2023-08-05
Bibbie, leggii e presepi. L’Amazon del sacro è italiana e vola in Usa
Nel riquadro Stefano Zanni, co-fondatore di Holyart (IStock)
Holyart è leader dell’e-commerce di articoli religiosi: comprano laici e sacerdoti. Il cofondatore: «Fatturato triplicato in America».Il più grande sito europeo di prodotti religiosi è tutto italiano. Si chiama Holyart, ed è nato nel 2007 da un’intuizione rivelatasi vincente di Stefano Zanni, uno dei due co-fondatori, oggi ceo dell’azienda. Come spesso capita per le startup innovative, Holyart è nato per rispondere a un’esigenza concreta: Gabriele Guatteri, l’altro co-fondatore, era ed è un fotografo e aveva un negozio di sviluppo e stampa in un piccolo comune in provincia di Reggio Emilia in cui vende anche articoli religiosi. Con la continua e inarrestabile diffusione della fotografia digitale, Guatteri si rende conto che il negozio difficilmente avrà un futuro, per cui decide di chiudere l’attività con un magazzino di 30.000 euro di oggetti legati al culto invenduti da smaltire. Zanni, così, gli propone di mettere tutto in un garage, di creare un sito e di vendere la merce online. In quegli anni Amazon non è ancora entrato nel mercato nostrano e l’e-commerce in Italia sta crescendo ma è ancora in una fase embrionale. Da quel primo anno Holyart ha però conosciuto una crescita a doppia cifra: dai 40.000 euro di ricavi da cui è partito nel 2007 ha superato il milione di euro nel 2012 per arrivare ai sei milioni del 2018. Negli ultimi quattro anni la crescita è stata esponenziale con il fatturato che è più che raddoppiato, per arrivare nel 2022 a 15 milioni. Ad oggi il gruppo conta più di 50 dipendenti. Come spiega Zanni alla Verità, quello di Holyart è un modello di business difficile da replicare. «Noi commercializziamo prodotti, senza produrre nulla. Quello che acquistiamo viene realizzato da aziende perlopiù artigiane. Solo i primi cinque fornitori sono aziende più strutturate, le altre sono realtà artigianali, molto capaci sul prodotto anche grazie al fatto che il made in Italy nel nostro settore è molto riconosciuto. Si tratta di prodotti che riguardano il mondo dell’oggettistica religiosa, degli oggetti che vanno nelle chiese e molto altro. A parte le icone religiose che sono di provenienza russa o greca, il resto è quasi tutto italiano», spiega. «Tuttavia, queste realtà non sono strutturate dal punto di vista tradizionale. Non hanno spesso magazzino, lavorano solo sull’ordinato e non fanno cataloghi o foto di quanto producono. Noi abbiamo internalizzato queste funzioni e questi ci ha permesso di avere tutto un database di immagini dei nostri prodotti. Questo nel breve periodo è difficilmente replicabile. Poi le società straniere che vogliono replicare il nostro modello hanno anche la difficoltà di non conoscere il mercato perché i migliori produttori sono in Italia. C’è dunque anche un problema culturale e di lingua per accedere a questo settore. Senza considerare che siamo stati i primi a lavorare su questo tipo di prodotti, quindi abbiamo un vantaggio cronologico non indifferente».Quello degli oggetti religiosi, poi, è un mercato che non soffre di obsolescenza o quasi. «In molti e-commerce c’è il problema che la merce a magazzino può invecchiare. Nel nostro mondo questo ostacolo non c’è o quasi», spiega Zanni. Con 80.000 clienti in 160 Paesi e 67.000 prodotti a magazzino, insomma, Holyart è una vera eccellenza italiana. L’80% dei clienti sono fedeli laici e il restante 20% sono religiosi che trovano su Holyart tutto quello che serve per le loro parrocchie. Holyart è stato pioniere anticipando la digitalizzazione e portando online un settore tradizionalmente artigianale come quello degli articoli religiosi per diventare il player digitale di riferimento oltre i confini nazionali. Ma quali sono i progetti futuri di Holyart.it? «In cantiere», dice Zanni, «stiamo valutando l’ipotesi di aprire punti vendita offline e di acquisire altri siti di e-commerce che siano contro stagionali, quindi non come noi che abbiamo un business che ha dei picchi in certi periodi dell’anno come Natale e Pasqua. Basti pensare che i 30 giorni tra il 15 novembre e il 15 dicembre fatturiamo in media quattro volte quello che facciamo nel mese più scarico dell’anno». Il gruppo ha anche iniziato a utilizzare il proprio marchio per diversi prodotti consumabili come l’incenso o le bottigliette di acqua santa. Poi il gruppo ha iniziato a realizzare prodotti con il marchio In Primis. «Questo brand lo utilizziamo per commercializzare abbigliamento, come la camicia per sacerdote che è andata molto bene», spiega Zanni. Oggi il mercato di riferimento del gruppo è quello estero che, nel 2022, ha costituito il 70% circa dei ricavi complessivi. La principale quota di fatturato viene generata in Europa e a seguire negli Stati Uniti e nel resto del mondo. In particolare, gli Stati Uniti sono il secondo mercato di Holyart, con una crescita esponenziale negli ultimi anni: il fatturato dal 2018 a oggi è quasi triplicato. Il business di Holyart si basa su tre settori fondamentali spiega Zanni. «Quello del Natale e dei presepi, in primis. Il gruppo ha dato il via libera a una linea di alberi di Natale e ha in catalogo oltre 30.000 prodotti legati ai presepi. C’è poi tutto il mondo degli articoli strettamente religiosi come statue dei santi, materiali particolari, candele, bomboniere. In questo caso sono i laici a comprare. Poi ci sono gli accessori per la liturgia. Dai tabernacoli ai leggii di altare, tutti sono disponibili sul sito. In questo caso i clienti sono le parrocchie e si tratta spesso di acquisti ciclici che ricorrono nel tempo». L’azienda l’anno scorso ha poi lanciato il servizio Premium che permette di avere sconti e offerte dedicati e spedizioni veloci e gratuite per tutti i prodotti oltre i 29 euro.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)