2018-10-29
Susanna Ceccardi: «Ho inventato io il metodo Lodi e lo rivendico: è vera legalità»
Intervista alla consigliera del vicepremier Matteo Salvini: «Il sindaco di Riace? Noi mandiamo un messaggio di legalità, lui ammanta di spirito d'accoglienza delle situazioni ambigue. Se fai sposare delle ragazze nigeriane con i nonni attempati del posto per ottenere il diritto di cittadinanza non sei Gandhi ma qualcosa d'altro, mi spiace. La sinistra delle regole che organizza marce e biciclettate per la legalità, questa volta ha sbagliato testimonial».«Mi definivano con disprezzo una mosca verde. Eccomi qui». Susanna Ceccardi, 31 anni e una collezione di soprannomi che la caratterizzano più della biografia: zarina, leonessa, sceriffa. Primo sindaco leghista di Cascina, ex roccaforte della Toscana rossa, oggi consigliera del vicepremier Matteo Salvini e commissaria regionale del Carroccio, pronta a lanciare l'assalto decisivo al potere renziano: la conquista della Regione simbolo del Pd nel 2019. «Dopo il triplete impensabile di Massa, Pisa e Siena non mettiamo limiti». È la donna più in ascesa della Lega, l'interprete più concreta del motto: prima gli italiani. Le ordinanze, lei le inventa e gli altri le copiano. La prima sulle graduatorie per le case popolari e le mense che ha messo fuori gioco molti extracomunitari irregolari (il cosiddetto metodo Lodi) in realtà l'ha firmata lei; il divieto di stazionamento nelle aree pubbliche che ha respinto i rom dai Comuni l'ha inaugurato lei; lo spray al peperoncino in regalo a tutte le donne della comunità arriva da lei. «Gli strumenti per riportare giustizia sociale e legalità in Italia ci sono tutti». Basta non seguire l'immobilismo della sinistra, diffidare dei migranti in piscina e stare alla larga da John Lennon. Sindaco Ceccardi, tre ruoli così delicati a 31 anni non le sembrano troppi?«È tutto molto impegnativo, se prima respiravo poco adesso non respiro più. Ma l'età è dalla mia parte e la fiducia di Salvini mi dà forza. E dire che mi fece perdere le elezioni».In che senso?«Mi candidai alle comunali di Cascina, ero conosciuta, facevo politica porta a porta e presi 4.400 preferenze. Solo che la Lega aveva messo in lista un certo Roberto Salvini, pensionato, che solo per il cognome di voti ne prese 5.000. Il colmo fu che gli avevo fatto io la tessera. Mi infuriai, ma ero giovane e capii che dalle sconfitte nascono le vittorie».Entrò in consiglio comunale a 24 anni. I suoi avversari dicono che era già feroce.«In un Comune rossissimo ero costretta a fare opposizione anche dura. Mi additavano come antidemocratica, una mosca verde, una meteora, un errore genetico della politica. Li vedevo quelli di sinistra, cullati e coccolati da un potere che pensavano si autoalimentasse, mentre la mosca verde incontrava persone e problemi per strada e nelle piazze. Poi un giorno le meteore diventarono loro».Ora il rischio di dormire sugli allori lo corre lei.«No perché ho imparato a memoria la poesia di Rudyard Kipling: “Se sai incontrarti con il Successo e la Sconfitta, e trattare questi due impostori allo stesso modo". Nessun rischio».Perché la Toscana non è più un feudo della sinistra?«Il popolo toscano è sempre stato refrattario al cambiamento. Ma la crisi economica, la sfiducia sociale, il renzismo in declino hanno innescato una metamorfosi sorprendente: vedo ex comunisti che vivono nelle periferie, nei quartieri popolari, votare più volentieri Lega che Pd. Cosa che accade con più fatica nell'elettorato cattolico, post democristiano».Il Pd ormai è rinchiuso nei centri storici.«Il famoso “Pd ztl" che non conosce il degrado, non ha a che fare con i problemi dell'immigrazione, al massimo organizza una tavolata solidale e poi torna nell'attico. Noi ruspanti arriviamo prima di loro e siamo più convincenti».Alla Leopolda la pensano diversamente.«Ecco, appunto. La Leopolda è il simbolo della sinistra che sul territorio non esiste più. Il toscano verace, da circolo Arci, queste kermesse fighette le percepisce come fastidiose, come un corpo estraneo rispetto alla politica vera, che affronta i problemi».Perché Matteo Renzi sta crollando anche in casa sua?«Perché ha inaugurato le rottamazioni senza avere il coraggio di rottamare sé stesso quando ha perso. Perché è andato a dire in tv che viveva da francescano con 15.000 euro sul conto e poi s'è comprato una villa milionaria nel luogo più esclusivo di Firenze. I toscani queste spacconate non te le perdonano».Con la sua ordinanza sulle graduatorie ha messo in crisi un intero sistema di welfare.«Un sistema ingiusto che penalizzava gli italiani. Da sindaco ho preso in mano il dossier e ho scoperto che le graduatorie erano piene di extracomunitari con percentuali molto superiori a quelle di residenza: il 50/60 per cento degli assegnatari erano stranieri, quindi favoriti in tutto sugli italiani».Come vi siete comportati?