000 il 55,5% (contro il 27). Tale effetto non è questione di poco conto: riguarderebbe una platea di circa 6 milioni di contribuenti, che si vedrebbero tassati eventuali incrementi di reddito con un paradossale incoraggiamento indiretto all'evasione». Il tema delle aliquote marginali è dibattuto da anni perché nelle fasce molte alte di reddito crea sacche inverse di pressione fiscale. Fino a oggi, però, riguardava pochi contribuenti, di solito abituati a veleggiare tra i 90.000 e i 100.000 euro di reddito annuo. L'intervento a gamba tesa dei giallorossi farà esplodere il problema e alimenterà ulteriormente le tensioni sociali. Senza dimenticare che il meccanismo punitivo non spinge certo nella direzione della produttività. Se un lavoratore incassasse 25.000 euro e poi ricevesse un promozione di 4.000 euro, a fine anno 2019 si sarebbe trovato a pagare 1.100 euro in più di tasse. Con il meccanismo Gualtieri, a parità di incremento, nel 2020 si troverà a pagarne 2.300 euro in più. Oltre il doppio. E non abbiamo ancora affrontato il tema partite Iva. Gli autonomi da soli contribuiranno ai bonus con 600 milioni di euro, frutto della revisione del regime forfettario. Oltre 300.000 contribuenti si ritrovano espulsi dal regime forfetario (le loro imposte raddoppieranno) e altri 700.000 perdono detrazioni e agevolazioni, con il risultato che si troveranno a versare tra il 25 e il 30% in più di tasse. Se poi contiamo anche la non entrata in vigore della flat tax al 20% fino ai 100.000 euro di reddito annuo, il loro sacrificio nel 2020 vale addirittura 1,5 miliardi di euro. Un enorme pasticcio che rischierà per davvero di aumentare l'evasione fiscale. Motivo per cui ieri sera il vice ministro all'Economia, Antonio Misiani, ha annunciato che assieme alla riforma Irpef (e all'aumento dell'Iva, traduciamo noi) il Pd valuta la riforma delle agenzie fiscali. A forza di spremere i contribuenti dovranno usare le manette preventive per portare a casa gettito.
Il fiume Nilo Azzurro nei pressi della Grande Diga Etiope della Rinascita (GERD) a Guba, in Etiopia (Getty Images)