2024-11-04
Così Haiti sta sprofondando nel caos
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La situazione a Port au Prince diventa ogni giorno più drammatica. Nell’ultima settimana di ottobre oltre 10.000 persone hanno dovuto abbandonare le loro case nei quartieri centrali di Cité Soleil e Solino dove la legge non esiste più e le gang criminali saccheggiano e incendiano tutte le abitazioni.Antoine Rodrigue, diplomatico e rappresentante permanente dell'isola caraibica alle Nazioni unite: «Serve un altro tipo di impegno internazionale per sostenere il ripristino della pace. L'Onu deve fare uno sforzo economico e politico perché le nostre forze di polizia hanno bisogno di maggiore supporto».Stefano Gatto, ambasciatore dell’Unione europea ad Haiti: «Da qui non si riesce nemmeno a uscire, non ci sono collegamenti aerei e la frontiera con la Repubblica Dominicana è chiusa».Flavia Maurello, responsabile dell'organizzazione non profit Avsi per Haiti: «Ormai le bande criminali controllano il 90% della capitale e sono pochi i quartieri che restano sotto controllo governativo».Lo speciale contiene quattro articoli. Haiti non è nuova a questa situazione che dall’assassino del presidente Jovenel Moise da parte di un gruppo di mercenari nel luglio del 2021 ha visto la situazione precipitare.Nella primavera scorsa il presidente Ariel Henry, di ritorno dal Kenya dove aveva chiesto l’invio di un contingente di polizia, non era riuscito nemmeno ad atterrare nella capitale, perché le gang avevano preso il controllo dell’aeroporto e volevano le sue dimissioni. In quei giorni ospedali, scuole e negozi erano stati presi d’assalto ed erano stati liberati più di 4.000 detenuti che erano andati ad ingrossare le fila delle gang che avevano preso il controllo anche dell’acquedotto e della centrale elettrica.Con il Paese nel caos ed Henry bloccato a Puerto Rico, il 12 aprile era nato il Consiglio Presidenziale di Transizione con politici ed esponenti della società civile che dopo diversi mesi era riuscito a eleggere Garry Conille come nuovo prima ministro con l’appoggio della rimanente società civile dell’isola caraibica. A fine giugno dal Kenya sono arrivati i primi 200 poliziotti a supporto della polizia haitiana nell’ambito della Multinational Security Support Mission ( MSS) che è stata autorizzata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nell’ottobre del 2023, ma che non è però gestita direttamente dall’Onu. Questa missione a guida keniana è composta anche da elementi di Ciad, Barbados, Bangladesh, Bahamas, Belize, Giamaica e Benin per un totale di 2500 uomini, ma con scarsi mezzi e ancor più scarsa copertura finanziaria. Il loro arrivo non ha portato sostanziali miglioramenti e l’ex poliziotto Jimmy Cherizier, detto Barbecue, capo delle Forze Rivoluzionarie della Famiglia G9 e degli Alleati, la più pericolosa banda della capitale, ha dichiarato che la loro presenza è come un esercito occupante da cacciare dal paese. Dopo un iniziale periodo di relativa pace da settembre le 95 bande che dominano Port au Prince e dintorni hanno smesso di combattersi fra loro e si sono divise i quartieri arrivando a controllare circa il 90% della capitale. Il governo ha provato a reagire schierando polizia e forze speciali, ma le gang hanno aumentato gli attacchi sui civili e nel dipartimento di Artibonite, a nord di Port au Prince, i cadaveri per le strade si contavano a centinaia. Decine di poliziotti sono stati uccisi e anche un elicottero delle Nazioni Unite e alcuni mezzi blindati dell’ambasciata americana sono stati bersagliati da colpi da arma da fuoco. Tutto il personale diplomatico non essenziale e’ già stato evacuato, ma nelle ultime settimane le gang hanno cambiato strategia scegliendo diplomatici e rappresentanti delle Nazioni Unite come obiettivi primari da colpire, come ha dichiarato anche l’ambasciatore statunitense. <div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/haiti-sta-sprofondando-nel-caos-2669572718.