Oltre che da morti e distruzioni, le guerre sono accompagnate dalle menzogne. Le battaglie, infatti, non si combatto no solo con bombe, carrarmati, aerei e navi, ma anche con gli inganni. Ne abbiamo avuto prova recente dall’indagine della Procura tedesca sull’attentato al gasdotto Nord Stream, ma questa forse non è la sola, perché altri complotti sembrano emergere. Cominciamo però dal primo. Quando un ordigno squarciò le condotte che dalle sponde del Mar Baltico trasportavano gas fino in Germania, nessuno si assunse la paternità dell’operazione. Tuttavia, giornali e tv accusarono Mosca di aver organizzato una specie di auto attentato per paralizzare l’economia europea.
In effetti, senza forniture russe la maggior parte dei Paesi Ue pagò una bolletta salata, vedendo andare alle stelle il prezzo del gas. Per quanto mi riguarda, fin dall’inizio ho però creduto che Putin e i suoi servizi segreti c’entrassero quanto me. Infatti, se avessero voluto interrompere l’erogazione non sarebbe stato necessario mettere una bomba in mezzo al mare: bastava chiudere i rubinetti. E poi smettere volontariamente di pompare gas sarebbe stato un atto di autolesionismo da parte di Mosca, in quanto con i soldi dei combustibili i russi mantengono la loro macchina da guerra, retribuendo i militari al fronte e versando soldi alle famiglie dei caduti. Dunque, a far saltare il gasdotto non potevano essere stati che gli ucraini o i loro alleati, vale a dire inglesi, lettoni, estoni, lituani e, perché no, americani. Tutti quanti avevano interesse a danneggiare le condotte nel mar Baltico e a interrompere l’erogazione di gas. Per Kiev significava dare un colpo agli introiti dei russi, ma allo stesso tempo mollare uno sganassone anche alla Ue che ancora traccheggiava e non si decideva a rinunciare alle forniture di Mosca. Quanto a inglesi, estoni, lituani, lettoni e americani, in fondo avevano poco o nulla da perdere da uno stop al gas russo, ma tutto da guadagnare, perché il danno maggiore lo subivano i Paesi europei, Germania in primis.
Il giallo dell’attentato al Nord Stream però adesso pare risolto. Secondo la magistratura tedesca a colpire il gasdotto è stato un commando ucraino e a dare il via libera all’attentato sarebbe stato nientepopodimeno che Valery Zaluzhny, un tempo capo delle forze armate di Kiev, oggi ambasciatore in Gran Bretagna. La faccenda, rivelata da un’inchiesta del Wall Street Journal, getta una luce inquietante sui rapporti fra Paesi che in teoria dovrebbero essere alleati. Mentre noi aiutavamo l’Ucraina, con forniture di armi e assistenza militare e finanziaria, Kiev armava i suoi militari per colpire alle spalle gli stessi Paesi europei e in particolare la Germania, che del gasdotto è in parte anche proprietaria. Mica male come ricompensa per esserci svenati e aver pagato bollette da record pur di sostenere la resistenza di un popolo invaso.
Ma la storia degli inganni non finisce qui. Infatti, ieri si è arricchita di un nuovo capitolo, oscuro come sempre quando c’è di mezzo una guerra. Con un comunicato diffuso in rete i servizi di intelligence russi hanno annunciato di aver colpito una base aerea ucraina e un centro di spionaggio elettronico nella regione di Kiev. L’operazione sarebbe stata condotta come rappresaglia per un tentativo di dirottare un aereo da combattimento russo per poi farlo sconfinare nello spazio di un Paese Nato e provocare la reazione dei sistemi di difesa dell’Alleanza atlantica. L’Fsb, cioè l’erede del famigerato Kgb, parla di missione con false flag, ovvero di un’operazione ingannevole, la cui responsabilità avrebbe dovuto essere attribuita a Mosca, generando la reazione Nato. L’Ucraina naturalmente ha smentito tutto e gli alleati hanno preso per buone le rassicurazioni di Kiev. Certo, potrebbe essere una delle operazioni di disinformazione in cui i servizi segreti russi sono maestri. Ma potrebbe anche essere qualche cosa di molto simile all’attentato al Nord Stream, ovvero una missione condotta alle spalle di Europa e Stati Uniti per costringerli a reagire ed entrare in guerra. È di ieri la notizia che le forze armate russe hanno conquistato alcuni villaggi intorno alla cittadina strategica di Zaporizhzhia. E le truppe di Mosca, approfittando della nebbia, avrebbero pure preso possesso di interi quartieri di Pokrovsk, centro logistico attorno a cui si combatte da un anno una guerra con migliaia di morti. In un momento che vede l’Ucraina in forte difficoltà e i russi, pur con enormi perdite, sempre più all’attacco, non è del tutto incredibile che qualcuno a Kiev stia tentando di costruire un incidente per spingere la Nato a intervenire. Ma questo significa che la guerra potrebbe coinvolgere l’Europa, cioè noi. Se fosse vero, vorrebbe dire che gli ucraini per salvare il loro Paese sono pronti a tutto, anche a sacrificare i nostri, cioè, trascinarci al fronte. Come dicevo la guerra è sempre sporca. Ma questa appare più sporca di molte altre.



