2025-04-01
Hamas ammazza i palestinesi che protestano
Sette gazawi rapiti, torturati e uccisi per aver partecipato nella Striscia al corteo anti tagliagole. Intanto gli jihadisti invitano i loro sostenitori in tutto il mondo a imbracciare le armi contro il piano di Trump. Il premier israeliano: «La pressione militare funziona».Dopo aver usato fino a oggi la popolazione di Gaza come scudo umano, dopo aver fatto saltare ogni accordo che comprendeva il rilascio degli ostaggi rapiti il 7 ottobre 2023 (oltre 1.200 morti e centinaia di feriti), aver rubato gli aiuti destinati alla popolazione di Gaza e dopo aver ingannato il mondo, ora Hamas i palestinesi li ammazza senza alcun problema e con tanto di dedica per i familiari. Come abbiamo raccontato più volte, per il gruppo jihadista mantenere il controllo nella Striscia di Gaza è sempre più difficile dopo che la popolazione, arrivata a 543 giorni di guerra, si sta sollevando contro i tagliagole. Le proteste degli scorsi giorni, alle quali hanno partecipato migliaia di persone, e il ritiro da parte dei clan del loro appoggio hanno mandato in cortocircuito quello che resta della leadeship di Hamas a Gaza e, come era lecito attendersi, la risposta è stata violentissima. Durante le manifestazioni uomini a volto coperto si sono schierati per le strade della Striscia nel tentativo di far desistere i manifestanti senza intervenire a causa della presenze delle Idf, ma soprattutto per prendere nomi e cognomi dei leader della protesta. Una volta terminato l’Eid Al Fitr che segue l’ultimo giorno di Ramadan (la notte tra sabato 29 e domenica 30 marzo), si è saputo delle spedizioni punitive contro coloro che hanno animato le proteste. Sette giovani gazawi sarebbero stati uccisi e tra loro c’è Uday al-Rubai, 22 anni, residente nel quartiere Tel al-Hawa di Gaza City. È stato rapito dall’organizzazione terroristica dopo aver incitato alle manifestazioni e torturato brutalmente per quattro ore. È stato trascinato con una corda al collo nella città di Gaza, picchiato su tutto il corpo con mazze e spranghe di ferro davanti ai passanti e consegnato alla sua famiglia mentre stava morendo con un biglietto: «Questo è quello che succede a chi critica Hamas». Uno degli assassini è stato identificato in Saadi Kahlil, un agente delle Brigate al Qassam. Al funerale di al-Rubai, i presenti continuavano a gridare: «Fuori Hamas, fuori!» mentre il padre affermava che non sarebbe stata eretta alcuna tenda funebre per suo figlio finché l’assassino non fosse stato punito. Visto quanto accaduto le manifestazioni, a cui hanno partecipato centinaia di palestinesi, si sono calmate e non si registrano più ulteriori inviti a protestare contro Hamas. Il gruppo terroristico ha anche rapito e picchiato Hussam al-Majdalawi, un residente di Gaza che aveva espresso critiche nei confronti del gruppo. Dopo avergli sparato alle gambe, lo hanno lasciato ferito in una piazza nei pressi del campo di Nuseirat. Che Hamas avrebbe reagito lo si era capito lo scorso 27 marzo, quando un’alleanza di gruppi armati con base a Gaza, tra cui Hamas, nota come «Fazioni di resistenza», ha diffuso questa dichiarazione: «Questi individui sospetti sono responsabili quanto l’occupazione dello spargimento di sangue del nostro popolo e saranno trattati di conseguenza», si legge nel comunicato. E così è stato, e questo dovrebbe rappresentare un campanello d’allarme per Israele: nonostante quasi 18 mesi di guerra, l’organizzazione terroristica sostenuta dall’Iran continua, seppur tra le difficoltà, a esercitare un controllo significativo sulla popolazione di Gaza. Ieri uno dei leader di Hamas, Sami Abu Zuhri, ha invitato i sostenitori del movimento in tutto il mondo a imbracciare le armi e a combattere il piano del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di trasferire più di due milioni di abitanti di Gaza in Paesi confinanti come Egitto e Giordania. A lui ha replicato Benjamin Netanyahu, aprendo la riunione di governo: «La pressione militare funziona. Funziona perché opera simultaneamente: da un lato, schiaccia le capacità militari e governative di Hamas e, dall’altro, crea le condizioni per il rilascio dei nostri ostaggi. Hamas deporrà le armi. Ai suoi leader sarà permesso di andarsene. Garantiremo la sicurezza generale nella Striscia di Gaza e permetteremo l’attuazione del piano Trump, il piano di immigrazione volontaria». Le Forze di Difesa israeliane (Idf ) ieri hanno ordinato l’evacuazione dei palestinesi da tutta l’area di Rafah, nel Sud della Striscia di Gaza, annunciando che «l’esercito tornerà a combattere con forza per smantellare le capacità delle organizzazioni terroristiche presenti nella zona». In un post su X, il portavoce delle Idf per il pubblico arabo, il colonnello Avichay Adraee, ha condiviso una mappa delle aree interessate dall’evacuazione, esortando i residenti a spostarsi verso la zona costiera di al-Mawasi, nel sud della Striscia. Lo Shin Bet e la polizia israeliana hanno arrestato una cellula terroristica a Shechem che operava sotto la direzione e il finanziamento di Hamas in Turchia e pianificava attacchi in Israele. Capitolo ostaggi: Israele ha proposto ad Hamas la liberazione di 11 ostaggi il primo giorno e un cessate il fuoco di 40 giorni. Per contro Hamas sta offrendo un rilascio graduale in cambio di un cessate il fuoco di 50 giorni. Infine, si arroventa sempre di più il clima tra l’Iran e gli Usa dopo che Donald Trump ha affermato: «Se non troveranno un accordo sul nucleare, ci saranno bombardamenti, ma c’è la possibilità che, se non fanno un accordo, io imponga dazi secondari su di loro come ho fatto quattro anni fa». Il presidente iraniano Masoud Pezeshkian ha dichiarato domenica che Teheran non intende tenere negoziati diretti con gli Stati Uniti. Ora però vedremo se cambierà idea.
«The Iris Affair» (Sky Atlantic)
La nuova serie The Iris Affair, in onda su Sky Atlantic, intreccia azione e riflessione sul potere dell’Intelligenza Artificiale. Niamh Algar interpreta Iris Nixon, una programmatrice in fuga dopo aver scoperto i pericoli nascosti del suo stesso lavoro.