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="l-onu-faccia-uno-sforzo-economico-e-politico-per-aiutarci" data-post-id="2669572718" data-published-at="1730731096" data-use-pagination="False"> «L'Onu faccia uno sforzo economico e politico per aiutarci» Il diplomatico e rappresentante permanente di Haiti alle Nazioni unite, Antoine Rodrigue Antoine Rodrigue è un diplomatico e rappresentante permanente di Haiti alle Nazioni unite e lotta perché il mondo non si dimentichi del suo paese.Ambasciatore Rodrigue la missione di polizia è stata prorogata, ma la situazione ad Haiti resta difficile.«Siamo soddisfatti del prorogamento dell’attuale missione a guida del Kenya, ma serve un’operazione di mantenimento della pace a pieno titolo delle Nazioni unite. La Mss ( Multinational security support) ha dimostrato la sua efficacia in diverse aree critiche, strappando pezzi di territorio alle gang, ma serve un altro tipo di impegno internazionale per sostenere il ripristino della pace ad Haiti. Nonostante l’embargo sulle armi le bande ne ricevono con regolarità e sono meglio armate della nostra polizia. Le Nazioni unite devono fare uno sforzo economico e politico per il nostro Paese perché le nostre forze di polizia hanno bisogno di maggiore supporto».Gli Stati Uniti e l’Ecuador volevano cambiare la tipologia di missione, ma non è stato possibile.«Per evitare il rischio di un veto da parte di Cina o Russia gli statunitensi hanno dovuto cedere e togliere dal testo ogni riferimento al possibile futuro cambiamento, perché se fosse arrivato questo veto anche la missione di polizia a guida del Kenya sarebbe stata subito ritirata. Ma che almeno accelerino l’arrivo dei 2500 uomini previsti e non lascino da soli i 400 ufficiali arrivati dal paese africano».Si tratta di un problema politico, ma anche finanziario.«Questo tipo di missione prevede finanziamenti volontari e per ora sono arrivati soltanto da americani e canadesi, ma sono insufficienti. Mancano i soldi, ma anche i mezzi perché le forze di polizia arrivate non hanno elicotteri o droni, mentre le bande criminali sono organizzate e cinque volte più numerose della polizia haitiana». <div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem3" data-id="3" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/haiti-sta-sprofondando-nel-caos-2669572718.html?rebelltitem=3#rebelltitem3" data-basename="le-bande-si-sono-impadronite-di-gran-parte-del-paese" data-post-id="2669572718" data-published-at="1730731096" data-use-pagination="False"> «Le bande si sono impadronite di gran parte del Paese» L’ambasciatore Ue ad Haiti, Stefano Gatto Stefano Gatto è l’ambasciatore dell’Unione europea ad Haiti e nelle primavera scorsa aveva dovuto abbandonare il paese, ma da alcuni mesi è tornato a Port au Prince.Ambasciatore Gatto siete rientrati, ma la città continua a essere in preda alla violenza.«Da Haiti non si riesce nemmeno a uscire, non ci sono collegamenti aerei e la frontiera con la Repubblica Dominicana è chiusa. La situazione è ambivalente perché adesso c’è un governo con un ampio accordo politico e composto da persone di valore, come la giovane ministra degli Esteri che cerca di non far dimenticare al mondo il suo Paese, un governo che sta cercando di ridurre l’insicurezza anche in vista delle elezioni del prossimo anno, ma allo stesso tempo le bande restano padrone di gran parte del Paese».L’arrivo delle forze di polizia del Kenya ha cambiato le cose?«Si tratta di un’operazione di retroguardia, non è qui per affrontare le gang, ma solo per aiutare la polizia locale. Nel quartiere di Petionville, dove ci sono le ambasciate, la vita è tornata quasi normale, ma gli altri quartieri sono in mano alle bande che si sono asserragliate aspettando l’attacco della polizia. In questa fase le forze haitiane sono passate da una strategia difensiva ad una offensiva, ma ogni volta che si fermano gli attacchi della polizia le gang riconquistano subito il territorio. Il porto è controllato dalla banda di Barbecue e tutte le navi pagano lui per attraccare. La polizia ha provato a catturare alcuni capibanda, ma senza nessun risultato».Pensa sia ancora possibile aiutare Haiti?