2024-07-23
Soros, Hollywood, il boss di Netflix. La Harris soccorsa dai miliardari dem
Scatta la gara a finanziare la vicepresidente: con lei l’ala liberal della Silicon Valley e i vecchi amici della Open society.Kamala Harris non è ancora ufficialmente in gara, ma i milioni della famiglia Soros sono già in arrivo. E non sono mai soldi gratis, visto che la Soros Foundation ha un’opinione politica su tutto.«È il momento per tutti noi di unirci attorno a Kamala Harris e di sconfiggere Donald Trump», ha detto ieri Alex Soros, figlio del finanziere George, da sempre uno dei maggiori sostenitori del Partito democratico. E a poche ore dal passo indietro di Joe Biden, si stanno muovendo anche i capitali della finanza e dell’East Coast, della Silicon Valley e di Hollywood. Mentre se si va a vedere l’archivio dei vecchi finanziatori della Harris, a sorpresa, si trova perfino Trump, che se la teneva buona quando era procuratore generale della California. Alex Soros è uno dei cinque figli del miliardario di origini ungheresi e da sempre si occupa con il padre di finanziare i dem alle elezioni americane, a cominciare dai candidati alla Casa Bianca. Negli Stati Uniti, la figura di Soros padre divide molto, perché le sue posizioni critiche nei confronti di gran parte dei governi di Israele (e il suo appoggio alla soluzione di uno Stato anche per i palestinesi) gli hanno spesso tirato addosso accuse di antisemitismo da parte della potente comunità ebraica newyorchese. Il che vuol dire creare anche una frattura tra gli stessi democratici. Ma i Soros donano ogni volta decine di milioni e faranno la loro parte anche per Kamala. «È il momento per tutti noi di unirci attorno a Kamala Harris e di sconfiggere Donald Trump», ha scritto su X Alex Soros. Per il quale «lei è il migliore e più qualificato candidato che abbiamo. Lunga vita all’American Dream!». Poco dopo, un portavoce del padre ha confermato che anch’egli appoggia senza dubbi la Harris. Tra i primi papaveri di Corporate America si è mosso Reid Hoffman, fondatore e capo di Linkedin, che ha immediatamente annunciato massimo supporto (finanziario, naturalmente) a Kamala Harris. Lo aveva garantito anche al presidente in carica, del quale è uno dei massimi finanziatori, ma ora punta tutto sulla sua vice. Come imprenditore, il cinquantacinquenne Hoffman ha una seconda vita ed è uno dei massimi finanziatori delle aziende di intelligenza artificiale. Per lui, chi vuole fermare i finanziamenti all’AI è «uno stupido e un anti umanista», perché invece un giorno con l’intelligenza artificiale avremo «un medico e un tutor per ogni persona». In attesa, vuole far avere la Casa Bianca a Kamala, con o senza tutor.Pronto ad aprire il portafogli anche Vinod Khosla, miliardario di origini indiane. Il suo parere conta perché è uno dei massimi finanziatori del partito. Sessantanove anni, tra i fondatori di Sun Micrsystem, Khosla investe circa 15 miliardi di dollari dei suoi clienti e ha avuto come consulenti personali l’ex premier inglese Tony Blair e l’ex segretario di Stato Condoleeza Rice. Insomma, la politica la sa maneggiare (e pagare). Pieno supporto alla disperata corsa di Kamala Harris arriva anche da Aaron Levie, 39 anni, che guida un colosso del cloud come Box. Il suo tweet su X dopo il passo indietro di Sleepy Joe è una sintesi di pragmatismo che non ha bisogno neppure di essere tradotto: «Wow. Amazing leadership. Now let’s go!». Una cascata di dollari democratici arriverà anche da Reed Hastings, il capoccione di Netflix che, tra i grandi finanziatori del partito, è stato tra i primissimi a premere su Biden perché si arrendesse. Di Kamala è entusiasta: «Adesso abbiamo una speranza. I delegati dem hanno bisogno di scegliere una che è in grado di vincere gli Stati in bilico». Hastings, 64 anni, è anche molto influente come filantropo ed è un grande fautore della riforma della scuola come della sanità pubbliche, oltre che essere una sorta di salvadanaio dei democratici in California. Negli ultimi anni, con la moglie Patty, ha regalato al partito oltre venti milioni di dollari. Si muove anche la roccaforte liberal di Hollywood e dintorni. Ieri è uscito allo scoperto Jeffrey Katzenberg, già impegnato nella campagna della coppia Biden-Harris, produttore cinematografico e cofondatore di DreamWorks. Dopo aver appoggiato negli anni le campagne di Hillary Clinton e Barack Obama, ormai i media lo annoverano tra i «king maker di Hollywood» e darà il suo sostegno anche a Kamala. Stesso impegno, anche finanziario, da James Costos, ex capo del colosso tv Hbo ed ex ambasciatore in Spagna. Anche lui inonderà Harris di finanziamenti. Anche se è molto più prudente di lei sui diritti civili. Costos convive da anni con l’ex designer di interni della Casa Bianca, ma non è un attivista Lgbt perché «essere gay mi è capitato, ma non mi definisce come persona». Ieri anche Abigail Disney, componente della famiglia fondatrice dell’impero cinematografico, ha detto alla Cnbc che ricomincerà a finanziare i democratici. Infine, tra le bizzarrie del sistema americano, ecco che dagli archivi esce anche Donald Trump. Nel 2011 e nel 2013 finanziò con un totale di 6.000 dollari le due campagne di Kamala Harris per il posto di procuratore generale della California. In un certo senso, aveva visto lungo. E speso poco.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.