In occasione dei 1600 anni dalla sua fondazione, in mostra a Palazzo Grassi, recentemente restaurato e riaperto al pubblico, ecco una rappresentazione inedita dell’intero tessuto urbano di Venezia, immortalato nella sua complessità e continuità dagli scatti del fotografo, ma anche editore e gallerista, Mario Peliti.
In occasione dei 1600 anni dalla sua fondazione, in mostra a Palazzo Grassi, recentemente restaurato e riaperto al pubblico, ecco una rappresentazione inedita dell’intero tessuto urbano di Venezia, immortalato nella sua complessità e continuità dagli scatti del fotografo, ma anche editore e gallerista, Mario Peliti.« Un progetto nato nel 2006, con l’intento di denunciare lo spopolamento della citta. Mi sono posto il problema: che ne sarà di Venezia , se rimarranno solo i turisti e non ci saranno più gli abitanti? E allora ho cominciato a documentare». Queste le parole di Mario Peliti, romano di nascita ma veneziano d’adozione, che con il suo ambizioso «Venice Urban Photo Project», un lavoro di minuziosa documentazione in continuo divenire e che dovrebbe terminare nel 2030, si è posto l’obiettivo di mappare Venezia. Una mappatura minuziosa e precisa, quasi da entomologo, fatta di particolari e luoghi che sfuggono ai più. Perché tutti noi crediamo di conoscere Venezia, «una città che è tutta in superficie» - come scrive nel suo bel libro/guida «Venezia è un pesce» Tiziano Scarpa – ma in realtà Venezia si nasconde. Si spopola. Si disgrega. Qualcuno deve preservarla. Deve cristallizarla per tramandarla ai posteri. Tutt’intera, con le sue calle e i suoi sestrieri. I suoi ponti (che sono più di 400) e i suoi campielli, i suoi palazzi spesso sbilenchi, che trasudano storia e umidità. La Serenissima, città di Dogi e frivolezze, d’arte e di kitsch, di gondole e (purtroppo) di Grandi Navi, deve essere salvata e preservata. Ricordata. E non solo per San Marco e Rialto, per Palazzo Ducale e l’Arsenale. Per Tiziano, l’immenso Tintoretto, Carpaccio e Tiepolo. Di Venezia non deve andare perso nulla. E questo sta facendo Mario Politi con il suo lavoro. Dodicimila le immagini realizzate e raccolte finora, tutte rigorosamente in bianco e nero. Tutte rigorosamente vuote. Vuote di persone intendo. Perché solo così l’attenzione si concentra sul particolare. Sull’architettura. Sulla parete di una chiesa o su un muro che giorno dopo giorno, probabilmente, si scrosta sempre di più, sino a sgretolarsi. La Venezia di Politi è una città onirica, silenziosa, fuori dal tempo e dallo spazio. «Hyper» appunto. Che va oltre. Metafisica come i quadri di De Chirico, ma senza manichini.La Mostra e il suo percorsoCurata da Matthieu Humery (conservatore presso la Collection Pinault) e aperta al pubblico sino al 9 gennaio 2022, «HyperVenezia» regala al visitatore un vero e proprio percorso immersivo, composto non solo da 400 fotografie che «sfilano» davanti agli occhi come un racconto, ma anche da una suggestiva installazione video di oltre 3.000 immagini, che scorrono accompagnate da un sottofondo musicale del compositore francese Nicolas Godin e una mappa site-specific della città lagunare, composta da un mosaico di circa 900 immagini geolocalizzate che offrono una panoramica il più completa possibile della Serenissima.Una Venezia davvero unica ed inedita quella che emerge da questa mostra. Una città che, spogliata da ori, turisti, rumori, quasi anche dall'acqua, e presentata nella sua materialità pura, emana quella stranezza inquietante che caratterizza qualunque urbe rimasta senza abitanti.
2025-10-29
Dalla difesa dei server alla difesa del sistema-Paese: l’Italia arma il dominio cyber
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Ansa
Il nuovo reparto da 1.500 specialisti introduce una capacità operativa continua, in grado di prevenire, contenere e — nei limiti di legge — contrastare attacchi che oggi colpiscono tanto le infrastrutture materiali quanto lo spazio informativo da cui dipende la stabilità dello Stato.
Ansa
- Lukoil cede le attività all’estero. Nessuna ritorsione su Rosneft in Germania. Ursula von der Leyen insiste sugli asset ma parla di «prestito».
- Il ministro Guido Crosetto a Bruno Vespa: «Mezzo milione di morti ucraini. Non riprenderanno le terre perse».
Lo speciale contiene due articoli.
Joe Biden (Ansa)
La commissione di Sorveglianza: «L’ex presidente era in declino mentale, la firma robotica usata in modo improprio dal suo staff». Intanto Trump, in tour in Asia, elogia il premier giapponese: «Toyota aprirà stabilimenti negli Usa». Ma il feeling disturba Pechino.