«Abbiamo cominciato a chiedere la certificazione patrimoniale per verificare se possedevano altre proprietà all'estero. Per gli italiani controllare è facile, basta verificare al catasto. Alla fine abbiamo scoperto che le richieste degli stranieri erano piene di autocertificazioni false». C'è chi vi accusa di disumanità.«Pura propaganda. Noi chiediamo a tutti di presentare gli stessi documenti, questa è la vera parità. Se c'è un reale stato di bisogno, ti metti in fila e otterrai».Il contrario di ciò che ha reso famoso il sindaco di Riace.«Noi mandiamo un messaggio di legalità, lui ammanta di spirito d'accoglienza delle situazioni ambigue. Se fai sposare delle ragazze nigeriane con i nonni attempati del posto per ottenere il diritto di cittadinanza non sei Gandhi ma qualcosa d'altro, mi spiace. La sinistra delle regole che organizza marce e biciclettate per la legalità, questa volta ha sbagliato testimonial».L'accoglienza diffusa è il nervo scoperto del Pd.«In Italia, in Toscana, aleggia un buonismo inquietante e l'accoglienza si è presto trasformata in una esasperata tolleranza. Non ho nulla da dire a chi vuole integrarsi, ma se molesta, spaccia, compie reati non può dettare le regole».Su Youtube spopola una rissa verbale con don Massimo Biancalani che ospitava i clandestini in piscina.«Ma le pare? Era in piscina circondato da ragazzi muscolosi e voleva farci credere che scappavano dalla guerra. Io chiedevo dove avevano lasciato le loro donne e lui li giustificava dicendo che erano venuti per lavorare. Infine che erano qui per studiare. Un bell'Erasmus. Ho saputo che molti di loro sono stati arrestati per spaccio». Dove ha allenato una simile grinta, la leonessa?«Cominciai a fare politica dopo il liceo classico a Pisa, quando mi iscrissi a giurisprudenza. Diciamo che la difesa dell'identità non era tema popolarissimo nel magma di sinistra, tutti con L'Unità sottobraccio. E l'atteggiamento dei collettivi studenteschi non poteva definirsi liberale. Volevano impedirmi di parlare».E lei come si difendeva?«Alle elezioni studentesche un giorno mi vennero davanti quelli dei centri sociali a dirmi che non potevo candidarmi. La mosca verde fuori dal mainstream, ci risiamo. Ma quando uno si mette in mezzo io prendo ancora più determinazione, divento ostinata. Lo capirono e non mi ostacolarono più».La Lega è alleata con i 5 stelle a Roma. Ma nei paesi che succede?«Tavoli aperti con i grillini in Toscana non ne abbiamo e non ci sono input da Salvini per aprirne. Certo, se le persone di buonsenso fanno opposizione al Pd e sono vicine ai 5 stelle, ben vengano anche con noi. Sui temi locali i punti d'incontro ci sono».Quali sono i fondamenti politici e culturali di Susanna Ceccardi, 31 anni, single, che vive con la mamma?«Siamo la civiltà occidentale, che affonda le radici a Poitiers, a Lepanto, a Vienna e nel messaggio cristiano. Da qui partiamo per costruire la nostra Europa che non è quella dei burocrati di Bruxelles. Siamo l'Italia delle tante diversità che non sono da piallare, ma da preservare. Anche il messaggio della Lega è cambiato».E quale sarebbe quello nuovo?«Prima eravamo più divisivi, più chiusi nei nostri orticelli. La Lega di Salvini invece intende difendere le diversità e conciliarle con quelle degli altri. In Toscana è un messaggio che funziona: ci furono i Medici, la Repubblica di Pisa, Pietro Leopoldo e gli Asburgo Lorena. Qui la mondializzazione deve fare i conti con l'identità e la storia». Ma non si può tener fuori il futuro dalle mura medievali.«Ci si modernizza, si combatte. L'unica cosa da non fare è appiattirsi sulle scelte degli altri. Per esempio sarebbe assurdo far entrare in Europa la Turchia, che a Lepanto stava dall'altra parte».Lei un giorno prese la foto del presidente Sergio Mattarella, la tolse dal muro e la mise in un cassetto. Perché?«Niente di personale, massimo rispetto per la persona e l'istituzione. Ma quella simbologia è qualcosa di vecchio, di monarchico, di mussoliniano. Ancien régime che non ha più senso».Le sue battaglie le hanno creato qualche nemico di troppo. Non ha paura?«Ricevere un proiettile per posta non fa piacere e neppure sentirsi dire: «Farai la fine della Petacci». Imbecilli. Ma le idee non si fermano con un proiettile. Le dicevo del carattere: sono ancora più determinata».Perché ha aperto una polemica anche con John Lennon?«Ho semplicemente detto che Imagine è un inno comunista. Apriti cielo, in Italia puoi toccare il Papa, la famiglia, la Costituzione ma non i Beatles. Adoro la musica, suono il pianoforte, ma ogni tanto mi soffermo anche sui testi».E cosa ha letto di così terribile?«Quella canzone inneggia a un mondo senza confini, un mondo senza proprietà privata, un mondo senza religioni. È l'ex Unione sovietica, dove le identità, la religione e l'individuo furono annientati. Un incubo cantato bene».
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