2019-08-07
I 90 anni della Capannina a ritmo di musica
Un libro celebra l'anniversario del locale più famoso del Paese. Il patron Gherardo Guidi: «Il segreto del nostro successo sono le esibizioni». Sul palco di Forte dei Marmi sono saliti tutti i grandi, da Patty Pravo a Grace Jones. «L'artista simbolo? Ray Charles».La «Signora della notte» compie 90 anni. Il 15 agosto 1929 Achille Franceschi aprì la Capannina di Franceschi, il locale più famoso d'Italia, simbolo degli anni Cinquanta e Sessanta che, stagione dopo stagione, non ha mai perso un colpo. Tanto che dove ieri ballavano i nonni oggi ballano ancora i nipoti. Magari durante una serata con protagonista Jerry Calà, che ha reso la Capannina immortale nel film Sapore di mare (1983) dei fratelli Vanzina e che da 25 anni calca il suo palcoscenico. Una storia lunga quasi un secolo che oggi, per festeggiare, viene ripercorsa nel libro Capannina, 90 anni di un mito (Gruppo editoriale, 144 pagine, testi in italiano e in inglese, oltre 130 foto, 25 euro) a cura di Gianluca Tenti, Umberto Cecchi e Simone Innocenti.L'avventura inizia quando Achille Franceschi, nel 1929, compra un capanno sulla spiaggia, aggiunge un bancone, un grammofono e alcuni tavolini e inizia a organizzare aperitivi e serate musicali per l'alta società. Il bar ha subito successo e contribuisce a far esplodere Forte dei Marmi come meta turistica internazionale, facendo concorrenza alla vicina Viareggio. Il paesino era diventato un Comune autonomo solo nel 1914 e proprio Franceschi ne era stato il primo sindaco, scommettendo anche sulla costruzione di un Grand Hotel e di un vialone per far arrivare gli ospiti in carrozza.Negli anni Trenta alla Capannina si danno appuntamento per bere un Negroni (da poco inventato a Firenze dal conte Camillo Negroni) famiglie nobili, industriali come gli Agnelli, Italo Balbo, che atterrava in mare con il suo idrovolante, Edda Ciano e perfino un giovanissimo John Fitzgerald Kennedy. Terminata la seconda guerra mondiale il locale, passato ai figli di Franceschi, esplode, e lo splendore va avanti finché verso la fine degli anni Sessanta inizia una fase di declino, con un primo passaggio di mano. Nel 1977, la svolta: Gherardo Guidi e la moglie Carla lo comprano e scritturano i migliori cantanti e artisti italiani e stranieri. Impossibile citarli tutti: basti pensare a Gino Paoli, Ray Charles, Grace Jones, Gloria Gaynor, Ornella Vanoni ed Édith Piaf. Guidi è convinto che il segreto del successo sia uno solo: «La musica dal vivo», spiega nel libro, «Le vedette, le orchestre, il ballo. Perché vedi, la musica elettronica è bella, ma è sempre perfetta in maniera innaturale, è suonata da un grammofono moderno. Ma la musica dal vivo… Non ce n'è per nessuno. Da quando sono al timone della Capannina ho visto affermarsi sette-otto mode, ma sempre lì poi si torna. E devi essere bravo e fortunato a sbagliare il meno possibile. Perché basta un attimo. Ho visto tanti, tantissimi dire “arrivederci". Ma la Capannina è sempre qui. E ci sarà ancora tra dieci anni». Guidi prosegue: «La musica dal vivo è quel legame che unisce intere generazioni, taglia trasversalmente la società. Unisce i nobili agli imprenditori, i giovani ai giovani di ieri. In un certo senso è come se il tempo si fosse fermato in questa sala». Non a caso, la Capannina ha sempre attirato anche artisti e intellettuali, come Eugenio Montale, Giuseppe Ungaretti, Fernando Botero, Indro Montanelli e Gio Ponti.Parte del fascino del locale sta nel fatto che non ha mai cambiato fisionomia, e conserva gelosamente le inconfondibili lampade di vimini, le pareti di legno e i suoi colori caratteristici, ovvero il verde «Capannina», l'arancione e l'avorio, per una scelta precisa di Guidi. Nel libro il patron ricorda aneddoti e volti noti che si sono succeduti negli anni: «Non potrò mai dimenticare l'onore di aver ospitato in Capannina il presidente Giulio Andreotti che si fermò dieci metri prima di entrare nel locale. Mi precipitai fuori per accoglierlo, circondato com'era da un imponente servizio di sicurezza. Mi chiese di essere accompagnato al proprio tavolo, personalmente, assieme a Franco Evangelisti. Lungo il tragitto mi disse che era veramente incuriosito dal poter finalmente vedere questa Capannina di cui tanto aveva sentito parlare».Pagina dopo pagina Guidi si sbottona e svela anche il suo artista preferito: «Se dovessi scegliere il nome simbolo di questi lunghi anni trascorsi alla guida della Capannina, non avrei difficoltà a riconoscere il primato assoluto di Ray Charles. Il grande Ray suonò il piano praticamente a contatto con il pubblico. Alla fine di quel concerto impeccabile, accompagnato nel mio ufficio per rilassarsi, mi confidò di aver provato un'emozione immensa. Il pubblico lo aveva esaltato. Se lo era sentito letteralmente addosso».Ma non c'è molto spazio per rimpianti e autocelebrazioni: «Non è tempo di bilanci, non adesso. Questi sono giorni di festa. Osservo la bella gioventù che continua a divertirsi in questa sala dove i loro genitori e persino i loro nonni hanno conosciuto l'amore».
Friedrich Merz e Giorgia Meloni (Ansa)
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