2019-10-03
I 330 miliardi di crediti deteriorati diventano un’occasione per le banche
L'ammontare degli Npl in Italia è tornato ai livelli pre crisi, ma bisogna ridurre il vecchio carico e gli istituti vendono le sofferenze a operatori specializzati. Banca Ifis: «Nel 2020 ci saranno 43 miliardi di transazioni».L'Italia, complice la crisi degli ultimi anni, è da sempre tra i Paesi con il maggior numero di crediti deteriorati in pancia alle banche. Si tratta di certo di un problema, ma per alcuni è anche un'opportunità. Sono molti infatti gli istituti che hanno fatto di necessità virtù e hanno iniziato a comprare Npl, crediti deteriorati che di fatto non verranno mai restituiti e che restano sulle spalle degli istituti di credito. Si tratta dunque di un mercato molto importante e in rapida crescita. Se infatti da un lato molte banche, vendendo crediti deteriorati, si rafforzano, dall'altro molti istituti riescono a recuperarli (anche solo in parte) facendo buoni affari. «Il recupero resta il tema principale», ha ricordato Luciano Colombini, ad di Banca Ifis, uno dei maggiori operatore nel mercato degli Npl. «Nei bilanci delle banche rimangono circa 164 miliardi di crediti non performanti, 177 miliardi sono stati ceduti ma solamente 11 miliardi sono stati recuperati al 2019. Ci sono quindi da gestire 330 miliardi di crediti deteriorati». Le strutture di recupero, aggiunge Colombini, «devono essere appropriate a dimensione, complessità e caratteristiche delle attività delle banche con sistemi di monitoraggio continui ed efficienti. Gli investimenti in intelligenza artificiale e It saranno fondamentali e, per sostenerli, l'economia di scala costituirà un vantaggio competitivo». I dati arrivano dall'ottava edizione dell'Npl meeting organizzato proprio da Banca Ifis. Al centro del dibattito della due giorni, dal titolo Run The Industry , l'industria del recupero e la gestione dei crediti deteriorati, performance e attese tra vincoli normativi, economici e del sistema Paese.Come spiega il report presentato dalla banca, l'Italia, nel confronto europeo, ha mostrato la riduzione più significativa in termini di Npe ratio, il rapporto tra crediti deteriorati (non performing exposure) e il totale dei crediti erogati: -51% dal 2015 a oggi, -8% rispetto fine 2018. Il livello di non performing loans è tornato ai livelli pre crisi ma il passaggio da Utp (unlikely to pay, termine inglese che indica crediti che molto probabilmente, ma non certamente, non verranno sanati) a Npl (quelli che non verranno mai evasi) resta elevato. Basta dare uno sguardo ai risultati delle principali banche italiane per capire che la cessione degli Npl è sulla strada giusta. Intesa Sanpaolo intende ridurre il suo Npe ratio sotto il 5% entro il 2021: un obiettivo indicato dall'Eba che la banca ritiene alla sua portata.«È un obiettivo sostenibile dal punto di vista degli impatti economici e patrimoniali», ha detto Biagio Giacalone, direttore esecutivo che si occupa del credito in Intesa Sanpaolo, a margine dell'Npl meeting, spiegando che l'istituto si sta muovendo «oltre» gli obiettivi del piano.Anche Unicredit è vicina a raggiungere i target prefissati. «Il nostro ad ci ha chiesto di arrivare vicino a 10 miliardi a fine anno, ci arriveremo», ha detto Jose Brena, responsabile per i crediti deteriorati di Unicredit. Le previsioni prevedono l'esposizione a crediti non performanti a 10 miliardi di euro entro la fine dell'anno. Per raggiungere il target «attuiamo quindi varie strategie di gestione degli Npe, come ad esempio i recuperi, le cessioni e le partnership».Lo stesso vale per Mps. «Abbiamo abbondantemente superato gli obiettivi del piano di ristrutturazione triennale in termini di pulizia e recupero degli Npl. Nel 2019 siamo in linea, per quanto riguarda l'obiettivo cumulato siamo oltre», ha affermato Lucia Savarese, responsabile dell'esposizione ai crediti deteriorati del gruppo senese. Per il 2019 Banca Ifis stima dunque 46 miliardi di transazioni Npl complessive, il 17% coperte da Gacs (la garanzia statale), il 35% nel mercato secondario. Secondo il report, la previsione per il 2020 è di 43 miliardi di transazioni con una percentuale di contratti, nel secondo mercato, in crescita al 40%. In particolar modo, alla fine di quest'anno, grazie ad alcune grosse operazioni, le transazioni di Utp potrebbero raggiungere i 29 miliardi. Ma chi sono gli operatori del settore? Dal 2015 a oggi circa il 66% delle transazioni Npl sono state originate da dieci istituti di credito. I primi cinque compratori per volumi sono, in ordine, Quaestio, Banca Ifis, Fortress, Lindorf Intrum Carval investors, Fonspa. Circa il 50% delle transazioni sono Npl secured (perciò sicuri, poiché il credito è garantito da un valore vero e tangibile: l'immobile).Nel 2019 i prezzi dei crediti secured sono stati stabili. I prezzi medi degli unsecured, quelli cioè con meno garanzie per chi compra, sono invece aumentati dal 6% al 9% ma va detto che è migliorata anche la qualità dei portafogli. La profittabilità del settore è quindi ritenuta elevata nel medio termine. Sul fronte degli investitori, i non performing loans in Italia continueranno a offrire ritorni interessanti.
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