«L’Europa non sta adeguatamente finanziando questa missione ed i soldi degli americani bastano a malapena per gli stipendi degli agenti presenti. Serve sensibilizzare i paesi a finanziare subito la missione che arrivi almeno ai 2500 previsti». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/haiti-sta-sprofondando-nel-caos-2669572718.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="le-gang-controllano-il-90-della-capitale" data-post-id="2669572718" data-published-at="1730731096" data-use-pagination="False"> «Le gang controllano il 90% della capitale» La responsabile dell'organizzazione non profit Avsi per Haiti, Flavia Maurello La Fondazione Avsi è un’organizzazione non profit attiva da oltre cinquant’anni e che lavora in 42 Paesi nel mondo con oltre 200 progetti attivi. Si occupa di cooperazione allo sviluppo e aiuto umanitario anche in zone difficili come Haiti. Flavia Maurello è la responsabile Avsi per Haiti e vive nell’isola caraibica da circa 10 anni.Qual è la situazione a Port au Prince?«La capitale è ormai un campo di battaglia con scontri continui. Le bande non si limitano più a Port au Prince, ma dilagano nelle aree a sud ed a nord. Basta vedere quello che è successo nel dipartimento dell’Artibonite dove i morti potrebbero essere arrivati a 3000, la maggior parte civili. L’escalation di violenza della primavera scorsa non ha portato a nulla, perché le gang non hanno preso il potere e il governo cerca di resistere. Ormai le bande criminali controllano il 90% della capitale e sono pochi i quartieri che restano sotto controllo governativo».L’arrivo di un nuovo governo ha migliorato la situazione?«Il nuovo primo ministro è una figura di spicco, per anni è stato il rappresentante regionale di Unicef e sta lavorando per aiutare la popolazione, ma viviamo alla giornata perché non esiste un luogo che sia davvero sicuro. L’arrivo della forza internazionale di polizia ha permesso al governo di riprendere il controllo di alcune aree chiave. L’aeroporto è stato strappato alle gang e ora è controllato dalla polizia haitiana, così come l’area dove si trova l’ambasciata statunitense e le principali strade che permettono di uscire da Port au Prince. Per adesso sono arrivati poliziotti da Kenya e Giamaica, ma dovrebbero arrivarne da altri paesi. Il problema è che questi poliziotti sono presenti solo in pochi quartieri, mente gli scontri sono ovunque. Si tratta anche di un problema politico perché in molti vogliono che anche questo governo fallisca, la vittima però è il popolo haitiano».Come è possibile continuare a lavorare ad Haiti?«Lavorare qui è molto complicato, ogni volta che c’è una tregua nelle battaglie nei quartieri noi arriviamo con le nostre cliniche mobili per portare soccorso e supporto alimentare. Collaboriamo anche con Medici Senza Frontiere e con gli ospedali, la popolazione è abbandonata a se stessa e sempre più disperata. Cerchiamo di essere presenti anche nelle campagne, che adesso sono sotto attacco delle bande, soprattutto per alimentazione ed educazione, ci occupiamo di pagare le rette scolastiche dei bambini e supportiamo la popolazione sfollata che ha dovuto abbandonare la capitale».Esiste ancora una speranza per Haiti?«Ormai qui è tutto così precario perché Haiti ha un problema reputazionale avendo vissuto con la lunghissima operazione delle Nazioni Unite dei terribili scandali come l’epidemia di colera o gli abusi sessuali. Nei quartieri dove lavoriamo molte donne hanno avuto figli dai caschi blu e questa è una grave macchia per l’Onu. Una nuova missione significherebbe nuove responsabilità per le Nazioni Unite che vogliono evitarlo e per questo motivo è stata organizzata la Missione Multilaterale di Polizia dove ogni stato risponde per i suoi uomini. Sono stati gli americani a finanziare questa missione della durata di 5 anni, ma devono semplicemente addestrare ed affiancare la polizia haitiana. Stanno lavorando per costruire una nuova forza di interposizione che possa riprendere il controllo del territorio, ma non si impegneranno in prima linea e sono numericamente molto limitati».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.